Riassunto delle caratteristiche del prodotto - ALENDRONATO ACTAVIS
1. denominazione del medicinale
ALENDRONATO ACTAVIS 70 mg compresse
2. composizione qualitativa e quantitativa
Ogni compressa contiene 70 mg di acido alendronico (in forma di sodio alendronato triidrato)
Eccipiente con effetto noto:
Ogni compressa contiene circa 192 mg di lattosio monoidrato (vedere paragrafo 4.4)
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
3. forma farmaceutica
Compressa.
Compresse bianche, omogenee, circolari, biconvesse con l’iscrizione “70” su di un lato e piatte sul’altro lato.
4. informazioni cliniche
4.1 indicazioni terapeutiche
Trattamento dell’osteoporosi post-menopausale. L’acido alendronico riduce il rischio di fratture vertebrali e all’anca.
4.2 posologia e modo di somministrazione
Posologia
La dose raccomandata è una compressa da 70 mg alla settimana.
Non è stata stabilita la durata ottimale del trattamento con bisfosfonati per l’osteoporosi.La necessità di un trattamento continuativo deve essere rivalutata in ogni singolo paziente periodicamente in funzione dei benefici e rischi potenziali, in particolare dopo 5 o più anni d’uso.
Modo di somministrazione
Per ottenere un assorbimento adeguato dell’alendronato :
Alendronato Actavis deve essere assunto solo con acqua semplice, almeno 30 minuti prima di qualsiasi alimento, bevanda o altro medicinale della giornata. Altre bevande (compresa l’acqua minerale), il cibo e alcuni medicinali è probabile che riducano l’assorbimento dell’alendronato (vedere paragrafo 4.5).
Per facilitare il trasporto nello stomaco e ridurre così la possibilità di irritazione/effetti indesiderati a livello locale ed esofageo (vedere paragrafo 4.4):
– le compresse di Alendronato Actavis devono essere deglutite solo al mattino appena alzati, con un abbondante bicchiere d’acqua (non meno di 200 ml).
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– i pazienti devono deglutire Alendronato Actavis solo per intero. I pazienti non devono frantumare o masticare le compresse o lasciare che le compresse si sciolgano in bocca, per via della possibilità di ulcerazioni orofaringee.
– i pazienti non devono distendersi fino a quando non abbiano assunto i primi alimenti della giornata, il che deve avvenire almeno 30 minuti dopo l’assunzione della compressa.
– i pazienti non devono distendersi per almeno 30 minuti dopo aver assunto Alendronato Actavis
– le compresse di Alendronato Actavis non devono essere assunte prima di coricarsi o prima di alzarsi dal letto all’inizio della giornata.
Ai pazienti deve essere somministrato un integratore di calcio e vitamina D, nel caso in cui la loro dieta sia inadeguata (vedere paragrafo 4.4).
Uso negli anziani
Negli studi clinici non si sono rilevate differenze legate all’età circa il profilo di efficacia o sicurezza dell’alendronato. Pertanto per gli anziani non è necessario un adattamento del dosaggio.
Utilizzo in caso di compromissione renale
Non è necessario un aggiustamento del dosaggio nei pazienti con VFG superiore a 35 ml/min. L’alendronato non è raccomandato nei pazienti con compromissione renale se la VFG è inferiore a 35 ml/min., in quanto non esiste esperienza in quest’ambito.
Pazienti pediatrici
L’alendronato sodico non è raccomandato nei bambini di età inferiore ai 18 anni a causa dei dati insufficienti sulla sicurezza e l’efficacia in condizioni associate con osteoporosi pediatrica (vedere anche paragrafo 5.1).
L’acido alendronico non è stato studiato nel trattamento della osteoporosi indotta da glucocortocoidi.
4.3 controindicazioni
– Anormalità dell’esofago e altri fattori che ritardano lo svuotamento dell’esofago, come stenosi o acalasia.
– Incapacità di stare in piedi o stare seduti dritti per almeno 30 minuti.
– Ipersensibilità all’alendronato o a uno qualsiasi degli eccipienti.
