Riassunto delle caratteristiche del prodotto - ACIDO IBANDRONICO BLUEFISH
1.
Acido Ibandronico Bluefish 150 mg compresse rivestite con film
2.
Ciascuna compressa rivestita con film contiene 150 mg di acido ibandronico (come sodio ibandronato monoidrato).
Eccipienti:
Ciascuna compressa rivestita con film contiene 2,7 mg di lattosio monoidrato.
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
3.
Compresse rivestite con film.
Compresse di colore bianco, di forma rotonda biconvessa con dimensioni: 11,2mm±0,1mm di diametro.
4. informazioni cliniche
4.1.
Trattamento dell’osteoporosi in donne in post-menopausa ad elevato rischio di frattura (vedere paragrafo 5.1).
E’ stata dimostrata una riduzione del rischio di fratture vertebrali; non è stata stabilita l’efficacia sulle fratture del collo del femore.
4.2.
Posologia
La dose raccomandata è una compressa rivestita con film da 150 mg una volta al mese. E’ preferibile assumere la compressa nello stesso giorno di ogni mese.
Le compresse di Acido Ibandronico Bluefish devono essere assunte dopo un digiuno notturno (di almeno 6 ore) e 1 ora prima dell’assunzione di cibi e bevande (a parte l’acqua) al mattino (vedere paragrafo 4.5) o di qualsiasi altro farmaco o integratore orale (compreso il calcio).
In caso di dimenticanza di una somministrazione, alle pazienti va indicato di prendere una compressa di Acido Ibandronico Bluefish 150 mg il mattino successivo al giorno in cui si sono ricordate, a meno che non manchino meno di 7 giorni alla successiva assunzione programmata. In seguito le pazienti devono continuare ad assumere la compressa una volta al mese alla scadenza programmata originariamente.
Nel caso in cui manchino meno di 7 giorni alla successiva assunzione programmata, le pazienti devono attendere fino al giorno della successiva assunzione e quindi continuare ad assumere una compressa una volta al mese come programmato inizialmente.
Le pazienti non devono assumere due compresse nella stessa settimana.
Le pazienti devono ricevere un’integrazione di calcio e/o vitamina D se l’assunzione mediante l’alimentazione è inadeguata (vedere paragrafi 4.4 e 4.5).
Documento reso disponibile da AIFA il 29/04/2021
Esula dalla competenza dell’AIFA ogni eventuale disputa concernente i diritti di proprietà industriale e la tutela brevettuale dei dati relativi all’AIC dei medicinali e, pertanto, l’Agenzia non può essere ritenuta responsabile in alcun modo di eventuali violazioni da parte del titolare dell'autorizzazione all'immissione in commercio (o titolare AIC).
La durata ottimale del trattamento con bifosfonati per l’osteoporosi non è stata stabilita. E’ necessario rivalutare periodicamente su base individuale l’utilità della prosecuzione del trattamento, considerando i benefici e i potenziali rischi dell’assunzione di acido ibandronico, specialmente dopo 5 anni o più di utilizzo. Popolazioni particolari
Pazienti con compromissione renale
Nelle pazienti con compromissione renale lieve o moderata dove la clearance della creatinina è pari o superiore a 30 ml/min non è necessario alcun aggiustamento della dose.
In conseguenza della limitata esperienza clinica (vedere paragrafi 4.4 e 5.2), il trattamento con Acido Ibandronico Bluefish non è raccomandato nelle pazienti con una clearance della creatinina inferiore a 30 ml/min a causa della limitata esperienza clinica (vedere paragrafo 4.4 e 5.2).
Pazienti con compromissione epatica
Non è richiesto alcun aggiustamento della dose (vedere paragrafo 5.2).
Popolazione anziana(>65 anni)
Non è richiesto alcun aggiustamento della dose (vedere paragrafo 5.2).
Popolazione pediatrica
Non vi è un uso rilevante di Acido Ibandronico Bluefish nei bambini sotto i 18 anni, e Acido Ibandronico Bluefish non è stato studiato in questa popolazione pediatrica (vedere paragrafo 5.1 e 5.2).
Modo di somministrazione
Per uso orale.
Le compresse devono essere ingerite intere con un bicchiere d’acqua (da 180 a 240 ml) con la paziente seduta o in piedi in posizione eretta. Non deve essere utilizzata acqua ad elevata concentrazione di calcio. Se c’è un problema associato a livelli potenzialmente elevati di calcio nell’acqua del rubinetto (acqua dura), si consiglia di utilizzare acqua in bottiglia con un basso contenuto di minerali. Le pazienti non devono sdraiarsi per 1 ora dopo l’assunzione di Acido Ibandronico Bluefish. L’acqua è l’unica bevanda che deve essere assunta con Acido Ibandronico Bluefish. Le pazienti non devono né masticare né succhiare le compresse, a causa di potenziali ulcerazioni orofaringee.4.3.
Ipersensibilità all’Acido Iibandronico o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.
– Anomalie dell’esofago che ritardano lo svuotamento esofageo, come stenosi o acalasia
– Incapacità di mantenere la posizione eretta in piedi o da seduti per almeno 60 minuti
– Ipocalcemia
4.4.
Patologie gastrointestinali
I bifosfonati somministrati oralmente possono causare irritazione locale del tratto superiore della mucosa gastrointestinale. A causa di questi possibili effetti irritanti e del potenziale peggioramento della patologia di base, occorre usare cautela quando Acido Ibandronico Bluefish viene somministrato a pazienti con problemi del tratto gastrointestinale superiore in corso (per esempio esofago di Barrett, disfagia, altre malattie esofagee, gastrite, duodenite o ulcere).
Reazioni avverse quali esofagite, ulcere esofagee ed erosioni esofagee, in alcuni casi gravi e che richiedono l'ospedalizzazione, raramente con sanguinamento o seguite da stenosi esofagee o perforazione, sono state riportate in pazienti in trattamento con bifosfonati orali. Il rischio di eventi avversi gravi a livello esofageo sembra essere maggiore nei pazienti che non si sono attenuti alle istruzioni per il dosaggio e/o che continuano ad assumere bifosfonati per via orale dopo lo sviluppo di sintomi riferibili ad irritazione esofagea. I pazienti devono prestare particolare attenzione ed essere in grado di attenersi alle istruzioni per il dosaggio (vedere paragrafo 4.2).
