Riassunto delle caratteristiche del prodotto - VENLAFAXINA RANBAXY
1.
Venlafaxina RANBAXY 37,5 mg compresse
2.
Ogni compressa contiene 37,5 mg di venlafaxina (equivalenti a 42,413 mg di venlafaxina cloridrato).
Per l’elenco completo degli eccipienti vedere il paragrafo 6.1. Ogni compressa contiene anche lattosio anidro.
3.
Compressa.
Le compresse di Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg sono di color pesca, screziate, non rivestite, a forma di scudo, con inciso “V” e “2” su di un lato e lisce sull’altro lato.
4 informazioni cliniche
4.1. indicazioni terapeutiche
Trattamento degli episodi depressivi maggiori.
Prevenzione della ricomparsa di episodi depressivi maggiori.
4.2. posologia e modo di somministrazione
Episodi depressivi maggiori
La dose iniziale raccomandata di Venlafaxina Ranbaxy è 75 mg al giorno in due o tre dosi suddivise assunte con cibo. I pazienti che non rispondono alla dose iniziale di 75 mg al giorno possono trarre beneficio da aumenti della dose fino ad un massimo di 375 mg al giorno. Gli aumenti della dose possono essere effettuati ad intervalli di 2 settimane o più. Se clinicamente giustificato a causa della gravità dei sintomi, gli aumenti della dose possono essere effettuati ad intervalli più frequenti, ma non inferiori a 4 giorni.
A causa del rischio di effetti avversi dose-correlati, gli aumenti della dose devono essere effettuati solo dopo valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). La dose efficace più bassa deve essere mantenuta.
I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito parecchi mesi o più. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente caso per caso. Un trattamento a lungo termine può anche essere appropriato per la prevenzione della ricomparsa di episodi depressivi maggiori (MDE). Nella maggior parte dei casi, la dose raccomandata per la prevenzione della ricomparsa di MDE è uguale a quella utilizzata durante l’episodio in corso.
Documento reso disponibile da AIFA il 20/04/2021
Il trattamento con medicinali antidepressivi deve continuare per almeno sei mesi dopo la remissione della malattia.
Non si ritiene necessario alcun aggiustamento specifico della dose di venlafaxina basato esclusivamente sull’età del paziente. Tuttavia, si deve usare cautela nel trattamento dei pazienti anziani (ad es. a causa della possibilità di compromissione renale e della potenziale alterazione della sensibilità e dell’affinità dei neurotrasmettitori che si verifica con l’età). Si deve sempre utilizzare la dose efficace più bassa e i pazienti devono essere attentamente monitorati quando è richiesto un aumento della dose.
L’uso della venlafaxina non è raccomandato nei bambini e negli adolescenti.
Studi clinici controllati in bambini e adolescenti con disturbo depressivo maggiore non hanno dimostrato efficacia e non supportano l’uso di venlafaxina in questi pazienti (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).
Non sono state stabilite l’efficacia e la sicurezza della venlafaxina per altre indicazioni in bambini e adolescenti al di sotto dei 18 anni.
Nei pazienti con compromissione epatica lieve e moderata, in genere deve essere presa in considerazione una riduzione della dose del 50%. Tuttavia, a causa della variabilità interindividuale della clearance, può essere desiderabile una individualizzazione della dose.
Vi sono dati limitati sui pazienti con grave compromissione epatica. Si raccomanda cautela e deve essere presa in considerazione una riduzione della dose superiore al 50%. Il potenziale beneficio deve essere valutato rispetto al rischio nel trattamento dei pazienti con grave compromissione epatica.
Sebbene nessun cambiamento della dose sia necessario per i pazienti con velocità di filtrazione glomerulare (GFR) compresa tra 30 e 70 ml/minuto, si raccomanda di usare cautela. Per i pazienti che necessitano di emodialisi e nei pazienti con grave compromissione renale (GFR < 30 ml/min), la dose deve essere ridotta del 50%. A causa della variabilità interindividuale della clearance in questi pazienti, può essere desiderabile una individualizzazione della dose.
