Il Sarilumab è un farmaco appartenente al gruppo ATC L04AC14, utilizzato per il trattamento di alcune patologie autoimmunitarie. In particolare, questo farmaco è indicato per la terapia dell'artrite reumatoide attiva negli adulti.
Il Sarilumab agisce bloccando l'azione di una proteina chiamata interleuchina-6 (IL-6), che gioca un ruolo importante nell'infiammazione e nella progressione della malattia. In questo modo, il farmaco aiuta a ridurre i sintomi dell'artrite reumatoide e a migliorare la funzionalità articolare.
Secondo le statistiche disponibili per l'Italia, l'artrite reumatoide colpisce circa il 2% della popolazione adulta, con una maggiore incidenza nelle donne rispetto agli uomini. La malattia può causare dolore articolare, rigidità e gonfiore, limitando la capacità di movimento del paziente e compromettendo la qualità della vita.
Il Sarilumab viene somministrato per via sottocutanea ogni due settimane, in combinazione con altri farmaci antireumatici modificanti la malattia (DMARDs) o da solo in caso di intolleranza ai DMARDs. La dose viene adattata in base alla risposta individuale del paziente e alla gravità della malattia.
Come tutti i farmaci immunosoppressori, il Sarilumab può aumentare il rischio di infezioni gravi o opportunistiche. Pertanto, è importante monitorare regolarmente lo stato immunitario del paziente durante la terapia e adottare precauzioni per prevenire le infezioni.
Inoltre, il Sarilumab può causare alcuni effetti collaterali, tra cui reazioni cutanee nel sito di iniezione, aumento dei livelli di colesterolo e transaminasi epatiche e riduzione della conta dei globuli bianchi. Tuttavia, questi effetti sono generalmente lievi o moderati e possono essere gestiti con opportune misure terapeutiche.
In conclusione, il Sarilumab rappresenta una valida opzione terapeutica per i pazienti affetti da artrite reumatoide attiva, aiutando a ridurre i sintomi della malattia e migliorando la qualità della vita. Tuttavia, come tutti i farmaci immunosoppressori, richiede una valutazione attenta del rapporto rischio-beneficio da parte del medico curante.