I medici devono essere attenti a qualsiasi segno o sintomo che segnala una possibile reazione esofagea e i pazienti devono essere informati di sospendere Acido Ibandronico Bluefish e rivolgersi al medico se sviluppano disfagia, odinofagia, dolore retrosternale, insorgenza o peggioramento di pirosi.
Mentre nessun aumento del rischio è stato osservato negli studi clinici controllati, vi sono state segnalazioni post-marketing di ulcere gastriche e duodenali con l’uso orale di bifosfonati, alcune delle quali gravi ed associate a complicanze.
Dato che i medicinali antinfiammatori non steroidei e i bifosfonati sono entrambi associati alla comparsa di irritazione gastrointestinale, si deve usare cautela durante la somministrazione contemporanea.
Ipocalcemia
L’ipocalcemia deve essere corretta prima di iniziare la terapia con Acido Ibandronico Bluefish. Anche altri disturbi del metabolismo osseo e minerale devono essere trattati efficacemente. Un’adeguata assunzione di calcio e vitamina D è importante in tutte le pazienti.
Compromissione renale
A causa della limitata esperienza clinica, Acido Ibandronico Bluefish non è raccomandato in pazienti con una clearance della creatinina inferiore a 30 ml/min (vedere paragrafo 5.2).
Osteonecrosi della mandibola/mascella
Dopo l’immissione in commercio, l’osteonecrosi della mandibola/mascella è stata riscontrata molto raramente nei pazienti che assumono Acido Ibandronico Bluefish per l’osteoporosi (vedere paragrafo 4.8). L’inizio del trattamento o di un nuovo ciclo di terapia deve essere ritardato nei pazienti con lesioni aperte non cicatrizzate dei tessuti molli all’interno del cavo orale.
Si raccomanda una visita odontoiatrica con un’appropriata profilassi dentale e una valutazione individuale del rapporto rischio/beneficio prima del trattamento con Acido Ibandronico Bluefish in pazienti con fattori di rischio concomitanti.
Si devono considerare i seguenti fattori di rischio quando si valuta il rischio di un paziente di sviluppare l’osteonecrosi della mandibola/mascella:
Potenza del prodotto medicinale che inibisce il riassorbimento dell’osso ( rischio più elevato per i composti più potenti), via di somministrazione ( rischio più alto con la somministrazione per via parenterale) e dose cumulativa della terapia per il riassorbimento osseo Cancro, condizioni di co-morbidità (es. anemia, coagulopatie, infezione), fumo Terapie concomitanti: corticosteroidi, chemioterapia, inibitori dell’angiogenesi, radioterapia alla testa e al collo Scarsa igiene orale, malattia peridontale, dentiere scarsamente fissate, storia di patologia dentale, procedure dentali invasive come ad esempio l’estrazioni dentarie.Tutti i pazienti devono essere incoraggiati a mantenere una buona igiene orale, a sottoporsi ai controlli odontoiatrici di routine, e a riportare immediatamente qualsiasi sintomo orale come mobilità dentale, dolore
o gonfiore, o ulcere non guarite o secrezione durante il trattamento con Acido Ibandronico Bluefish. Durante il trattamento, le procedure dentali invasive possono essere effettuate solo dopo attenta considerazione e devono essere evitate in stretta prossimità della somministrazione di Acido Ibandronico Bluefish.
Il piano di trattamento dei pazienti che sviluppano l’osteonecrosi della mandibola/mascella deve essere definito in stretta collaborazione con medico curante, dentista e chirurgo orale con esperienza sull’osteonecrosi della mandibola/mascella. Un’interruzione temporanea del trattamento con Acido Ibandronico Bluefish deve essere presa in considerazione fino a che la condizione non si risolva e i fattori rischio contribuenti siano mitigati laddove possibile.
Osteonecrosi del canale uditivo esterno
È stata riferita osteonecrosi del canale uditivo esterno in concomitanza con l'uso di bisfosfonati, prevalentemente in associazione a terapie di lungo termine. Tra i possibili fattori di rischio dell'osteonecrosi del canale uditivo esterno sono inclusi l'uso di steroidi e la chemioterapia e/o fattori di rischio locali quali infezione o trauma. L’eventualità di osteonecrosi del canale uditivo esterno deve essere valutata in pazienti trattati con bisfosfonati che presentano sintomi a carico dell'orecchio, tra cui infezioni croniche dell'orecchio.
Fratture atipiche del femore
Durante la terapia con bifosfonati sono state riportate fratture atipiche sottotrocanteriche e diafisarie del femore, principalmente in pazienti in trattamento a lungo termine per osteoporosi. Queste fratture trasversali o oblique corte possono verificarsi in qualsiasi parte del femore, a partire da appena sotto il piccolo trocantere fino a sopra la linea sovracondiloidea. Queste fratture si verificano spontaneamente o dopo un trauma minimo, e alcuni pazienti manifestano dolore alla coscia o all’inguine, spesso associato a evidenze di diagnostica per immagini di fratture da stress, settimane o mesi prima del verificarsi della frattura femorale completa. Le fratture sono spesso bilaterali; pertanto nei pazienti trattati con bifosfonati che hanno subito una frattura della diafisi femorale deve essere esaminato il femore controlaterale. E’ stata riportata anche una limitata guarigione di queste fratture. Nei pazienti con sospetta frattura atipica femorale si deve prendere in considerazione l’interruzione della terapia con bifosfonati in attesa di una valutazione del paziente basata sul rapporto beneficio-rischio individuale.
Durante il trattamento con bifosfonati i pazienti devono essere informati di segnalare qualsiasi dolore alla coscia, all’anca o all’inguine, e qualsiasi paziente manifesti tali sintomi deve essere valutato per la presenza di un’incompleta frattura del femore.
Intolleranza al galattosio
Questo medicinale contiene lattosio. I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit di Lapp lattasi, o da malassorbimento di glucosio-galattosio, non devono assumere questo medicinale.
4.5.
Interazione medicinale – cibo
La biodisponibilità orale dell’acido ibandronico è generalmente ridotta dalla presenza di cibo. In particolare, i prodotti contenenti calcio e altri cationi polivalenti (quali alluminio, magnesio e ferro), tra cui il latte, possono interferire con l’assorbimento di Acido Ibandronico Bluefish, il che è in accordo con quanto rilevato negli studi sull’animale. Le pazienti, perciò, devono assumere Acido Ibandronico Bluefish dopo un digiuno notturno (almeno 6 ore) e continuare a digiunare per 1 ora dopo l’assunzione di Acido Ibandronico Bluefish (vedere paragrafo 4.2).