Si deve evitare un’interruzione improvvisa del trattamento. Quando si interrompe l’assunzione con venlafaxina, la dose deve essere ridotta gradualmente in un periodo di almeno 1–2 settimane, al fine di ridurre il rischio di reazioni da astinenza (vedere paragrafi 4.4 e 4.8). Se compaiono sintomi intollerabili a seguito della diminuzione della dose o a seguito dell’interruzione del trattamento, allora può essere considerata la decisione di riprendere la dose precedentemente prescritta. Successivamente il medico può continuare a ridurre la dose ma in modo più graduale.
Per uso orale.
Si raccomanda di assumere Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse con il cibo, all’incirca alla stessa ora ogni giorno.
I pazienti in trattamento con venlafaxina in compresse a rilascio immediato possono passare al trattamento con venlafaxina in capsule a rilascio prolungato alla dose giornaliera equivalente più vicino. Ad esempio, si può passare dall’assunzione di venlafaxina in compresse a rilascio immediato da 37,5 mg due volte al giorno a venlafaxina in capsule a rilascio prolungato da 75 mg una volta al giorno. Può essere necessario un aggiustamento individuale della dose.
4.3. controindicazioni
Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
Il trattamento concomitante con inibitori irreversibili delle monoaminoossidasi (IMAO) è controindicato a causa del rischio di sindrome serotoninergica con sintomi quali agitazione, tremore e ipertermia. Non si deve iniziare l’assunzione di venlafaxina se non sono trascorsi almeno 14 giorni dalla sospensione del trattamento con un IMAO irreversibile.
L’assunzione di venlafaxina deve essere interrotta almeno 7 giorni prima dell’inizio del trattamento con un IMAO irreversibile (vedere paragrafi 4.4 e 4.5).
4.4. avvertenze speciali e precauzioni di impiegola depressione è associata ad aumentato rischio di pensieri suicidari, autolesionismo e suicidio (suicidio/eventi correlati). tale rischio persiste fino a che non si verifica una significativa remissione. poiché possono non verificarsi miglioramenti durante le prime settimane di trattamento o in quelle immediatamente successive, i pazienti devono essere attentamente monitorati fino ad avvenuto miglioramento. e’ esperienza clinica in generale che il rischio di suicidio può aumentare nelle prime fasi del miglioramento.
Altre patologie psichiatriche per le quali la Venlafaxina è prescritta possono anche essere associate ad un aumentato rischio di comportamento suicida. Inoltre, queste patologie possono essere associate al disturbo depressivo maggiore. Pertanto, quando si trattano pazienti con altre patologie psichiatriche si devono osservare le stesse precauzioni seguite durante il trattamento di pazienti con disturbi depressivi maggiori.
Pazienti con anamnesi positiva per comportamento o pensieri suicidari, o che manifestano un grado significativo di ideazione suicidriaa prima dell’inizio del trattamento, sono noti essere a rischio maggiore di ideazione suicidaria o di tentativi di suicidio, e devono essere attentamente controllati durante il trattamento. Una meta-analisi degli studi clinici con farmaci antidepressivi controllati con placebo in pazienti adulti con disturbi psichiatrici, ha
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mostrato un aumento del rischio di comportamento suicida nei pazienti di età inferiore a 25 anni dei pazienti trattati con antidepressivi rispetto al placebo.
La terapia farmacologia con antidepressivi deve essere sempre associata ad una stretta sorveglianza dei pazienti, in particolare di quelli ad alto rischio, specialmente nelle fasi iniziali del trattamento e dopo cambiamenti di dose.
I pazienti (e chi si prende cura di loro) devono essere avvertiti della necessità di monitorare e di riportare immediatamente al proprio medico curante qualsiasi peggioramento del quadro clinico, l’insorgenza di comportamenti o pensieri suicidi o di cambiamenti comportamentali e di cercare immediatamente un consulto medico se questi sintomi si presentano.
Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse non deve essere utilizzata per il trattamento di bambini e adolescenti al di sotto dei 18 anni di età.
Comportamenti suicidi (tentativi di suicidio e ideazione suicida) e ostilità (essenzialmente aggressività, comportamento di opposizione e collera) sono stati osservati con maggiore frequenza negli studi clinici effettuati su bambini e adolescenti trattati con antidepressivi rispetto a quelli trattati con placebo. Qualora, in base ad esigenze mediche, si prenda la decisione di effettuare comunque il trattamento, il paziente dovrà essere sorvegliato attentamente per quanto concerne la comparsa di sintomi suicidi. Inoltre, non sono disponibili i dati sulla sicurezza a lungo termine per i bambini e gli adolescenti per quanto concerne la crescita, la maturazione e lo sviluppo cognitivo e comportamentale.