– Ipocalcemia.
– Vedi anche paragrafo 4.4.
4.4 avvertenze speciali e precauzioni per l’uso
L’alendronato può causare irritazione locale della mucosa del tratto gastrointestinale superiore. Poiché vi è la possibilità di peggioramento della malattia di base, occorre prestare cautela nel caso in cui l’alendronato sia somministrato a pazienti con disturbi attivi del tratto gastrointestinale superiore, quali disfagia, malattia esofagea, gastrite, duodenite, ulcere, oppure in caso di recente storia (nel corso dell’ultimo anno) di patologia gastrointestinale rilevante, come ulcera gastrica o emorragia gastrointestinale attiva o intervento chirurgico del tratto gastrointestinale superiore, eccetto piloroplastica (vedere paragrafo 4.3). In pazienti con accertato esofago di Barrett, i medici prescrittori devono valutare i benefici ed i rischi potenziali dell’alendronato su base individuale.
In pazienti trattati con alendronato sono state segnalate reazioni all’esofago (in alcuni casi gravi e che hanno richiesto l’ospedalizzazione) come esofagite, ulcere all’esofago ed erosioni esofagee, in rari casi seguite da stenosi esofagea. Il medico deve quindi prestare attenzione alla comparsa di segni o sintomi
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di possibile reazione esofagea. I pazienti devono essere avvisati della necessità di interrompere l’assunzione di alendronato e di rivolgersi al medico, nel caso in cui si sviluppino sintomi di irritazione esofagea, quali disfagia, dolore alla deglutizione, dolore retrosternale o insorgenza/peggioramento di pirosi.
Il rischio di effetti gravi a livello esofageo è ritenuto essere superiore nei pazienti che non assumono l’alendronato correttamente e/o che continuano ad assumere l’alendronato dopo la comparsa di sintomi indicativi di irritazione esofagea. È molto importante che il paziente riceva, e comprenda bene, complete istruzioni per una corretta somministrazione (vedere paragrafo 4.2). I pazienti devono essere informati che il rischio di problemi all’esofago può aumentare se non si seguono queste istruzioni.
Nonostante non si sia osservato un aumento del rischio in ampi studi clinici , ci sono state rare segnalazioni (post-marketing) di ulcere gastriche e duodenali, alcune delle quali gravi e con complicazioni.
L'osteonecrosi della mandibola e/o mascella, generalmente associata ad estrazione dentaria e/o ad infezione locale (osteomielite inclusa) è' stata riportata in pazienti con cancro in trattamento con regimi comprendenti i bisfosfonati somministrati principalmente per via endovenosa. Molti di questi pazienti erano trattati anche con chemioterapia e corticosteroidi. L'osteonecrosi della mandibola e/o mascella è stata anche riportata in pazienti con osteoporosi in trattamento con i bisfosfonati orali.
I seguenti fattori di rischio devono essere presi in considerazione quando si valuta il rischio individuale di sviluppare osteonecrosi della mandibola e/o mascella :
– la potenza del bifosfonato (l’acido zoledronico presenta il valore più alto), la modalità di somministrazione (vedi sopra) e la dose cumulativa.
– cancro, la chemioterapia, la radioterapia, i corticosteroidi, il fumo
– una storia di malattie dentali, scarsa igiene orale, la malattia parodontale, procedure dentarie
invasive e una scarsa aderenza delle protesi dentarie.
Prima di iniziare il trattamento con i bifosfonati per via orale in pazienti con uno stato dentale deficitario, deve essere presa in considerazione la necessità di un esame odontoiatrico con le appropriate procedure dentistiche preventive.
Durante il trattamento, questi pazienti devono, se possibile, evitare procedure dentarie invasive. Nei pazienti che hanno sviluppato osteonecrosi della mandibola e/o mascella durante la terapia con bisfosfonati, la chirurgia dentaria può esacerbare la condizione. Per i pazienti che necessitano di chirurgia dentale, non ci sono dati disponibili per suggerire che l'interruzione del trattamento con i bisfosfonati riduca il rischio di osteonecrosi della mandibola e/o mascella.
