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Farmaci contenenti principio attivo Sodio ioduro (123I) ()

Il sodio ioduro (123I) è un radiofarmaco utilizzato principalmente per la diagnostica in medicina nucleare. Il suo impiego è diffuso a livello globale, e anche in Italia, dove si registra un crescente interesse per le applicazioni cliniche di questa sostanza. In questo testo tecnico, verranno esaminate le caratteristiche del sodio ioduro (123I), il suo meccanismo d'azione e le principali indicazioni terapeutiche.

Il sodio ioduro (123I) è un composto chimico formato dall'elemento iodio legato allo ione sodio. La particolarità di questa molecola risiede nella presenza dell'isotopo radioattivo dell'iodio, il 123I. Questo isotopo emette radiazioni gamma che possono essere rilevate da apposite macchine chiamate gamma camere, permettendo così di ottenere immagini diagnostiche dettagliate delle strutture interne del corpo umano.

Il meccanismo d'azione del sodio ioduro (123I) si basa sulla sua capacità di essere assorbito dalle cellule tiroidee. Una volta somministrato al paziente, il radiofarmaco viene rapidamente captato dalla tiroide grazie alla presenza dello ione ioduro. Le cellule tiroidee hanno infatti la proprietà di concentrare lo ioduro attraverso un processo chiamato "trapping" o cattura attiva dello ioduro.

Una volta all'interno delle cellule tiroidee, il sodio ioduro (123I) viene incorporato nella sintesi degli ormoni tiroidei T3 e T4. Durante questo processo, l'isotopo radioattivo 123I emette radiazioni gamma che vengono rilevate dalla gamma camera. In questo modo, è possibile ottenere immagini scintigrafiche della tiroide e delle sue eventuali alterazioni morfologiche o funzionali.

Le principali indicazioni terapeutiche del sodio ioduro (123I) riguardano la diagnosi e il monitoraggio delle patologie tiroidee. Tra queste, si annoverano l'ipertiroidismo, l'ipotiroidismo, i noduli tiroidei e il carcinoma della tiroide. Grazie alla sua specificità d'azione sulle cellule tiroidee, il sodio ioduro (123I) permette di ottenere informazioni dettagliate sul funzionamento della ghiandola e sulla presenza di eventuali lesioni tumorali.

In Italia, l'utilizzo del sodio ioduro (123I) è in costante aumento grazie all'evoluzione delle tecniche diagnostiche in medicina nucleare. Secondo le statistiche disponibili, si stima che ogni anno vengano effettuate migliaia di scintigrafie tiroidee con questo radiofarmaco. La crescente diffusione di questa metodica diagnostica è dovuta sia all'aumento dell'incidenza delle patologie tiroidee nella popolazione italiana sia all'affinamento delle tecniche di imaging nucleare.

Nonostante i numerosi vantaggi offerti dal sodio ioduri (123I), è importante sottolineare che l'esposizione alle radiazioni ionizzanti comporta sempre un certo grado di rischio per la salute del paziente. Pertanto, la somministrazione di questo radiofarmaco deve essere attentamente valutata dal medico nucleare in base alle specifiche esigenze diagnostiche del paziente e ai potenziali rischi associati all'esposizione radiante.

In conclusione, il sodio ioduro (123I) rappresenta un importante strumento diagnostico nella valutazione delle patologie tiroidee. Grazie alla sua specificità d'azione sulle cellule tiroidee e alla possibilità di ottenere immagini scintigrafiche dettagliate, questo radiofarmaco consente una diagnosi accurata e tempestiva delle alterazioni morfologiche o funzionali della tiroide. In Italia, l'utilizzo del sodio ioduro (123I) è in costante crescita, testimoniando l'importanza di questa metodica diagnostica nel panorama della medicina nucleare.

Farmaci contenenti principio attivo Sodio ioduro (123I) ()