Come con altri agenti serotoninergici, la sindrome serotoninergica, una condizione potenzialmente pericolosa per la vita, può verificarsi con il trattamento con venlafaxina, in particolare con l’uso concomitante di altri agenti, come gli IMAO, che possono influenzare il sistema di neurotrasmissione serotoninergica (vedere paragrafi 4.3 e 4.5).
I sintomi della sindrome serotoninergica possono comprendere modifiche dello stato mentale (ad es. agitazione, allucinazioni, coma), instabilità autonomica (ad es. tachicardia, pressione sanguigna labile, ipertermia), aberrazioni neuromuscolari (ad es. iperreflessia, mancanza di coordinazione) e/o sintomi gastrointestinali (ad es. nausea, vomito, diarrea).
Può manifestarsi midriasi in associazione con la venlafaxina. Si raccomanda di monitorare attentamente i pazienti con pressione intraoculare aumentata o i pazienti a rischio di glaucoma ad angolo stretto acuto (glaucoma ad angolo chiuso).
Aumenti dose-correlati della pressione sanguigna sono stati comunemente riportati con l’uso di venlafaxina. In alcuni casi, un grave aumento della pressione sanguigna che richiedeva trattamento immediato è stato riportato nell’esperienza post-marketing. Tutti i pazienti devono essere attentamente monitorati per casi di pressione sanguigna elevata e un’ipertensione pre-esistente deve essere controllata prima di iniziare il trattamento con venlafaxina. La pressione sanguigna deve essere controllata periodicamente dopo l’inizio del trattamento e a seguito di aumenti della dose. Si deve usare cautela nei pazienti le cui patologie sottostanti potrebbero essere compromesse da aumenti della pressione sanguigna, ad esempio quelli con funzionalità cardiaca compromessa.
Possono verificarsi aumenti della frequenza cardiaca, in particolare con le dosi più alte. Si deve usare cautela con i pazienti con condizioni preesistenti che possano essere compromese da aumenti della frequenza cardiaca.
L’uso di venlafaxina non è stato studiato nei pazienti con recente anamnesi di infarto del miocardio o malattia cardiaca instabile. Pertanto, deve essere usata con cautela in questi pazienti.
Nell’esperienza post-marketing, casi di aritmia cardiaca fatale sono stati riportati con l’uso di venlafaxina, specialmente in caso di sovradosaggio. L’equilibrio tra rischio e beneficio deve essere valutato prima di prescrivere la venlafaxina ai pazienti ad alto rischio di grave aritmia cardiaca.
Durante la terapia con venlafaxina si possono presentare convulsioni. Come con tutti gli antidepressivi, il trattamento con venlafaxina deve essere introdotto con cautela nei pazienti con una storia di convulsioni, e i pazienti interessati devono essere attentamente monitorati. Il trattamento deve essere interrotto in qualsiasi paziente che sviluppi attacchi convulsivi.
Casi di iponatriemia e/o di sindrome da inadeguata secrezione di ormone antidiuretico (SIADH) possono verificarsi con la venlafaxina. Ciò è stato più frequentemente riportato nei pazienti con deplezione volumetrica o disidratati. I pazienti anziani, i pazienti che assumono diuretici e i pazienti con deplezione volumetrica per altre ragioni possono essere maggiormente a rischio per questo evento.
I medicinali che inibiscono la captazione della serotonina possono portare a una ridotta funzionalità piastrinica. Il rischio di sanguinamento della cute e delle mucose, compresa emorragia gastrointestinale, può essere aumentato nei pazienti che assumono la venlafaxina. Come con altri inibitori della ricaptazione della serotonina, la venlafaxina deve essere usata con cautela nei pazienti predisposti al sanguinamento, compresi i pazienti in trattamento con anticoagulanti e inibitori piastrinici.