Il giudizio clinico del medico deve guidare il programma di gestione di ciascun paziente, sulla base della valutazione individuale del rapporto rischio/beneficio.
Durante il trattamento con i bifosfonati, tutti i pazienti devono essere istruiti a mantenere una buona igiene orale, effettuare check up dentari di routine, e segnalare qualunque sintomo orale come mobilità dentale, dolore o gonfiore.
Pazienti in trattamento con bifosfonati hanno manifestato dolore osseo, articolare e/o muscolare. In base all'esperienza post-marketing questi sintomi sono stati raramente gravi e/o invalidanti (vedi paragrafo 4.8). I sintomi si sono manifestati in un arco di tempo variabile da un giorno a parecchi mesi dopo l'inizio del trattamento Nella maggior parte dei pazienti i sintomi si sono risolti alla sospensione del trattamento. Si è verificata recidiva in un sottogruppo di pazienti alla ripresa del trattamento con lo stesso farmaco oppure con un altro bifosfonato.
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Fratture atipiche subtrocanteriche e diafisarie femorali sono state riportate durante il trattamento con bisfosfonati, principalmente in pazienti sottoposti ad un trattamento a lungo termine per l’osteoporosi. Queste fratture trasversali o oblique corte possono verificarsi lungo tutto il femore, appena al di sotto del piccolo trocantere fino a sopra la linea sopracondiloidea. Le fratture avvengono dopo un minimo trauma o nessun trauma e alcuni pazienti hanno provato dolore alla coscia o all’inguine, spesso associato con immagini caratteristiche di fratture da stress, settimane o mesi prima di presentare una frattura femorale completa. Le fratture sono spesso bilaterali; quindi il femore controlaterale deve essere esaminato in quei pazienti trattati con bisfosfonati che hanno subito una frattura del corpo femorale. Inoltre, una modesta guarigione di queste fratture è stata riportata. Un’interruzione della terapia con bisfosfonati in pazienti con sospetta frattura atipica del femore è consigliabile in attesa di una valutazione del paziente, basata su un esame individuale del rapporto rischio/beneficio.
Durante il trattamento con bisfosfonati i pazienti devono essere informati di comunicare qualsiasi dolore alla coscia, all’anca o all’inguine ed ogni paziente che presenta tali sintomi deve essere valutato per una frattura incompleta al femore
Nell’esperienza postmarketing, ci sono state rare segnalazioni di gravi reazioni cutanee inclusa la sindrome di Steven Johnson e la necrolisi epidermica tossica.
I pazienti devono essere informati che, se dimenticano di prendere una dose di Alendronato Actavis, la compressa deve essere assunta il mattino successivo al giorno in cui se ne sono accorti. Non devono prendere due compresse nello stesso giorno, ma devono tornare a prendere una compressa alla settimana nel giorno prescelto come in origine pianificato.
L’alendronato non è raccomandato nei pazienti con compromissione renale, con VFG inferiore a 35 ml/min (vedi paragrafo 4.2).
Si devono prendere in considerazione cause di osteoporosi diverse dalla carenza di estrogeni e dall’invecchiamento.
L’ipocalcemia deve essere corretta prima di iniziare il trattamento con alendronato (vedere paragrafo 4.3). Anche altri disturbi del metabolismo minerale (come carenza di vitamina D e ipoparatiroidismo) devono essere trattati efficacemente. Nei pazienti con queste condizioni il calcio sierico e i sintomi dell’ ipocalcemia sono da monitorare durante il trattamento con Alendronato Actavis.
A causa degli effetti positivi dell’alendronato sull’aumento della mineralizzazione ossea, può verificarsi una riduzione dei livelli sierici di calcio e di fosfato, in particolar modo nei pazienti in trattamento con glucocorticoidi, nei quali l’assorbimento del calcio può essere ridotto. Essa è normalmente lieve e asintomatica. Tuttavia ci sono state rare segnalazioni di ipocalcemia sintomatica che occasionalmente è diventata grave e spesso si è manifestata in pazienti con condizioni predisponenti (per es. ipoparatiroidismo, carenza di vitamina D e malassorbimento del calcio). E’ particolarmente importante assicurarsi che i pazienti che assumono glucocorticoidi ricevano un’adeguato apporto di calcio e vitamina D.
