La selegilina è un principio attivo appartenente alla classe degli inibitori selettivi della monoamino ossidasi di tipo B (MAO-B). Questa sostanza viene utilizzata principalmente nel trattamento della malattia di Parkinson e, in alcuni casi, nella terapia delle depressioni resistenti ai farmaci antidepressivi tradizionali.
Il Parkinson è una patologia neurodegenerativa progressiva che colpisce circa 6 milioni di persone nel mondo. In Italia, si stima che ne siano affette oltre 200.000 persone, con una prevalenza maggiore negli individui di età superiore ai 60 anni. La malattia si manifesta con sintomi motori quali tremori a riposo, rigidità muscolare e bradicinesia (movimenti lenti), ma può presentare anche sintomi non motori come depressione, ansia e disturbi del sonno.
La selegilina agisce inibendo l'enzima monoamino ossidasi B (MAO-B), responsabile della degradazione della dopamina nel cervello. La dopamina è un neurotrasmettitore fondamentale per il controllo dei movimenti e la regolazione dell'umore. Pertanto, l'inibizione dell'enzima MAO-B da parte della selegilina determina un aumento dei livelli di dopamina disponibili nelle sinapsi cerebrali, contribuendo così a ridurre i sintomi motori e non motori associati alla malattia di Parkinson.
La selegilina viene somministrata per via orale sotto forma di compresse o capsule a rilascio prolungato. La dose iniziale consigliata varia tra 5 e 10 mg al giorno, suddivisa in due somministrazioni. La dose può essere successivamente aumentata fino a un massimo di 20 mg al giorno, in base alla risposta del paziente e alla tollerabilità del farmaco. È importante sottolineare che la selegilina viene spesso utilizzata in associazione con altri farmaci antiparkinsoniani, come la levodopa, per ottenere un miglior controllo dei sintomi.
La selegilina è generalmente ben tollerata dalla maggior parte dei pazienti. Tuttavia, come per tutti i farmaci, possono verificarsi effetti collaterali. Tra questi si annoverano nausea, secchezza delle fauci, vertigini e disturbi del sonno. Inoltre, l'uso concomitante di selegilina e antidepressivi triciclici o inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) può aumentare il rischio di sindrome serotoninergica, una condizione potenzialmente grave caratterizzata da alterazioni dello stato mentale e dell'attività motoria.
Per quanto riguarda l'impiego della selegilina nel trattamento delle depressioni resistenti ai farmaci tradizionali, alcuni studi hanno dimostrato una certa efficacia del principio attivo nel migliorare i sintomi depressivi nei pazienti non responsivi ad altre terapie antidepressive. Tuttavia, la sua utilizzazione in questo ambito è ancora limitata e richiede ulteriori approfondimenti.
In conclusione, la selegilina rappresenta un'opzione terapeutica importante per il trattamento della malattia di Parkinson e, in alcuni casi, delle depressioni resistenti ai farmaci tradizionali. Il suo meccanismo d'azione, basato sull'inibizione dell'enzima MAO-B e sull'aumento dei livelli di dopamina cerebrale, contribuisce a ridurre i sintomi motori e non motori associati a queste patologie. La selegilina è generalmente ben tollerata dalla maggior parte dei pazienti, ma è importante prestare attenzione agli effetti collaterali e alle interazioni farmacologiche che possono insorgere durante il trattamento.