In studi clinici controllati con placebo, sono stati registrati aumenti clinicamente significativi del colesterolo sierico nel 5,3% dei pazienti trattati con venlafaxina e nello 0,0% dei pazienti trattati con placebo dopo un trattamento di almeno tre mesi. La misurazione dei livelli sierici di colesterolo deve essere presa in considerazione durante il trattamento a lungo termine.
La sicurezza e l’efficacia della terapia con venlafaxina in associazione con agenti dimagranti, compresa la fentermina, non sono state stabilite. La co-somministrazione di venlafaxina e di agenti dimagranti non è raccomandata. La venlafaxina non è indicata per perdere peso né in monoterapia né in associazione con altri medicinali.
Si possono manifestare mania/ipomania in una piccola parte di pazienti con disturbi dell’umore che hanno assunto antidepressivi, compresa la venlafaxina. Come con altri antidepressivi, la venlafaxina deve essere usata con cautela nei pazienti con anamnesi personale o familiare di disturbo bipolare.
Si può manifestare aggressività in un piccolo numero di pazienti che hanno assunto antidepressivi, compresa la venlafaxina. Questo è stato riportato all’inizio del trattamento, alla modifica della dose e all’interruzione del trattamento.
Come con altri antidepressivi, la venlafaxina deve essere usata con cautela nei pazienti con storia di aggressività.
Sintomi da astinenza sono comuni quando si interrompe il trattamento, in particolare in caso di brusca interruzione (vedere paragrafo 4.8). In studi clinici, gli eventi avversi osservati a seguito della sospensione del trattamento (durante e dopo la riduzione della dose) si sono verificati in circa il 31% dei pazienti trattati con venlafaxina e il 17% dei pazienti che assumevano il placebo.
Il rischio di sintomi da astinenza può dipendere da diversi fattori, comprese la durata e la dose della terapia e la velocità di riduzione della dose. Le reazioni più comunemente riportate sono capogiri, disturbi sensoriali (compres parestesia), disturbi del sonno (compresi insonnia e sogni vividi), agitazione o ansia, nausea e/o vomito, tremore e cefalea. Generalmente questi sintomi sono da lievi a moderati; tuttavia, in alcuni pazienti possono essere di grave intensità. Si verificano di solito entro i primi giorni dalla sospensione del trattamento, ma sono stati riportati casi molto rari di tali sintomi in pazienti che avevano inavvertitamente saltato una dose. In generale, questi sintomi sono auto-limitanti e di solito si risolvono entro due settimane, sebbene in alcuni individui possano durare più a lungo (2–3 mesi o più). Quando si interrompe il trattamento si raccomanda pertanto di ridurre gradualmente la dose di venlafaxina nell’arco di diverse settimane o mesi, secondo le necessità del paziente (vedere paragrafo 4.2).
L’uso della venlafaxina è stato associato con lo sviluppo di acatisia, caratterizzata da una irrequietezza soggettivamente spiacevole o angosciante e dal bisogno di muoversi spesso accompagnato dall’incapacità di restare fermi quando si è seduti o in piedi. È più probabile che questo si verifichi entro le prime settimane di trattamento. Nei pazienti che sviluppano questi sintomi un aumento della dose può essere dannoso.
Secchezza delle fauci è riportata nel 10% dei pazienti trattati con venlafaxina. Questo può aumentare il rischio di carie e i pazienti devono essere avvertiti dell’importanza dell’igiene dentale.
I pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, deficit della lattasi di Lapp o malassorbimento del glucosio-galattosio non devono assumere questo medicinale.
Nei pazienti diabetici, il trattamento con un SSRI o con venlafaxina può alterare il controllo della glicemia. Può essere necessario aggiustare la dose di insulina e/o del antidiabetico orale.
4.5. interazioni con altri medicinali e altre forme di interazione
Inibitori delle monoaminoossidasi (IMAO)
IMAO irreversibili non selettivi
La venlafaxina non deve essere usata in associazione con IMAO irreversibili non selettivi. L’assunzione di venlafaxina non deve iniziare prima che non siano trascorsi almeno 14 giorni dalla sospensione del trattamento con un IMAO irreversibile non selettivo. L’assunzione di venlafaxina deve essere interrotta almeno 7 giorni prima dell’inizio del trattamento con un IMAO irreversibile non selettivo (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).