Eccipienti
Questo medicinale contiene lattosio. Le pazienti affette da problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit di Lapp-lattasi o da malassorbimento di glucosio-galattosio non devono assumere questo medicinale.
4.5 Interazione con altri medicinali ed altre forme di interazione
Se assunti contemporaneamente, è probabile che il cibo e le bevande (compresa l’acqua minerale), gli integratori di calcio, gli antiacidi e alcuni altri medicinali orali influenzino l’assorbimento dell’alendronato. I pazienti devono pertanto attendere minimo 30 minuti dall’assunzione di alendronato prima di assumere altri medicinali per via orale (vedere paragrafo 4.2 e 5.2).
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Non sono previste altre interazioni farmacologiche clinicamente significative. Negli studi clinici un certo numero di pazienti ha ricevuto estrogeni (per via vaginale, transcutanea e orale) assieme all’alendronato. Non sono stati osservati eventi avversi attribuibili al loro uso combinato.
Benchè non siano stati condotti studi specifici sulle interazioni, tuttavia l’alendronato è stato usato negli studi clinici in concomitanza ad un ampio range di altri medicinali comunemente prescritti, senza alcuna evidenza di interazioni clinicamente sfavorevoli.
Poiché l’uso di FANS è associato con irritazione gastrointestinale, si deve usare cautela durante il trattamento concomitante con alendronato.
4.6 Fertilità, gravidanza ed allattamento
L’alendronato è da utilizzarsi per l’uso solo nelle donne in postmenopausa e quindi non deve essere utilizzato da donne in gravidanza o che stanno allattando
Gravidanza
Non vi sono dati adeguati sull’uso di alendronato nelle donne in stato di gravidanza. Gli studi su animali con alendronato non indicano effetti dannosi diretti per quanto riguarda la gravidanza, lo sviluppo embrio/fetale o lo sviluppo postnatale L’alendronato somministrato a femmine di ratto gravide ha causato distocia dovuta a ipocalcemia (vedere paragrafo 5.3).
Allattamento
Non è noto se l’alendronato venga escreto nel latte materno umano.
Fertilità
I bifosfonati vengono incorporati nella matrice ossea da dove vengono gradualmente rilasciati in un periodo di anni. La quantità di bifosfonato che viene incorporata nell'osso adulto, e quindi, la quantità rilasciabile nella circolazione sistemica è direttamente correlata alla dose totale e alla durata del trattamento con il bifosfonato (vedi paragrafo 5.2). Non ci sono dati sul rischio per il feto nell'uomo. Pertanto, se una donna rimane in stato di gravidanza dopo il completamento di un ciclo di terapia con i bifosfonati, esiste un rischio teorico di danno fetale, sopratutto di tipo scheletrico Non è stato stabilito l'impatto sul rischio di variabili come il tempo tra l'interruzione della terapia con i bifosfonati ed il concepimento, il tipo di bifosfonato utilizzato e la via di somministrazione (la via intravenosa rispetto a quella orale).
4.7 effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari
Non sono stati condotti studi relativamente alla capacità di guidare veicoli e sull’utilizzo di macchinari. Tuttavia, alcune reazioni avverse che sono state riportate con l’acido alendronico 70 mg possono in alcuni pazienti avere effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari. Le risposte individuali all’acido alendronico 70 mg possono variare (vedere paragrafo 4.8).
4.8 effetti indesiderati
Sulla base di uno studio di un anno su donne in post-menopausa con osteoporosi si è rilevato che il profilo di sicurezza complessivo per l’acido alendronico 70 mg (n=519) e l’alendronato 10 mg/die (n=370) era simile.