Documento reso disponibile da AIFA il 29/04/2021
Esula dalla competenza dell’AIFA ogni eventuale disputa concernente i diritti di proprietà industriale e la tutela brevettuale dei dati relativi all’AIC dei medicinali e, pertanto, l’Agenzia non può essere ritenuta responsabile in alcun modo di eventuali violazioni da parte del titolare dell'autorizzazione all'immissione in commercio (o titolare AIC).
Integratori a base di calcio, antiacidi e alcuni medicinali orali contengono cationi multivalenti
Gli integratori a base di calcio, gli antiacidi e alcuni medicinali orali contenenti cationi polivalenti (quali alluminio, magnesio e ferro) possono interferire con l’assorbimento di Acido Ibandronico Bluefish. Pertanto, le pazienti non devono assumere altri medicinali per via orale per almeno 6 ore prima di assumere Acido Ibandronico Bluefish e per 1 ora dopo l’assunzione di Acido Ibandronico Bluefish.
Interazioni con altri medicinali
Le interazioni metaboliche non sono considerate probabili, dato che l’acido ibandronico non inibisce i principali isoenzimi epatici umani del P450 ed è stato dimostrato che non induce il sistema dei citocromi epatici P450 nel ratto (vedere paragrafo 5.2). L’acido ibandronico viene eliminato solamente con l’escrezione renale e non è sottoposto ad alcuna biotrasformazione.
Acido acetilsalicilico e FANS
Dal momento che l’acido acetilsalicilico, i farmaci antinfiammatori non-steroidei (FANS) e i bifosfonati sono associati a irritazione gastrointestinale, durante la somministrazione concomitante occorre prestare cautela (vedere paragrafo 4.4).
Bloccanti dei recettori H2 o inibitori della pompa protonica
Delle oltre 1500 pazienti arruolate nello studio BM 16549, che metteva a confronto un regime posologico mensile con uno giornaliero di acido ibandronico, il 14 % e il 18 % assumeva bloccanti dei recettori H2 istaminergici o inibitori della pompa protonica, rispettivamente dopo uno e due anni. Tra queste pazienti, l’incidenza di eventi a carico del tratto superiore dell’apparato gastrointestinale in quelle trattate con 150 mg di acido ibandronico una volta al mese è risultata simile a quella nelle pazienti trattate con 2,5 mg di acido ibandronico al giorno.
In volontari maschi sani e donne in post-menopausa, la somministrazione di ranitidina per via endovenosa ha determinato un aumento della biodisponibilità dell’acido ibandronico del 20 % circa, probabilmente come risultato della ridotta acidità gastrica. Dato che questo aumento, comunque, è nell’ambito della normale variabilità della biodisponibilità dell’acido ibandronico, non sono ritenuti necessari aggiustamenti della dose quando Acido Ibandronico Bluefish viene somministrato in concomitanza con H2-antagonisti o altri principi attivi che aumentano il pH gastrico.
4.6.
Acido Ibandronico è destinato a uso esclusivo delle donne in post-menopausa e non deve essere somministrato a donne in età fertile.
Non vi sono dati adeguati provenienti dall’uso dell’acido ibandronico nelle donne in gravidanza. Studi condotti nei ratti hanno dimostrato una tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3). Il rischio potenziale per gli esseri umani non è noto.
Acido Ibandronico Bluefish non deve essere utilizzato durante la gravidanza.
Non è noto se l’acido ibandronico sia escreto nel latte materno umano. Studi condotti su ratti durante l’allattamento hanno mostrato bassi livelli di acido ibandronico nel latte materno dopo somministrazione endovenosa.
Acido Ibandronico Bluefish non deve essere usato durante l’allattamento con latte materno.
Non vi sono dati sugli effetti dell’acido ibandronico nell’uomo. Negli studi di riproduzione condotti nel ratto somministrato per via orale, l’acido ibandronico ha diminuito la fertilità. Negli studi condotti nel ratto utilizzando la somministrazione endovenosa, l’acido ibandronico ha ridotto la fertilità a dosi giornaliere elevate (vedere paragrafo 5.3).
4.7.
In base alle proprietà farmacodinamiche, al profilo farmacocinetico e alle reazioni avverse segnalate ci si attende che l’acido ibandronico abbia un’influenza nulla o trascurabile sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari.
4.8.
Riassunto del profilo di sicurezza
Le reazioni avverse più gravi segnalate sono reazione/shock anafilattico, fratture atipiche del femore, osteonecrosi della mandibola/mascella, irritazione gastrointestinale, infiammazione oculare (vedere paragrafo „Descrizione di reazioni avverse selezionate“ e paragrafo 4.4).
Le reazioni avverse più frequentemente segnalate sono artralgia e sintomi simili a quelli dell’influenza. Questi sintomi si presentano di solito in concomitanza con la prima dose, sono generalmente di breve durata, di intensità lieve o moderata e di solito si risolvono proseguendo il trattamento senza bisogno di misure correttive (vedere paragrafo “Malattia simil influenzale”).
Elenco tabulato delle reazioni avverse
Nella tabella 1 è presentato un elenco completo delle reazioni avverse. La sicurezza del trattamento orale con acido ibandronico 2,5 mg una volta al giorno è stata valutata su 1521 pazienti trattati in 4 studi clinici controllati verso placebo, di cui la maggior parte dei pazienti proveniva dallo studio principale sulle fratture della durata di tre anni (MF4411).
Nello studio principale della durata di due anni su donne in post-menopausa affette da osteoporosi (BM 16549), la sicurezza complessiva di 150 mg di Acido Ibandronico una volta al mese è risultata simile a quella di 2,5 mg di acido ibandronico al giorno. La percentuale complessiva delle pazienti che hanno riportato una reazione avversa è stata del 22,7 % e 25,0 % con la somministrazione di 150 mg di acido ibandronico una volta al mese, rispettivamente dopo uno e due anni. Nella maggioranza dei casi non hanno comportato l’interruzione del trattamento.