Inibitore reversibile selettivo della MAO-A (moclobemide)
A causa del rischio di sindrome serotoninergica, l’associazione di venlafaxina con un IMAO reversibile e selettivo, come la moclobemide, non è raccomandata. Dopo il trattamento con un IMAO reversibile, può trascorrere un periodo di sospensione inferiore ai 14 giorni prima dell’inizio del trattamento con venlafaxina. Si raccomanda di interrompere l’assunzione di venlafaxina almeno 7 giorni prima dell’inizio del trattamento con un IMAO reversibile (vedere paragrafo 4.4).
IMAO reversibile non selettivo (linezolid)
L’antibiotico linezolid è un debole IMAO reversibile e non selettivo e non deve essere somministrato ai pazienti in trattamento con venlafaxina (vedere paragrafo 4.4).
Gravi reazioni avverse sono state riportate in pazienti che avevano recentemente interrotto la terapia con un IMAO e iniziato quella con venlafaxina, o che avevano recentemente interrotto la terapia con venlafaxina prima di iniziare quella con un IMAO. Queste reazioni comprendevano tremore, mioclono, diaforesi, nausea, vomito, vampate, capogiri e ipertermia con caratteristiche assomiglianti alla sindrome neurolettica maligna, convulsioni
e morte.
Come con altri agenti serotoninergici, la sindrome serotoninergica può verificarsi con il trattamento con venlafaxina, in particolare con l’uso concomitante di altri agenti che possono influenzare il sistema di neurotrasmissione serotoninergica (compresi i triptani, gli SSRI, gli SNRI, il litio, la sibutramina, il tramadolo o l’Erba di San Giovanni [Hypericum
perforatum ]), con medicinali che interferiscono con il metabolismo della serotonina
(compresi gli IMAO), o con precursori della serotonina (come i supplementi del triptofano).
Se il trattamento concomitante con venlafaxina e un SSRI, un SNRI o un agonista dei recettori serotoninergici (triptano) è clinicamente giustificato, si raccomanda un’attenta osservazione del paziente, in particolare all’inizio del trattamento e quando si aumenta la dose. L’uso concomitante della venlafaxina con i precursori della serotonina (come i supplementi del triptofano) non è raccomandato (vedere paragrafo 4.4).
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Il rischio dell’uso di venlafaxina in associazione con altre sostanze che agiscono sul SNC non è stato valutato in modo sistematico. Pertanto, si raccomanda cautela quando la venlafaxina è assunta in associazione con altre sostanze che agiscono sul SNC.
È stato dimostrato che la venlafaxina non aumenta la compromissione delle capacità mentali e motorie causata dall’etanolo. Tuttavia, come con tutte le sostanze che agiscono sul SNC, si deve raccomandare ai pazienti di evitare il consumo di alcool.
Effetto di altri medicinali sulla venlafaxina
Ketoconazolo (inibitore del CYP3A4)
Uno studio di farmacocinetica con il ketoconazolo in metabolizzatori forti (MI) e in metabolizzatori deboli (MP) del CYP2D6 ha fornito risultati di AUC più alte della venlafaxina (rispettivamente 70% e 21% nei soggetti MP e MI del CYP2D6) e dell’O-desmetilvenlafaxina (rispettivamente 33% e 23% nei soggetti MP e MI del CYP2D6) a seguito di somministrazione di ketoconazolo. L’uso concomitante di inibitori del CYP3A4 (ad es. atazanavir, claritromicina, indinavir, itraconazolo, voriconazolo, posaconazolo, ketoconazolo, nelfinavir, ritonavir, saquinavir, telitromicina) e della venlafaxina può aumentare i livelli di venlafaxina e O-desmetilvenlafaxina. Pertanto, si raccomanda cautela se la terapia del paziente comprende l’uso concomitante di un inibitore del CYP3A4 e della venlafaxina.
Effetto della venlafaxina su altri medicinali
Litio
La sindrome serotoninergica può verificarsi con l’uso concomitante di venlafaxina e litio (vedere Sindrome serotoninergica).