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In due studi di tre anni con disegno pressoché identico su donne in post-menopausa (alendronato 10 mg: n=196; placebo: n= 397) i profili di sicurezza complessivi dell’alendronato 10 mg/die e del placebo erano simili.
Gli effetti indesiderati segnalati dagli sperimentatori come possibilmente, probabilmente o sicuramente collegati al farmaco sono presentati di seguito se si sono verificati in ≥1% di uno dei gruppi di trattamento nello studio di un anno, o in ≥1% delle pazienti trattate con alendronato 10 mg/die e con un’incidenza superiore rispetto alle pazienti trattate con placebo negli studi a tre anni:
Studio di un anno | Studi di tre anni | |||
Acido alendronico 70mg (n=519) % | Alendronato 10 mg/die (n=370) % | Alendronato 10mg/die (n=196) % | Placebo (n=397) % | |
Tratto gastrointestinale | ||||
Dolore addominale | 3,7 | 3,0 | 6,6 | 4,8 |
Dispepsia | 2,7 | 2,2 | 3,6 | 3,5 |
Reflusso acido | 1,9 | 2,4 | 2,0 | 4,3 |
Nausea | 1,9 | 2,4 | 3,6 | 4,0 |
Distensione addominale | 1,0 | 1,4 | 1,0 | 0,8 |
Stipsi | 0,8 | 1,6 | 3,1 | 1,8 |
Diarrea | 0,6 | 0,5 | 3,1 | 1,8 |
Disfagia | 0,4 | 0,5 | 1,0 | 0,0 |
Flatulenza | 0,4 | 1,6 | 2,6 | 0,5 |
Gastrite | 0,2 | 1,1 | 0,5 | 1,3 |
Ulcera gastrica | 0,0 | 1,1 | 0,0 | 0,0 |
Ulcera all’esofago | 0,0 | 0,0 | 1,5 | 0,0 |
Apparato muscolo-scheletrico | ||||
Dolore muscoloscheletrico (osseo, muscolare| o articolare | 2,9 | 3,2 | 4,1 | 2,5 |
Crampi muscolari | 0,2 | 1,1 | 0,0 | 1,0 |
Sistema nervoso | ||||
Cefalea | 0,4 | 0,3 | 2,6 | 1,5 |
I seguenti effetti indesiderati sono stati inoltre segnalati negli studi clinici e/o nell’esperienza postmarketing:
[Molto comune (≥1/10), Comune (da ≥1/100 a <1/10), non comune (da ≥1/1000 a <1/100), raro (da ≥1/10.000a <1/1000), molto raro (<1/10.000 inclusi casi isolati)
Disturbi del sistema immunitario | Raro: reazioni di ipersensiblità, inclusi orticaria e angioedema |
Disturbi del metabolismo e della nutrizione | Raro: ipocalcemia sintomatica, spesso associata a condizioni predisponenti. § |
Patologie del sistema nervoso | Comune: cefalea, capogiri† Non comune: disgeusia† |
Patologie dell’occhio | Non comune: infiammazione dell’occhio (uveite, sclerite, episclerite) |
Patologie dell’orecchio e del | Comune: vertigini† |
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labirinto | |
Patologie gastrointestinali | Comune: dolore addominale,dispepsia,costipazione, diarrea, flatulenza, ulcere esofagee*, disfagia*, distensione addominale, reflusso acido Non comune: nausea, vomito, gastrite, esofagite*, erosioni esofagee*, melena†. Raro: stenosi esofagea*, ulcerazione orofaringea*, SUP (perforazioni, ulcere, emorragia) del tratto gastrointestinale superiore § |
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo | Comune: alopecia†,prurito† Non comune: rash, eritema. Raro: rash con fotosensibilità. reazioni cutanee gravi comprese sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi epidermale tossica |
Patologie del sistema muscoloscheletrico , del tessuto connettivo e dell’osso: | Molto comune: dolore muscoloschetrico (osseo, muscolare o articolare) talvolta grave†§ Comune: Gonfiore agli arti Raro: osteonecrosi della mandibola e/o mascella‡§., fratture atipiche sottotrocanteriche e diafisarie del femore⊥§ (reazione avversa di classe dei bifosfonati) |
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione: | Comune: Astenia†, edema periferico†, Non comune: Sintomi transitori come in una fase di risposta acuta (mialgia, malessere e raramente febbre) tipicamente all’inizio della terapia. |
§Vedere paragrafo 4.4
†La frequenza negli studi clinici è simile nel gruppo trattato col farmaco e in quello trattato con placebo.