Le reazioni avverse sono elencate in accordo alla classificazione per sistemi e organi secondo MedDRA e alla categoria di frequenza. Le categorie di frequenza sono definite usando le seguenti convenzioni: molto comune (≥1/10), comune (≥ 1/100, < 1/10), non comune (≥ 1/1.000, < 1/100), raro (≥ 1/10.000, < 1/1.000), molto raro (< 1/10.000), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base di dati disponibili). All’interno di ciascun gruppo di frequenza, le reazioni avverse sono presentate in ordine decrescente di gravità.
Tabella 1: reazioni avverse verificatesi in donne in post-menopausa in trattamento con acido ibandronico 150 mg una volta al mese o con acido ibandronico 2,5 mg al giorno negli studi di fase III BM16549 e MF4411 e nell’esperienza post commercializzazione.
Classificazione per Sistemi e Organi | Frequenza | Reazioni avverse |
Disturbi del sistema immunitario | Non comune | Esacerbazione dell’asma |
Documento reso disponibile da AIFA il 29/04/2021
Esula dalla competenza dell’AIFA ogni eventuale disputa concernente i diritti di proprietà industriale e la tutela brevettuale dei dati relativi all’AIC dei medicinali e, pertanto, l’Agenzia non può essere ritenuta responsabile in alcun modo di eventuali violazioni da parte del titolare dell'autorizzazione all'immissione in commercio (o titolare AIC).
Raro | Reazioni di ipersensibilità | |
Molto raro | Reazione anafilattica/shock † | |
Patologie del sistema nervoso | Comune | Cefalea |
Non comune | Capogiri | |
Patologie gastrointestinali | Comune | Esofagite, gastrite, malattia da reflusso gastroesofageo, dispepsia, diarrea, dolore addominale, nausea |
Non comune | Esofagite incluse ulcerazioni esofagee o stenosi e disfagia, vomito, flatulenza. | |
Raro | Duodenite | |
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo | Comune | Eruzione cutanea |
Raro | Angioedema, edema del volto, orticaria | |
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo | Comune | Artralgia, Mialgia, dolore muscoloscheletrico, crampi muscolari, rigidità muscoloscheletrica |
Non comune | Dolore dorsale | |
Raro | Fratture atipiche sottotrocanteriche e diafisarie del femore† | |
Molto raro | Osteonecrosi della mandibola/mascella*† Osteonecrosi del canale uditivo esterno (reazione avversa per la classe dei bisfosfonati). | |
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione | Comune | Malattia simil- influenzale* |
Non comune | Affaticamento | |
Patologie dell’occhio | Raro | Infiammazione oculare† |
Vedere ulteriori informazioni sotto
†Identificati durante l’esperienza successiva alla commercializzazione.
Descrizione delle reazioni avverse selezionate
Malattia simil-i nfluenza le
La malattia simil-influenzale comprende eventi segnalati come reazioni di fase acuta o sintomi quali mialgia, artralgia, febbre, brividi, affaticamento, nausea, perdita dell’appetito o dolore alle ossa.
Eventi avversi gastrointestinali
Nello studio sul trattamento mensile sono state incluse pazienti con anamnesi di patologie gastrointestinali, comprese le pazienti affette da ulcera peptica, in assenza di sanguinamento recente o ricovero ospedaliero, e le pazienti affette da dispepsia o reflusso sotto controllo farmacologico. Per queste pazienti non sono emerse differenze nell’incidenza degli eventi avversi a carico del tratto superiore dell’apparato gastrointestinale tra il regime terapeutico di 150 mg una volta al mese e quello di 2,5 mg al giorno.
Osteonecrosi della mandibola/mascella
Sono stati riportati casi di osteonecrosi della mandibola/mascella, prevalentemente in pazienti affetti da cancro trattati con medicinali che inibiscono il riassorbimento osseo, come l’acido ibandronico (vedere paragrafo 4.4). Casi di osteonecrosi della mandibola/mascella sono stati riportati in seguito all’immissione in commercio di acido ibandronico.
Infiammazione oculare
Con l’utilizzo dell’acido ibandronico, sono stati riportati eventi infiammatori oculari come uveiti, episcleriti e scleriti. In alcuni casi, questi eventi non si sono risolti fino alla sospensione della terapia con acido ibandronico.
Reazione anafilattica/shock
Casi di reazione anafilattica/shock, inclusi eventi fatali, si sono manifestati in pazienti trattati con acido ibandronico per via endovenosa.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette
La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo:.
4.9.
Non si hanno a disposizione informazioni specifiche sul trattamento del sovradosaggio con Acido Ibandronico Bluefish.
Comunque, sulla base delle conoscenze di questa classe di farmaci, il sovradosaggio orale può determinare reazioni avverse del tratto gastrointestinale superiore (quali disturbi di stomaco, dispepsia, esofagite, gastrite o ulcera) o ipocalcemia. Per legare Acido Ibandronico Bluefish devono essere somministrati latte o antiacidi e ogni reazione avversa deve essere trattata sintomaticamente. Proprio per il rischio di irritazione esofagea, si deve evitare di indurre il vomito e la paziente deve rimanere in posizione eretta.
5. PROPRIETA’ FARMACOLOGICHE
5.1.
Categoria farmacoterapeutica: Farmaci per il trattamento delle patologie ossee, bifosfonati, codice ATC: M05-BA06
Meccanismo di azione
L’acido ibandronico è un bifosfonato estremamente potente, appartenente al gruppo dei bifosfonati contenenti azoto, che agisce selettivamente sul tessuto osseo e specificamente inibisce l’attività osteoclastica senza influenzare direttamente la formazione dell’osso. Non interferisce con il reclutamento degli osteoclasti. L’acido ibandronico porta a progressivi incrementi netti nella massa ossea e a una ridotta incidenza di fratture mediante la riduzione dell’aumentato ricambio osseo verso i valori premenopausali nelle pazienti post-menopausali.
Effetti farmacodinamici
L’azione farmacodinamica dell’acido ibandronico è l’inibizione del riassorbimento osseo. In vivo , l’acido ibandronico previene la distruzione ossea indotta sperimentalmente, provocata dalla cessazione dell’attività gonadica, da retinoidi, da tumori o da estratti tumorali. Nei ratti giovani (in rapida crescita), è inibito anche il riassorbimento osseo endogeno, il che comporta un aumento della massa ossea normale rispetto agli animali non trattati.
