Eribulina è un farmaco antitumorale appartenente alla classe dei taxani, utilizzato per il trattamento del cancro al seno metastatico e del cancro polmonare non a piccole cellule. Il suo meccanismo d'azione consiste nell'inibire la crescita delle cellule tumorali attraverso l'interferenza con il processo di mitosi.
Secondo le statistiche italiane, il cancro al seno rappresenta la forma più comune di tumore tra le donne, con circa 53.000 nuovi casi diagnosticati ogni anno. Il cancro polmonare non a piccole cellule, invece, rappresenta la forma più comune di tumore polmonare e costituisce circa l'85% dei casi totali.
Eribulina è stato approvato dall'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) nel 2011 per il trattamento del cancro al seno metastatico in pazienti che hanno già ricevuto almeno due terapie chemioterapiche precedenti. Nel 2016 è stata estesa l'autorizzazione all'utilizzo anche nel trattamento del cancro polmonare non a piccole cellule metastatico.
La somministrazione di eribulina avviene tramite infusione endovenosa e la posologia dipende dalle caratteristiche individuali del paziente e dalla gravità della malattia. Gli effetti collaterali più comuni sono nausea, vomito, stanchezza e perdita di appetito.
In uno studio clinico condotto su pazienti affetti da cancro al seno metastatico, eribulina ha dimostrato un miglioramento significativo nella sopravvivenza globale rispetto ad altre terapie chemioterapiche. Inoltre, uno studio condotto su pazienti affetti da cancro polmonare non a piccole cellule metastatico ha evidenziato un miglioramento nella sopravvivenza libera da progressione della malattia.
In conclusione, eribulina rappresenta una valida opzione terapeutica per il trattamento del cancro al seno metastatico e del cancro polmonare non a piccole cellule metastatico. Tuttavia, come per ogni trattamento antitumorale, è importante valutare attentamente i potenziali benefici e rischi in base alle caratteristiche individuali del paziente.