L'eparinico è un principio attivo appartenente alla classe dei farmaci anticoagulanti, che svolge un ruolo fondamentale nella prevenzione e nel trattamento delle patologie tromboemboliche. Queste condizioni, caratterizzate dalla formazione di coaguli di sangue all'interno dei vasi sanguigni, possono portare a gravi complicanze come l'infarto del miocardio, l'ictus cerebrale e la trombosi venosa profonda.
In Italia, le malattie cardiovascolari rappresentano una delle principali cause di morte e disabilità. Secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), nel 2019 sono stati registrati oltre 230.000 decessi per malattie cardiovascolari nel nostro Paese. Di questi, circa il 30% è dovuto a eventi tromboembolici.
L'eparinico agisce inibendo la coagulazione del sangue attraverso diversi meccanismi d'azione. In particolare, si lega alla proteina antitrombina III (ATIII), potenziandone l'effetto inibitorio nei confronti dei fattori della coagulazione attivati. In questo modo, l'eparinico impedisce la formazione di nuovi coaguli e favorisce il riassorbimento di quelli già presenti.
Esistono due tipologie principali di eparinici: l'eparina non frazionata (ENF) e le eparine a basso peso molecolare (EBPM). L'ENF è una miscela eterogenea di polisaccaridi con peso molecolare variabile, mentre le EBPM sono preparazioni più omogenee ottenute dalla depolimerizzazione dell'ENF. Le EBPM presentano una maggiore biodisponibilità e una minore variabilità interindividuale rispetto all'ENF, il che permette un dosaggio più preciso e un minor rischio di effetti collaterali.
L'eparinico viene somministrato per via parenterale, generalmente attraverso iniezioni sottocutanee o endovenose. La durata del trattamento varia a seconda della patologia e delle condizioni cliniche del paziente. In alcuni casi, come nella prevenzione della trombosi venosa profonda dopo un intervento chirurgico, l'eparinico può essere utilizzato per un periodo limitato di tempo. In altri casi, come nel trattamento dell'infarto del miocardio o della trombosi venosa ricorrente, può essere necessario un trattamento prolungato.
La terapia con eparinici richiede un attento monitoraggio dei parametri emocoagulativi per evitare il rischio di sanguinamenti eccessivi o di trombosi da sottodosaggio. Il dosaggio deve essere adeguato in base ai valori dell'attività anti-Xa (per le EBPM) o del tempo di tromboplastina parziale attivata (aPTT) (per l'ENF). È importante seguire le raccomandazioni del medico curante riguardo al dosaggio e alla frequenza delle iniezioni.
Gli effetti collaterali più comuni associati all'utilizzo degli eparinici includono sanguinamenti locali o sistemici, reazioni cutanee nel sito di iniezione e trombocitopenia indotta da eparina (TIH). La TIH è una complicanza rara ma potenzialmente grave, caratterizzata dalla riduzione del numero di piastrine nel sangue e dal rischio di trombosi arteriosa o venosa. In caso di sospetta TIH, è necessario interrompere l'eparinico e valutare l'utilizzo di anticoagulanti alternativi.
In conclusione, gli eparinici rappresentano una classe di farmaci essenziale nella prevenzione e nel trattamento delle patologie tromboemboliche. Grazie alla loro efficacia e al loro profilo di sicurezza, hanno contribuito a ridurre significativamente la morbilità e la mortalità associate a queste condizioni in Italia. Tuttavia, è fondamentale un corretto monitoraggio della terapia per garantire un trattamento sicuro ed efficace.