Modelli animali hanno confermato che l’acido ibandronico è un inibitore molto potente dell’attività osteoclastica.
Nei ratti in crescita, non vi sono evidenze di una compromissione della mineralizzazione anche con dosi 5.000 volte superiori a quella necessaria per il trattamento dell’osteoporosi.
La somministrazione a lungo termine, sia giornaliera che intermittente (con prolungati intervalli tra una somministrazione e l’altra), nei ratti, cani e scimmie, è stata associata con la formazione di osso nuovo di qualità normale e di resistenza meccanica conservata o aumentata, anche con dosi nell’intervallo di tossicità. Nell’uomo, l’efficacia dell’acido ibandronico sia per somministrazione giornaliera che intermittente con un intervallo di 9–10 settimane tra una dose e l’altra, è stata confermata in uno studio clinico (MF 4411) nel quale l’acido ibandronico ha dimostrato la sua efficacia anti-frattura.
In modelli animali, l’acido ibandronico ha determinato modificazioni biochimiche indicative di una inibizione dose-dipendente del riassorbimento osseo, tra cui la soppressione dei marcatori biochimici urinari della degradazione del collagene osseo (quali la deossipiridinolina e i cross linked telopeptidi N-terminali del collagene di tipo I (NTX)).
In uno studio di bioequivalenza di fase 1 condotto su 72 donne in post-menopausa trattate con 150 mg per via orale ogni 28 giorni, per un totale di quattro somministrazioni, l’inibizione del CTX sierico in seguito alla prima somministrazione è stata osservata già dopo 24 ore dalla stessa (inibizione mediana del 28 %); l’inibizione mediana massima (69 %) è stata osservata dopo 6 giorni. Successivamente alla terza e alla quarta somministrazione, l’inibizione mediana massima a 6 giorni dalla somministrazione è stata del 74 %, per scendere a un’inibizione mediana del 56 % 28 giorni dopo la quarta somministrazione. In assenza di ulteriori somministrazioni, la soppressione dei marcatori biochimici del riassorbimento osseo si riduce.
Efficacia Clinica
I fattori di rischio indipendenti come, ad esempio, un basso BMD, l’età, la presenza di fratture pregresse, un’anamnesi familiare di fratture, un elevato turnover osseo e un basso indice di massa corporea, devono essere presi in considerazione al fine di identificare le donne ad elevato rischio di fratture osteoporotiche.
Acido ibandronico 150 mg una volta al mese
Densità minerale ossea (BMD)
In uno studio multicentrico, in doppio cieco, della durata di due anni (BM 16549) condotto su donne in postmenopausa con osteoporosi (BMD T – score- basale della colonna lombare inferiore a –2,5 DS), 150 mg di acido ibandronico una volta al mese hanno dimostrato essere efficaci almeno quanto 2,5 mg di acido ibandronico al giorno nell’incrementare la BMD. Ciò è stato dimostrato sia dall’analisi primaria a un anno che da quella di conferma relativa agli endpoint a due anni (Tabella 2).
Documento reso disponibile da AIFA il 29/04/2021
Esula dalla competenza dell’AIFA ogni eventuale disputa concernente i diritti di proprietà industriale e la tutela brevettuale dei dati relativi all’AIC dei medicinali e, pertanto, l’Agenzia non può essere ritenuta responsabile in alcun modo di eventuali violazioni da parte del titolare dell'autorizzazione all'immissione in commercio (o titolare AIC).
Tabella 2: Variazione relativa media rispetto ai valori iniziali della BMD della colonna lombare, dell’anca in toto, del collo del femore e del trocantere dopo un anno (analisi primaria) e dopo due anni di trattamento (popolazione per protocollo) nello studio BM 16549. | ||||
Dati a un anno dallo studio BM 16549 | Dati a due anni dallo studio BM 16549 | |||
Variazioni relative medie rispetto ai valori iniziali % [IC 95%] | Acido ibandronico 2,5 mg al giorno (N=318) | Acido ibandronico 150 mg una volta al mese (N=320) | Acido ibandronico 2,5 mg al giorno (N=294) | Acido ibandronico 150 mg una volta al mese (N=291) |
BMD della colonna lombare L2-L4 | 3,9 [3,4, 4,3] | 4,9 [4,4, 5,3] | 5,0 [4,4, 5,5] | 6,6 [6,0, 7,1] |
BMD dell’anca in toto | 2,0 [1,7, 2,3] | 3,1 [2,8, 3,4] | 2,5 [2,1, 2,9] | 4,2 [3,8, 4,5] |
BMD del collo del femore | 1,7 [1,3, 2,1] | 2,2 [1,9, 2,6] | 1,9 [1,4, 2,4] | 3,1 [2,7, 3,6] |
BMD del trocantere | 3,2 [2,8, 3,7] | 4,6 [4,2, 5,1] | 4,0 [3,5, 4,5] | 6,2 [5,7, 6,7] |
Inoltre, in un’analisi pianificata prospettivamente, 150 mg di acido ibandronico una volta al mese si sono dimostrati superiori a 2,5 mg di acido ibandronico al giorno nell’incrementare i valori di BMD della colonna lombare, a un anno (p=0,002) e a due anni (p<0,001).
A un anno (analisi primaria), il 91,3% (p=0,005) delle pazienti trattate con 150 mg di acido ibandronico una volta al mese ha ottenuto un incremento della BMD della colonna lombare superiore o pari ai valori iniziali (responder in termini di BMD) rispetto all’84,0% delle pazienti trattate con 2,5 mg di acido ibandronico al giorno. A due anni, sono risultate responder il 93,5% (p=0,004) e l’86,4% delle pazienti trattate con 150 mg di acido ibandronico una volta al mese o con 2,5 mg di acido ibandronico al giorno rispettivamente.
Per quanto riguarda la BMD dell’anca in toto, a un anno il 90,0% (p<0,001) delle pazienti trattate con 150 mg di acido ibandronico una volta al mese e il 76,7% delle pazienti trattate con 2,5 mg di acido ibandronico al giorno hanno riportato aumenti della BMD dell’anca in toto superiori o pari ai valori iniziali. A due anni, il 93,4% (p<0,001) delle pazienti trattate con 150 mg di acido ibandronico una volta al mese e il 78,4% delle pazienti trattate con 2,5 mg di acido ibandronico al giorno hanno riportato incrementi della BMD dell’anca in toto superiori o pari ai valori iniziali.
