La ranitidina è un principio attivo appartenente alla classe dei farmaci noti come antagonisti dei recettori H2 dell'istamina. Questi farmaci agiscono inibendo la secrezione di acido gastrico nello stomaco, riducendo così i sintomi associati a diverse condizioni gastrointestinali. La ranitidina è stata introdotta sul mercato negli anni '80 ed è stata ampiamente utilizzata in Italia e in tutto il mondo per il trattamento di diverse patologie gastrointestinali.
La ranitidina viene utilizzata principalmente per il trattamento di disturbi gastrointestinali quali ulcere peptiche, esofagite da reflusso gastroesofageo (GERD) e sindrome di Zollinger-Ellison. Essa agisce bloccando i recettori H2 dell'istamina presenti sulle cellule della parete dello stomaco, responsabili della produzione e secrezione dell'acido cloridrico. In questo modo, la ranitidina riduce la quantità di acido prodotto nello stomaco e allevia i sintomi associati a queste condizioni.
In Italia, la ranitidina è disponibile sotto forma di compresse orali, soluzione orale e soluzione iniettabile. Le compresse orali sono disponibili in dosaggi da 75 mg, 150 mg e 300 mg. La soluzione orale viene generalmente somministrata ai pazienti che hanno difficoltà a deglutire le compresse o che necessitano di un dosaggio più basso del farmaco. La soluzione iniettabile viene utilizzata principalmente nei casi più gravi o quando l'assunzione orale non è possibile.
La posologia della ranitidina varia in base alla condizione da trattare e all'età del paziente. Per il trattamento delle ulcere peptiche, la dose raccomandata per gli adulti è di 150 mg due volte al giorno o 300 mg una volta al giorno, preferibilmente alla sera. Nei bambini, la dose viene calcolata in base al peso corporeo e all'età. Per il trattamento della GERD, la dose raccomandata per gli adulti è di 150 mg due volte al giorno per un periodo di 6-12 settimane.
La ranitidina è generalmente ben tollerata dalla maggior parte dei pazienti. Tuttavia, come con tutti i farmaci, possono verificarsi effetti collaterali. Gli effetti collaterali più comuni associati all'uso della ranitidina includono mal di testa, vertigini, stanchezza e disturbi gastrointestinali come nausea, vomito e diarrea. Effetti collaterali più gravi sono rari ma possono includere reazioni allergiche gravi, ittero (colorazione giallastra della pelle e degli occhi) e alterazioni del ritmo cardiaco.
Recentemente, nel 2019 l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha disposto il ritiro dal mercato di alcuni lotti di medicinali contenenti ranitidina a causa della presenza di una sostanza impura chiamata N-nitrosodimetilamina (NDMA), classificata come probabile cancerogeno per l'uomo. Questa decisione ha portato a una riduzione dell'utilizzo della ranitidina in Italia e in altri paesi.
In alternativa alla ranitidina, sono disponibili altri farmaci appartenenti alla classe degli inibitori della pompa protonica (PPI), come l'omeprazolo e il pantoprazolo. Questi farmaci agiscono bloccando la produzione di acido gastrico a livello delle cellule parietali dello stomaco e sono considerati più efficaci della ranitidina nel trattamento di alcune condizioni gastrointestinali.
In conclusione, la ranitidina è un farmaco che ha rappresentato per molti anni una valida opzione terapeutica per il trattamento di diverse patologie gastrointestinali. Tuttavia, a seguito del ritiro dal mercato di alcuni lotti contenenti NDMA e dell'introduzione di nuovi farmaci più efficaci, il suo utilizzo è diminuito. È importante consultare sempre un medico o un farmacista prima di assumere qualsiasi medicinale, compresa la ranitidina, per discutere dei possibili rischi e benefici associati al trattamento.