Diazepam
La venlafaxina non ha effetto sulla farmacocinetica e sulla farmacodinamica del diazepam e del suo metabolita attivo, il desmetildiazepam. Il diazepam sembra non influenzare la farmacocinetica né della venlafaxina né della O-desmetilvenlafaxina. Non è noto se ci sia un’interazione farmacocinetica e/o farmacodinamica con altre benzodiazepine.
Imipramina
La venlafaxina non ha influenzato la farmacocinetica dell’imipramina e della 2-OH-imipramina. Vi è stato un aumento dose-dipendente della AUC della 2-OH-desipramina da 2,5 a 4,5 volte quando la venlafaxina è stata somministrata a dosi da 75 mg a 150 mg al giorno. L’imipramina non ha influenzato la farmacocinetica della venlafaxina e della O-desmetilvenlafaxina. Il significato clinico di questa interazione non è noto. Si deve usare cautela in caso di co-somministrazione di venlafaxina e imipramina.
Aloperidolo
Uno studio di farmacocinetica con l’aloperidolo ha mostrato una diminuzione del 42% della clearance orale totale, un aumento del 70% dell’AUC, un incremento dell’88% della Cmax ma nessuna modifica dell’emivita dell’aloperidolo. Questo deve essere tenuto in considerazione
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nei pazienti trattati contemporaneamente con aloperidolo e venlafaxina. Il significato clinico di questa interazione non è noto.
Risperidone
La venlafaxina ha aumentato l’AUC del risperidone del 50%, ma non ha alterato in modo significativo il profilo farmacocinetico della frazione attiva totale (risperidone più 9-idrossirisperidone). Il significato clinico di questa interazione non è noto.
Metoprololo
La somministrazione concomitante di venlafaxina e metoprololo a volontari sani in uno studio di interazione farmacocinetica per entrambi i medicinali ha determinato un aumento di circa il 30–40% delle concentrazioni plasmatiche del metoprololo senza alterazione delle concentrazioni plasmatiche del suo metabolita attivo, α-idrossimetoprololo. La rilevanza clinica di questo dato nei pazienti ipertesi non è nota. Il metoprololo non ha alterato il profilo farmacocinetico della venlafaxina o del suo metabolita attivo, l’O-desmetilvenlafaxina. Si deve usare cautela in caso di co-somministrazione di venlafaxina e metoprololo.
Indinavir
Uno studio di farmacocinetica con indinavir ha mostrato una riduzione del 28% dell’AUC e una riduzione del 36% della Cmax dell’indinavir. L’indinavir non ha modificato la farmacocinetica della venlafaxina e dell’O-desmetilvenlafaxina. Il significato clinico di tale interazione non è noto.
4.6. gravidanza e allattamento
Gravidanza
Non sono disponibili dati adeguati sull’uso della venlafaxina in donne in gravidanza.
Gli studi negli animali hanno evidenziato tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3). Il rischio potenziale per l’uomo non è noto. La venlafaxina deve essere somministrata a donne in gravidanza solo se i benefici attesi superano ogni possibile rischio.
Come con altri inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI/SNRI), sintomi da sospensione possono manifestarsi nei neonati se la venlafaxina è usata fino alla nascita o fino a poco prima. Alcuni neonati esposti alla venlafaxina verso la fine del terzo trimestre hanno sviluppato complicazioni che hanno richiesto alimentazione artificiale, supporto respiratorio o ospedalizzazione prolungata. Tali complicazioni possono insorgere immediatamente al momento del parto.
Dati epidemiologici indicano che l’uso di SSRIs in gravidanza, nella tarda gravidanza, può aumentare il rischio di Ipertensione Polmonare Persistente nel Neonato (IPPN). Sebbene non esistano studi che abbiano investigato un’associazione della IPPN al trattamento con farmaci SRNI, questo rischio potenziale non può essere escluso con Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse, prendendo in considerazione il relativo meccanismo d’azione (inibizione della ricaptazione della serotonina).
I seguenti sintomi possono essere osservati nei neonati se le madri hanno assunto un SSRI/SNRI in gravidanza avanzata: irritabilità, tremore, ipotonia, pianto persistente e difficoltà a succhiare o a dormire. Questi sintomi possono essere dovuti a effetti serotoninergici o a sintomi da esposizione. Nella maggior parte dei casi, queste complicazioni sono osservate immediatamente o nelle 24 ore successive al parto.