Utilizzando un criterio più restrittivo, che associa la BMD della colonna lombare e quella dell’anca in toto, l’83,9% (p<0,001) e il 65,7% delle pazienti trattate rispettivamente con 150 mg di Acido Ibandronico una volta al mese o con 2,5 mg di acido ibandronico al giorno sono state classificate come responder a un anno. A due anni, l’87,1% (p<0,001) e il 70,5% delle pazienti rispettivamente nel braccio dei 150 mg al mese e in quello dei 2,5 mg al giorno hanno soddisfatto tale criterio.
Marcatori biochimici del turnover osseo
Riduzioni clinicamente significative dei livelli sierici del CTX sono state osservate in corrispondenza di ogni misurazione, vale a dire a 3, 6, 12 e 24 mesi. Dopo un anno (analisi primaria), la variazione relativa mediana rispetto ai valori iniziali è stata pari a –76% con 150 mg di acido ibandronico una volta al mese e a –67% con 2,5 mg di acido ibandronico al giorno. A due anni, la variazione relativa mediana è stata pari a –68% e a –62% rispettivamente nel braccio dei 150 mg al mese e in quello dei 2,5 mg al giorno.
A un anno, l’83,5% (p=0,006) delle pazienti trattate con 150 mg di acido ibandronico una volta al mese e il 73,9% delle pazienti trattate con 2,5 mg di acido ibandronico al giorno sono state classificate come
responder (cioè hanno riportato una riduzione ≥50 % rispetto ai valori iniziali). A due anni, il 78,7% (p=0,002) e il 65,6% delle pazienti sono state classificate come responder, rispettivamente nel braccio dei 150 mg al mese e in quello dei 2,5 mg al giorno.
Sulla base dei risultati dello studio BM 16549 si prevede che 150 mg di acido ibandronico una volta al mese siano efficaci almeno quanto 2,5 mg di acido ibandronico al giorno nella prevenzione delle fratture.
Acido ibandronico 2,5 mg al giorno
Una riduzione statisticamente significativa e clinicamente rilevante nell’incidenza di nuove fratture vertebrali radiologiche, morfometriche e cliniche è stata dimostrata nello studio iniziale sulle fratture della durata di tre anni, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo (MF 4411, Tabella 4). In questo studio, l’acido ibandronico è stato valutato alle dosi orali di 2,5 mg al giorno e di 20 mg secondo un regime posologico intermittente esplorativo. L’acido ibandronico è stato assunto 60 minuti prima dell’assunzione di cibi e bevande del mattino (periodo di digiuno post-assunzione). Lo studio ha arruolato donne di età compresa tra i 55 e gli 80 anni, in post-menopausa da almeno 5 anni, con una BMD a livello della colonna lombare da 2 a 5 DS sotto il valore medio pre-menopausale ( Tscore ) in almeno una vertebra (L1-L4) e che presentavano da una a quattro fratture vertebrali prevalenti. Tutte le pazienti hanno ricevuto 500 mg di calcio e 400 UI di vitamina D al giorno. L’efficacia è stata valutata in 2.928 pazienti. 2,5 mg di acido ibandronico somministrati una volta al giorno hanno mostrato una riduzione statisticamente significativa e clinicamente rilevante nell’incidenza di nuove fratture vertebrali. Questo regime ha ridotto l’incidenza di nuove fratture vertebrali apprezzabili radiologicamente del 62 % (p=0,0001) nei tre anni di durata dello studio. Una riduzione del rischio relativo del 61 % è stata osservata dopo 2 anni (p=0,0006). Dopo 1 anno di trattamento non è stata raggiunta una differenza statisticamente significativa (p=0,056). L’effetto antifrattura è stato continuo per tutta la durata dello studio. Non vi sono state indicazioni di una riduzione dell’effetto nel tempo.
Anche l’incidenza di fratture vertebrali cliniche è stata ridotta significativamente del 49 % (p=0,011). Il forte effetto sulle fratture vertebrali si è anche riflesso in una riduzione statisticamente significativa del calo di statura rispetto al placebo (p<0,0001).
Tabella 3: Risultati dello studio sulle fratture della durata di 3 anni MF 4411 (%, IC 95 %) | ||
Placebo (N=974) | Acido ibandronico 2,5 mg al giorno (N=977) | |
Riduzione del rischio relativo Nuove fratture vertebrali morfometriche | 62 % (40,9, 75,1) | |
Incidenza di nuove fratture vertebrali morfometriche | 9,56 % (7,5, 11,7) | 4,68 % (3,2, 6,2) |
Riduzione del rischio relativo di fratture vertebrali cliniche | 49 % (14,03, 69,49) | |
Incidenza di fratture vertebrali cliniche | 5,33 % (3,73, 6,92) | 2,75 % (1,61, 3,89) |
BMD – variazione media a 3 anni rispetto al valore iniziale – colonna lombare | 1,26 % (0,8, 1,7) | 6,54 % (6,1, 7,0) |
BMD – variazione media a 3 anni rispetto al valore iniziale – anca in toto | –0,69 % (-1,0, –0,4) | 3,36 % (3,0, 3,7) |
Documento reso disponibile da AIFA il 29/04/2021
Esula dalla competenza dell’AIFA ogni eventuale disputa concernente i diritti di proprietà industriale e la tutela brevettuale dei dati relativi all’AIC dei medicinali e, pertanto, l’Agenzia non può essere ritenuta responsabile in alcun modo di eventuali violazioni da parte del titolare dell'autorizzazione all'immissione in commercio (o titolare AIC).
L’effetto del trattamento con acido ibandronico è stato ulteriormente valutato con un’analisi della sottopopolazione di pazienti che all’inizio presentavano un T- score della BMD della colonna lombare inferiore a –2,5. La riduzione del rischio di fratture vertebrali è risultata fortemente in accordo con quella osservata nella popolazione globale.