* Vedere paragrafi 4.2 e 4.4
‡Queste reazioni avverse sono state riportate dopo la commercializzazione. La frequenza rara è stata stimata in base ai relativi studi clinici.
⊥ Identificata durante l’attività di commercializzazione
4.9 sovradosaggio
In caso di sovradosaggio orale possono verificarsi ipocalcemia, ipofosfatemia ed effetti indesiderati a carico del tratto gastrointestinale superiore, quali disturbi gastrici, pirosi, esofagite, gastrite o ulcera.
Non sono disponibili informazioni specifiche riguardo al sovradosaggio dell’alendronato. Somministrare latte o antiacidi che si legano all’alendronato. A causa del rischio di irritazione esofagea, non indurre il vomito e tenere il paziente rigorosamente con il busto eretto.
5. proprietà farmacologiche
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5.1 proprietà farmacodinamiche
Categoria farmacoterapeutica: Farmaci per il trattamento delle malattie delle ossa, bifosfonati.
Codice ATC: M05B A04
Il principio attivo di Alendronato Actavis alendronato sodico triidrato, è un bisfofonato che inibisce il riassorbimento osseo mediato dagli osteoclasti senza effetto diretto sulla formazione dell’osso. Gli studi preclinici hanno dimostrato che l’alendronato si localizza preferibilmente nei siti in cui ha luogo un riassorbimento attivo. L’attività osteoclastica viene inibita, senza influire tuttavia sulla formazione e sul legame degli osteoclasti. Il tessuto osseo formatosi durante il trattamento con l’alendronato è qualitativamente normale.
Trattamento dell’osteoporosi post-menopausale
L’osteoporosi viene definita come densità minerale ossea (BMD) del rachide o dell’anca 2.5 deviazioni standard sotto la media di una popolazione giovane normale oppure come frattura per precedente fragilità ossea, senza riguardo della densità minerale ossea.
L’equivalenza terapeutica dell’acido alendronico 70 mg (n=519) e dell’alendronato 10 mg/die (n=370) è stata dimostrata in uno studio multicentrico della durata di un anno, nelle donne in post-menopausa con osteoporosi. L’aumento medio della BMD dal basale nel rachide lombare, dopo un anno, era del 5,1% (intervallo di confidenza al 95%: 4,8, 5,4%) nel gruppo trattato con 70 mg una volta a settimana e 5,4% (intervallo di confidenza al 95%: 5,0, 5,8%) nel gruppo trattato con 10 mg/die. Gli aumenti medi della BMD nel gruppo trattato con 70 mg una volta a settimana e nel gruppo trattato con 10 mg/die erano del 2,3% e 2,9% nel collo del femore, e 2,9% e 3,1% in tutta l’anca. I due gruppi di trattamento presentavano risultati simili anche riguardo all’aumento della densità ossea in altre parti dello scheletro.
Gli effetti dell’alendronato sulla massa ossea e sull’incidenza di fratture nelle donne in postmenopausa sono stati esaminati in due studi iniziali sull’efficacia, di disegno identico (n=994), e nel Fracture Intervention Trial (FIT: n=6.459).
Negli studi di efficacia iniziale, gli aumenti della densità minerale ossea (BMD) con alendronato 10 mg/die rispetto al placebo, dopo tre anni, sono stati dell’8,8%, 5,9% e del 7,8% rispettivamente nel rachide, collo del femore e trocantere. Anche la BMD dell’organismo in toto è aumentata in maniera significativa. Nelle pazienti trattate con alendronato rispetto a quelle trattate con placebo, la percentuale di pazienti che hanno subito una o più fratture vertebrali si è ridotta del 48% (alendronato 3,2% vs. placebo 6,2%). Nei due anni di estensione di questi studi, la BMD nel rachide e trocantere ha continuato ad aumentare. Inoltre, è stata mantenuta la BMD del collo del femore e corporea totale.
