La cefatrizina è un antibiotico appartenente alla classe delle cefalosporine di prima generazione, che agisce inibendo la sintesi della parete cellulare dei batteri. La sua scoperta risale agli anni '60 e, da allora, ha trovato impiego nella terapia di diverse infezioni batteriche. In Italia, la cefatrizina è disponibile sotto forma di sale sodico per uso parenterale.
La cefatrizina si caratterizza per un ampio spettro d'azione che comprende sia batteri Gram-positivi che Gram-negativi. Tra i microrganismi sensibili alla cefatrizina vi sono Staphylococcus aureus (meticillino-sensibile), Streptococcus pyogenes, Streptococcus pneumoniae e altri streptococchi; tra i Gram-negativi si annoverano Escherichia coli, Proteus mirabilis e Klebsiella pneumoniae.
La farmacocinetica della cefatrizina presenta alcune peculiarità: dopo somministrazione endovenosa o intramuscolare, il farmaco viene rapidamente assorbito e distribuito nei tessuti corporei. La concentrazione plasmatica massima viene raggiunta entro 30 minuti dalla somministrazione endovenosa e entro 1-2 ore dalla somministrazione intramuscolare. L'emivita plasmatica della cefatrizina è di circa 1 ora e l'eliminazione avviene principalmente attraverso l'escrezione renale.
In Italia, la cefatrizina viene utilizzata nel trattamento di diverse infezioni sostenute da microrganismi sensibili, tra cui infezioni del tratto respiratorio (come bronchite e polmonite), infezioni delle vie urinarie (come cistite e pielonefrite), infezioni della pelle e dei tessuti molli (come cellulite, impetigine e ferite infette) e infezioni ginecologiche. Inoltre, la cefatrizina può essere impiegata nella profilassi perioperatoria per prevenire le infezioni del sito chirurgico.
La posologia della cefatrizina varia a seconda dell'età, del peso corporeo, della funzionalità renale e della gravità dell'infezione. In generale, la dose raccomandata per gli adulti è di 1-2 grammi somministrati ogni 6-8 ore per via endovenosa o intramuscolare. Nei bambini la dose deve essere adeguata al peso corporeo.
La cefatrizina è generalmente ben tollerata; tuttavia, come per tutti gli antibiotici, possono verificarsi effetti collaterali. Gli effetti avversi più comuni associati all'uso della cefatrizina includono reazioni allergiche (come rash cutaneo, prurito e orticaria), disturbi gastrointestinali (come nausea, vomito e diarrea) e alterazioni delle funzioni epatiche o renali. Raramente si possono osservare reazioni più gravi come anafilassi o colite pseudomembranosa.
È importante sottolineare che l'uso indiscriminato degli antibiotici può favorire lo sviluppo di resistenze batteriche; pertanto, la prescrizione della cefatrizina deve essere basata su una diagnosi accurata e sostenuta da un'adeguata valutazione del rapporto rischio-beneficio. Inoltre, la terapia con cefatrizina deve essere interrotta se si manifestano reazioni allergiche o se si sviluppa una colite pseudomembranosa.
In conclusione, la cefatrizina è un antibiotico efficace nel trattamento di diverse infezioni batteriche causate da microrganismi sensibili. La sua disponibilità in Italia sotto forma di sale sodico per uso parenterale ne consente l'impiego sia in ambito ospedaliero che ambulatoriale. Tuttavia, è fondamentale utilizzare la cefatrizina in modo appropriato e responsabile per preservarne l'efficacia e limitare lo sviluppo di resistenze batteriche.