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Allattamento
La venlafaxina e il suo metabolita attivo, la O-desmetilvenlafaxina, vengono escreti nel latte materno. Ci sono state segnalazioni post-marketing di bambini allattati al seno che presentavano pianto, irritabilità e anomalie del ritmo del sonno. Sintomi corrispondenti alla sospensione della venlafaxina sono stati anche riportati dopo l’interruzione dell’allattamento al seno. Non può essere escluso un rischio per il lattante. Pertanto, si deve decidere se continuare/interrompere l’allattamento al seno o continuare/interrompere la terapia con Venlafaxina Ranbaxy, tenendo in considerazione il beneficio dell’allattamento al seno per il bambino e il beneficio della terapia con Venlafaxina Ranbaxy per la donna.
4.7. effetti sulla capacità di guidare e sull’uso di macchinari
Qualsiasi medicinale psicoattivo può compromettere la capacità di giudizio, di pensiero e motoria. Pertanto, i pazienti che assumono venlafaxina devono essere avvisati di usare cautela nella guida di veicoli o nell’utilizzo di macchinari pericolosi.
4.8. effetti indesiderati
Gli effetti indesiderati più comunemente riportati (>1/10) negli studi clinici sono stati nausea, secchezza delle fauci, cefalea e sudorazione (compresa sudorazione notturna).
Le reazioni avverse sono elencate di seguito per classe sistemica organica e per frequenza.
La frequenze sono definite come: molto comune (≥ 1/10), comune (da ≥ 1/100 a <1/10), non comune (da ≥ 1/1000 a <1/100), raro (da ≥ 1/10.000 a <1/1000), frequenza non nota (non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
Sistema corporeo | Molto comune | Comune | Non comune | Raro | Frequenza non nota |
Ematologico/ linfatico | Ecchimosi, emorragia gastrointestinale | Sanguinamento delle mucose, prolungamento del tempo di sanguinamento, trombocitopenia, discrasie ematiche (comprese agranulocitosi, anemia aplastica, neutropenia e pancitopenia) | |||
Metabolico/nutritivo | Aumento del colesterolo sierico, calo ponderale | Aumento ponderale | Anomalie dei test di funzionalità epatica, iponatriemia, epatite, sindrome da inadeguata secrezione dell’ormone antidiuretico (SIADH), aumento della prolattina |
Sistema corporeo | Molto comune | Comune | Non comune | Raro | Frequenza non nota |
Nervoso | Secchezza delle fauci (10,0%), cefalea (30,3%)* | Sogni anomali, diminuzione della libido, capogiri, aumento del tono muscolare (ipertonia), insonnia, nervosismo, parestesia, sedazione, tremore, confusione, depersonalizzazione | Apatia, allucinazioni, mioclono, agitazione, compromissione della coordinazione e dell’equilibrio | Acatisia/ irrequietezza psicomotoria, convulsioni, reazione maniacale | Sindrome neurolettica maligna (NMS), sindrome serotoninergica, delirio, reazioni extrapiramidali (comprese distonia e discinesia), discinesia tardiva, ideazione e comportamento suicidari, vertigini, aggressione |
Sensi speciali | Anomalie dell’accomodazione, midriasi, disturbo visivo | Sensazione alterata del gusto, tinnito | Glaucoma ad angolo chiuso | ||
Cardiovascolare | Ipertensione, vasodilatazione (principalmente vampate/rossore), palpitazioni | Ipotensione ortostatica, sincope, tachicardia | Ipotensione, prolungamento dell’intervallo QT, fibrillazione ventricolare, tachicardia ventricolare (compresa torsione di punta) | ||
Respiratorio | Sbadigliamento | Eosinofilia polmonare | |||
Digerente | Nausea (20,0%) | Diminuzione dell’appetito (anoressia), stipsi, vomito | Bruxismo, diarrea | Pancreatite | |
Cute | Sudorazione (compresa sudorazione notturna) [12,2%] | Rash, alopecia | Eritema multiforme, necrolisi epidermica tossica, sindrome di Stevens-Johnson, prurito, orticaria | ||
Muscoloscheletrico | Rabdomiolisi | ||||
Urogenitale | Eiaculazione/orgasmo anomali (negli uomini), anorgasmia, disfunzione erettile (impotenza), compromissione della minzione (principalmente esitazione), disturbi mestruali associati con aumento del sanguinamento o del sanguinamento irregolare (ad es. menorragia, metrorragia), pollachiuria | Orgasmo anomalo (nelle donne), ritenzione urinaria | Incontinenza urinaria | ||
Organismo in senso lato | Astenia (affaticamento), brividi | Angioedema, reazione di fotosensibilità | Anafilassi |
*Negli studi clinici raggruppati, l’incidenza della cefalea è stata del 30,3% con la venlafaxina rispetto al 31,3% con il placebo.