Tabella 4: Risultati dello studio sulle fratture della durata di 3 anni MF 4411 (%, IC 95 %) nelle pazienti che all’inizio presentavano un T-score della BMD della colonna lombare inferiore a –2,5 | ||
Placebo (N=587) | Acido ibandronico 2,5 mg al giorno (N=575) | |
Riduzione del rischio relativo di nuove fratture vertebrali morfometriche | 59 % (34,5, 74,3) | |
Incidenza di nuove fratture vertebrali morfometriche | 12,54 % (9,53, 15,55) | 5,36 % (3,31, 7,41) |
Riduzione del rischio relativo di fratture vertebrali cliniche | 50 % (9,49, 71,91) | |
Incidenza di fratture vertebrali cliniche | 6,97 % (4,67, 9,27) | 3,57 % (1,89, 5,24) |
BMD – variazione media a 3 anni rispetto al valore iniziale – colonna lombare | 1,13 % (0,6, 1,7) | 7,01 % (6,5, 7,6) |
BMD – variazione media a 3 anni rispetto al valore iniziale – anca in toto | –0,70 % (-1,1, –0,2) | 3,59 % (3,1, 4,1) |
Nella popolazione generale dello studio MF 4411 non è stata osservata una riduzione delle fratture nonvertebrali; comunque l’acido ibandronico somministrato in modo giornaliero si è dimostrato efficace in una sottopopolazione a rischio elevato ( T-score della BMD del collo del femore < – 3,0), nella quale è stata osservata una riduzione del rischio di fratture non-vertebrali del 69%.
Il trattamento giornaliero con 2,5 mg ha dato come risultato un progressivo aumento della BMD dello scheletro a livello vertebrale e non vertebrale.
A tre anni l’aumento della BMD della colonna lombare in confronto a placebo è stato del 5,3 % e del 6,5 % rispetto al valore iniziale. Gli aumenti a livello dell’anca rispetto al valore iniziale sono stati del 2,8 % a livello del collo femorale, del 3,4 % a livello dell’anca in toto e del 5,5 % a livello del trocantere.
I marcatori biochimici di turnover osseo (quali il CTX urinario e l’osteocalcina sierica) hanno mostrato l’atteso quadro di soppressione ai livelli premenopausali e hanno raggiunto un massimo di soppressione in un periodo di 3–6 mesi.
È stata osservata una riduzione clinicamente significativa del 50 % dei marcatori biochimici del riassorbimento osseo già a un mese dall’inizio del trattamento con 2,5 mg di acido ibandronico.
Dopo l’interruzione del trattamento, si manifesta un ritorno ai valori patologici pre-trattamento di elevato riassorbimento osseo associato all’osteoporosi post-menopausale.
L’analisi istologica delle biopsie ossee dopo due e tre anni di trattamento in donne in post-menopausa ha mostrato che l’osso formato ha caratteristiche normali e che non esiste alcuna evidenza di un difetto di mineralizzazione.
Popolazione pediatrica (vedere paragrafo 4.2 e 5.2)
L’acido ibandronico non è stato studiato nella popolazione pediatrica, pertanto non sono disponibili dati di efficacia o di sicurezza per questa popolazione di pazienti.
5.2.
Gli effetti farmacologici principali dell’acido ibandronico sull’osso non sono direttamente legati alle effettive concentrazioni plasmatiche, come dimostrato da vari studi condotti sull’animale e sull’uomo.
Assorbimento
L’assorbimento dell’acido ibandronico nel tratto gastrointestinale superiore è rapido dopo somministrazione orale e le concentrazioni plasmatiche crescono proporzionalmente alla dose fino all’assunzione orale di 50 mg, con incrementi più che proporzionali per dosi superiori a questa. Le massime concentrazioni plasmatiche osservate sono state raggiunte in 0,5–2 ore (mediana 1 ora) a digiuno e la biodisponibilità assoluta è risultata di circa lo 0,6 %. L’entità dell’assorbimento è compromessa dall’assunzione contemporanea di cibo o bevande (a parte l’acqua naturale). La biodisponibilità è ridotta di circa il 90 % quando l’acido ibandronico è somministrato con una colazione standard, in confronto alla biodisponibilità rilevata in soggetti a digiuno. Non si verifica una significativa riduzione della biodisponibilità se l’acido ibandronico è assunto 60 minuti prima dell’assunzione di cibi e bevande del mattino. Sia la biodisponibilità sia l’aumento della BMD sono ridotti qualora cibi o bevande siano assunti quando sono passati meno di 60 minuti dall’ingestione di acido ibandronico.
Distribuzione
Dopo l’esposizione sistemica iniziale, l’acido ibandronico si lega rapidamente all’osso o viene escreto nelle urine. Nell’uomo, il volume apparente terminale di distribuzione è di almeno 90 l e la percentuale della dose che raggiunge l’osso è stimata essere il 40–50% della dose circolante. Il legame proteico nel plasma umano è approssimativamente dell’85% – 87% (determinato in vitro a concentrazioni terapeutiche di farmaco), e perciò vi è un basso potenziale per interazioni farmacologiche dovute a spiazzamento.
Biotrasformazione
Non vi sono evidenze che l’acido ibandronico sia metabolizzato sia negli animali che nell’uomo.
Eliminazione
La frazione assorbita di acido ibandronico è rimossa dalla circolazione sanguigna mediante l’assorbimento da parte dell’osso (stimata essere del 40–50 % nelle donne in post-menopausa) e la parte restante è eliminata immodificata per via renale. La frazione non assorbita di acido ibandronico è eliminata immodificata nelle feci.
L’intervallo nelle emivite apparenti valutate è ampio, l’emivita terminale apparente è generalmente nell’ambito delle 10–72 ore. Dal momento che i valori calcolati dipendono in gran parte dalla durata dello studio, dalla posologia utilizzata e dalla sensibilità del test, è probabile che la vera emivita terminale sia sostanzialmente più lunga, come avviene per altri bifosfonati. I livelli plasmatici iniziali diminuiscono rapidamente raggiungendo il 10 % del valore di picco rispettivamente entro 3 e 8 ore dalla somministrazione endovenosa e da quella orale. La clearance totale dell’acido ibandronico è bassa con valori medi compresi tra 84 e 160 ml/min. La clearance renale (circa 60 ml/min in donne sane in post-menopausa) costituisce il 50–60 % della clearance totale ed è correlata alla clearance della creatinina. Si ritiene che la differenza tra la clearance totale apparente e quella renale rifletta la captazione da parte dell’osso.
nell’escrezione di altre sostanze attive. Inoltre, l’acido ibandronico non inibisce i principali isoenzimi P450 epatici umani e non induce il sistema del citocromo P450 epatico nei ratti.
