L'azacitidina è un principio attivo utilizzato nel trattamento di alcune patologie onco-ematologiche, ovvero tumori del sangue e del midollo osseo. Questo farmaco appartiene alla classe dei cosiddetti agenti epigenetici, che agiscono modificando l'espressione genica delle cellule tumorali, rallentandone la crescita e inducendone la differenziazione o l'apoptosi (morte cellulare programmata).
In Italia, l'azacitidina è stata approvata dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per il trattamento di pazienti adulti affetti da sindrome mielodisplastica (SMD), leucemia mieloide acuta (LMA) e sindrome mieloproliferativa cronica (SMPC). Queste malattie sono caratterizzate dalla proliferazione incontrollata delle cellule emopoietiche nel midollo osseo, che porta alla produzione di cellule del sangue anomale e disfunzionali.
L'azacitidina agisce come un analogo nucleosidico della citidina, una delle basi azotate presenti nel DNA. Una volta incorporato nelle catene di DNA durante la replicazione cellulare, l'azacitidina inibisce selettivamente l'attività degli enzimi chiamati metiltransferasi del DNA. Questi enzimi sono responsabili dell'aggiunta di gruppi metile al DNA, un processo noto come metilazione. La metilazione è uno dei principali meccanismi epigenetici che regolano l'espressione genica nelle cellule.
Nelle cellule tumorali, la metilazione del DNA è spesso alterata, portando all'ipermetilazione di specifici geni coinvolti nella regolazione della crescita e della differenziazione cellulare. L'inibizione delle metiltransferasi del DNA da parte dell'azacitidina porta alla demetilazione di questi geni e alla loro riattivazione, con conseguente arresto della crescita tumorale e induzione della differenziazione o dell'apoptosi delle cellule neoplastiche.
L'efficacia dell'azacitidina nel trattamento delle patologie onco-ematologiche è stata dimostrata in numerosi studi clinici. In particolare, un importante studio multicentrico internazionale ha mostrato che l'azacitidina è in grado di migliorare significativamente la sopravvivenza globale dei pazienti affetti da SMD ad alto rischio rispetto alla terapia convenzionale. Altri studi hanno evidenziato l'efficacia dell'azacitidina anche nei pazienti con LMA e SMPC.
In Italia, le statistiche relative all'utilizzo dell'azacitidina sono limitate. Tuttavia, si stima che ogni anno vengano diagnosticati circa 1.500 nuovi casi di SMD e 2.000 nuovi casi di LMA nel nostro Paese. Di questi pazienti, una percentuale variabile può essere candidata al trattamento con azacitidina a seconda dello stadio della malattia e delle condizioni cliniche individuali.
L'azacitidina viene somministrata per via sottocutanea o endovenosa a cicli di trattamento di 28 giorni. Il dosaggio e la durata del trattamento possono variare in base alla risposta del paziente e alla tollerabilità del farmaco. Gli effetti collaterali più comuni dell'azacitidina includono reazioni nel sito di iniezione, nausea, vomito, diarrea, stanchezza e riduzione dei livelli delle cellule del sangue (anemia, neutropenia e trombocitopenia). La maggior parte di questi effetti è di grado lieve o moderato e può essere gestita con terapie sintomatiche appropriate.
In conclusione, l'azacitidina rappresenta una valida opzione terapeutica per i pazienti affetti da SMD ad alto rischio, LMA e SMPC. Il suo meccanismo d'azione epigenetico consente di agire direttamente sulle alterazioni genetiche che caratterizzano queste patologie, offrendo un approccio innovativo al loro trattamento. Tuttavia, è importante valutare attentamente l'idoneità dei pazienti al trattamento con azacitidina e monitorarne gli effetti collaterali per garantire la massima sicurezza ed efficacia della terapia.