Lo studio FIT comprendeva due sperimentazioni controllate con placebo, nelle quali l’alendronato veniva somministrato una volta al giorno (5 mg al giorno per due anni e 10 mg al giorno per uno o due ulteriori anni):
– FIT 1: studio a 3 anni su 2027 pazienti che avevano avuto almeno una frattura vertebrale precedente (compressione). In questo studio l’alendronato ha ridotto l’incidenza di ≥1 nuova frattura vertebrale del 47% (alendronato 7,9% vs placebo 15,0%). Una riduzione statisticamente significativa è stata inoltre rilevata nell’incidenza di fratture dell’anca (1,1 % vs. 2.2% , una riduzione del 51%).
– FIT 2: studio a quattro anni su 4432 pazienti, che presentavano una massa ossea ridotta ma non avevano avuto alcuna frattura vertebrale all’inizio dello studio. In questo studio, nell’analisi di un sottogruppo di donne osteoporotiche (37% della popolazione totale che rispondeva alla definizione di osteoporosi sopra riportata), è stata osservata una differenza significativa dell’incidenza di fratture dell’anca (alendronato 1,0% vs. placebo 2,2%, una
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riduzione del 56%) e nell’incidenza di ≥1 frattura vertebrale (2,9% vs. 5,8%, una riduzione del 50%).
Esami diagnostici
Negli studi clinici, è stata riportata una riduzione asintomatica, lieve e transitoria del calcio e del fosfato sierici nel 18 e nel 10%, rispettivamente, dei pazienti che assumevano alendronato 10 mg/die rispetto al 12 e al 3% circa dei pazienti che prendevano placebo. Tuttavia, l’incidenza della riduzione del calcio sierico a < 8,0 mg/dl (2,0 mmol/l) e del fosfato sierico a ≤ 2,0 mg/dl (0,65 mmol/l) è risultata simile in entrambi i gruppi.
Popolazione Pediatrica:
L’alendronato sodico è stato studiato in un numero limitato di pazienti di età inferiore a 18 anni con osteogenesi imperfetta. I risultati sono insufficienti per supportare l’uso dell’alendronato sodico nei pazienti pediatrici con osteogenesi imperfetta.
5.2 proprietà farmacocinetiche
Assorbimento
Rispetto a una dose di riferimento somministrata per via endovenosa, la biodisponibilità orale media dell’alendronato nelle donne è stata dello 0,64% per dosi da 5 a 70 mg, somministrate dopo il digiuno notturno e 2 ore prima di una colazione standard. La biodisponibilità si è ridotta a circa lo 0,46% e lo 0,39% quando l’alendronato è stato somministrato un’ora o mezz’ora prima di una colazione standard. Negli studi sull’osteoporosi l’alendronato è risultato efficace quando è stato somministrato almeno 30 minuti prima del primo alimento o bevanda della giornata.
La biodisponibilità è stata trascurabile quando l’alendronato è stato somministrato insieme o fino a due ore dopo una colazione standard. La somministrazione concomitante di caffè o succo di arancia con alendronato ne ha ridotto la biodisponibilità di circa il 60%.
In soggetti sani, il prednisolone somministrato per via orale (20 mg tre volte al giorno per cinque giorni) non ha prodotto cambiamenti clinicamente rilevanti nella biodisponibilità orale dell’alendronato (un incremento medio dal 20% al 44% ).