Farmacocinetica in speciali situazioni cliniche
Sesso
La biodisponibilità e la farmacocinetica dell’acido ibandronico sono simili negli uomini e nelle donne.
Razza
Non esistono evidenze di differenze interetniche clinicamente rilevanti tra asiatici e caucasici nella disponibilità di acido ibandronico. Vi sono pochi dati disponibili su pazienti di origine africana.
Pazienti con compromissione renale
La clearance renale dell’acido ibandronico nelle pazienti che presentano vari gradi di compromissione renale è correlata linearmente alla clearance della creatinina.
Non sono necessari aggiustamenti di dose per le pazienti con insufficienza renale da lieve a moderata (clearance della creatinina uguale o superiore a 30 ml/min), come dimostrato nello studio BM 16549, nel quale la maggior parte delle pazienti presentava insufficienza renale da lieve a moderata.
I soggetti affetti da insufficienza renale grave (clearance della creatinina inferiore a 30 ml/min) che hanno assunto una dose giornaliera orale di acido ibandronico di 10 mg per 21 giorni, hanno presentato concentrazioni plasmatiche 2–3 volte superiori rispetto ai soggetti con funzionalità renale normale, e la clearance totale dell’acido ibandronico è stata di 44 ml/min. Dopo somministrazione endovenosa di 0,5 mg, la clearance totale, renale e non renale sono diminuite rispettivamente del 67%, 77% e 50% in soggetti affetti da insufficienza renale grave; tuttavia non è stata osservata una riduzione della tollerabilità associata con l’aumento dell’esposizione. Per la limitata esperienza clinica, non è raccomandato l’uso dell’ acido ibandronico nelle pazienti con compromissione renale grave (vedere paragrafi 4.2 e 4.4). La farmacocinetica dell’acido ibandronico non è stata valutata in pazienti con malattia renale terminale non sottoposte a emodialisi. La farmacocinetica dell’acido ibandronico in queste pazienti è sconosciuta e l’acido ibandronico non deve essere utilizzato in questi casi.
Pazienti con compromissione epatica (vedere paragrafo 4.2)
Non esistono dati di farmacocinetica per l’acido ibandronico in pazienti affetti da compromissione epatica. Il fegato non svolge un ruolo significativo nell’eliminazione dell’acido ibandronico, che non è metabolizzato ma è eliminato tramite escrezione renale e con la captazione da parte dell’osso. Perciò non sono necessari aggiustamenti del dosaggio nelle pazienti affette da compromissione epatica.
Popolazione anziana (vedere paragrafo 4.2)
In un’analisi multivariata, l’età non è risultata un fattore indipendente per nessuno dei parametri farmacocinetici valutati. Dato che la funzionalità renale diminuisce con l’età, questo è l’unico fattore da tenere in considerazione (vedere paragrafo “Compromissione renale”).
Popolazione pediatrica (vedere paragrafo 4.2 e 5.1)
Non esistono dati sull’uso di acido ibandronico in questi gruppi di età.
5.3.
Documento reso disponibile da AIFA il 29/04/2021
Esula dalla competenza dell’AIFA ogni eventuale disputa concernente i diritti di proprietà industriale e la tutela brevettuale dei dati relativi all’AIC dei medicinali e, pertanto, l’Agenzia non può essere ritenuta responsabile in alcun modo di eventuali violazioni da parte del titolare dell'autorizzazione all'immissione in commercio (o titolare AIC).
Nel cane sono stati osservati effetti tossici, ad esempio segni di danno renale, soltanto ad esposizioni considerate significativamente superiori all’esposizione massima nell’uomo, ciò indica una scarsa rilevanza clinica.
Mutagenicità/Carcinogenicità:
Non è stato osservato alcun segno di potenziale cancerogeno. I test di genotossicità non hanno rilevato alcuna evidenza di attività genetica dell’acido ibandronico.
Tossicità riproduttiva:
Non sono state riscontrate evidenze di tossicità fetale diretta o effetti teratogeni dell’acido ibandronico in ratti e conigli trattati per via orale e non si sono verificati eventi avversi sullo sviluppo nella prole F1 di ratto con un’esposizione estrapolata almeno 35 volte superiore all’esposizione nell’uomo. Negli studi di riproduzione condotti nei ratti utilizzando la somministrazione orale, gli effetti sulla fertilità consistevano in una aumentata perdita di preimpianto alla dose di 1 mg/kg/die o superiore. Negli studi di riproduzione condotti nei ratti utilizzando la somministrazione endovenosa, l’acido ibandronico ha diminuito la conta degli spermatozoi alle dosi di 0,3 e 1 mg/kg/die e ha ridotto la fertilità nei maschi alla dose di 1 mg/kg/die e nelle femmine alla dose di 1,2 mg/kg/die. Gli effetti avversi dell’acido ibandronico negli studi di tossicità riproduttiva condotti sul ratto sono stati quelli osservati con i bifosfonati come classe di farmaci. Tra di essi vi sono un ridotto numero di siti d’impianto, l’interferenza con il parto naturale (distocia) e un aumento delle modificazioni viscerali (sindrome nefro-pelvico-ureterale).
6. informazioni farmaceutiche
6.1.
Nucleo della compressa:
Povidone
Cellulosa microcristallina
Amido pregelatinizzato (mais)
Crospovidone
Silice colloidale anidra
Glicerolo dibeenato
Rivestimento della compressa:
Opadry OY-LS-28908 (bianco II) composto da:
Ipromellosa (E464)
Lattosio monoidrato
Titanio diossido (E171)
Macrogol.
6.2.
Non pertinente.
6.3.
3 anni.
6.4.
Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione.
Acido Ibandronico Bluefish 150 mg compresse rivestite con film viene fornito in blister PA/Alluminio/PVC- alluminio contenenti 1 o 3 compresse.
E’ possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
6.6.
Nessuna istruzione particolare.
7.
Bluefish Pharmaceuticals AB
P.O. Box 49013100 28 Stoccolma
Svezia
150 mg compresse rivestite con film 1 compressa in blister PA/Al/PVC/Al – AIC n. 041233014
150 mg compresse rivestite con film 3 compresse in blister PA/Al/PVC/Al – AIC n. 041233026
8.
08.03.2012