Distribuzione
Studi sul ratto mostrano che in seguito alla somministrazione endovenosa di 1 mg/kg l’alendronato si distribuisce temporaneamente nei tessuti molli ma in seguito si ridistribuisce rapidamente nelle ossa o viene escreto nelle urine. Nell’uomo il volume medio di distribuzione allo stato di equilibrio, esclusivo dell’osso è almeno di 28 litri. Le concentrazioni plasmatiche di farmaco in seguito a dosi terapeutiche orali sono troppo basse per essere rilevate analiticamente (<5ng/ml). Nell’uomo il legame con le proteine plasmatiche è di circa il 78%.
Biotrasformazione
Sia nell’uomo che nell’animale non vi è evidenza che l’alendronato venga metabolizzato.
Eliminazione
In seguito a una dose endovenosa singola di 14C-alendronato(), circa il 50% della radioattività è stato escreto nelle urine entro 72 ore e non è stata riscontrata radioattività, se non minima, nelle feci. Dopo somministrazione endovenosa singola di 10 mg, la clearance renale dell’alendronato è stata 71 ml/min e la clearance sistemica non ha superato i 200 ml/min. Le concentrazioni plasmatiche si sono ridotte di oltre il 95% entro sei ore dalla somministrazione endovenosa. È stato stimato che l’emivita terminale nell’uomo superi i dieci anni, riflettendo il rilascio dell’alendronato dallo scheletro. Nel ratto l’escrezione renale dell’alendronato non avviene mediante sistemi di trasporto acido-base e di
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conseguenza non si prevede che nell’uomo interferisca a questo livello con l’escrezione di altri farmaci.
Caratteristiche nei pazienti.
Gli studi preclinici mostrano che il farmaco che non si deposita nell’osso è rapidamente escreto nelle urine. Non sono state trovate prove di saturazione della captazione da parte del tessuto osseo a seguito di somministrazione cronica di dosi endovenose cumulative fino a 35 mg/kg negli animali. Sebbene non siano disponibili informazioni cliniche, è probabile che, come nell’animale, l’eliminazione dell’alendronato per via renale sia ridotta in pazienti con funzione renale compromessa. Di conseguenza si potrebbe prevedere un accumulo leggermente superiore di alendronato a livello osseo in pazienti con funzione renale compromessa (vedere paragrafo 4.2).
5.3 dati preclinici di sicurezza
I dati non clinici non mettono in rilievo rischi particolari per l’uomo sulla base di studi convenzionali di sicurezza farmacologica, tossicità per dosi ripetute, genotossicità e potenziale cancerogeno. Studi nei ratti hanno mostrato che il trattamento con alendronato durante la gravidanza è stato associato a distocia durante il parto, legata all’ipocalcemia nelle madri. Negli studi, i ratti ai quali sono state somministrate le dosi più alte hanno mostrato una maggiore incidenza di ossificazione fetale incompleta. Non è nota la rilevanza di ciò per l’uomo.
6.1 lista degli eccipienti
Cellactose 80 (lattosio monoidrato e cellulosa, in polvere)
Croscarmellosa sodica (E468)
Silice colloidale anidra (E551)
Magnesio stearato (E470b)
6.2 incompatibilità
Non applicabile
6.3 periodo di validità
2 anni
6.4 precauzioni particolari per la conservazione
Questo prodotto medicinale non richiede particolari condizioni di conservazione.
6.5 Natura e contenuto della confezione
Blisters in PVC/Alluminio in confezioni contenenti 2, 4 o 12 compresse.
È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
6.6 Precauzioni particolari per lo smaltimento
Nessuna istruzione particolare.
7. titolare dell’autorizzazione per l’immissione in commercio
Actavis Group PTC ehf – Reykjavíkurvegi 76–78, 220 Hafnarfjörður (Islanda)
8. numero dell’autorizzazione all’immissione in commercio
70mg compresse 2 compresse in blister PVC/Al – AIC n. 038800013/M
70mg compresse 4 compresse in blister PVC/Al – AIC n. 038800025/M
70mg compresse 12 compresse in blister PVC/Al – AIC n. 038800037/M
9. DATA DI PRIMA AUTORIZZAZIONE/RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE
Data della prima autorizzazione: 13/05/2009
Data del rinnovo più recente: 24/09/2012