Casi di ideazione suicidaria e comportamenti suicidari sono stati riportati durante la terapia con venlafaxina o subito dopo l’interruzione del trattamento (vedere paragrafo 4.4).
Vedere paragrafo 4.4.
L’interruzione del trattamento con venlafaxina (in particolare quando brusca) porta comunemente a sintomi da astinenza. Le reazioni più comunemente riportate sono capogiri, disturbi sensoriali (compresa parestesia), disturbi del sonno (compresi insonnia e sogni vividi), agitazione o ansia, nausea e/o vomito, tremore, vertigini, cefalea e sindrome influenzale. Generalmente questi eventi sono da lievi a moderati ed auto-limitanti; tuttavia, in alcuni pazienti, possono essere gravi e/o prolungati. Quando il trattamento con venlafaxina non è più necessario si raccomanda pertanto di effettuare un’interruzione graduale mediante una riduzione progressiva della dose (vedere paragrafi 4.2 e 4.4).
Pazienti pediatrici
In generale, il profilo degli effetti indesiderati da venlafaxina (in studi clinici controllati con placebo) nei bambini e negli adolescenti (di età compresa tra 6 e 17 anni) è stato simile a quello osservato negli adulti. Come per gli adulti, sono stati osservati diminuzione dell’appetito, calo ponderale, aumento della pressione sanguigna e aumento del colesterolo sierico (vedere paragrafo 4.4).
In studi clinici pediatrici è stato osservato come effetto indesiderato l’ideazione suicida. C’è inoltre stato un aumento delle segnalazioni di ostilità e, specialmente nel disturbo depressivo maggiore, autolesionismo.
In particolare, nei pazienti pediatrici sono state osservate le seguentireazioni avverse: dolore addominale, agitazione, dispepsia, ecchimosi, epistassi e milagia.
4.9. sovradosaggio
Nell’esperienza post-marketing, il sovradosaggio da venlafaxina è stato riportato prevalentemente in associazione ad alcool e/o altri medicinali. Gli eventi più comunemente riportati in caso di sovradosaggio includono tachicardia, alterazioni dello stato di coscienza (che vanno dalla sonnolenza al coma), midriasi, convulsioni e vomito. Altri eventi riportati includono variazioni elettrocardiografiche (ad es. prolungamento dell’intervallo QT, blocco di branca, prolungamento del QRS), tachicardia ventricolare, bradicardia, ipotensione, vertigini e morte.
Studi retrospettivi pubblicati riportano che il sovradosaggio da venlafaxina può essere associato ad un rischio aumentato di esiti fatali in confronto al rischio osservato con antidepressivi SSRI, ma inferiore a quello con gli antidepressivi triciclici. Studi epidemiologici hanno dimostrato che i pazienti trattati con venlafaxina presentano un maggior numero di fattori di rischio suicida rispetto ai pazienti trattati con SSRI. Non è chiaro il grado con cui l’evidenza di un aumentato rischio di esiti fatali può essere attribuita alla tossicità della venlafaxina in caso di sovradosaggio, rispetto ad alcune caratteristiche dei pazienti trattati con venlafaxina. Al fine di ridurre il rischio di sovradosaggio, si deve prescrivere la quantità minima di medicinale che consenta una buona gestione del paziente.
Trattamento raccomandato
Si raccomandano misure generali di supporto e sintomatiche; il ritmo cardiaco e i segni vitali devono essere monitorati. Qundo vi è rischio di aspirazione, l’induzione dell’emesi non è raccomandata. La lavanda gastrica può essere indicata se effettuata subito dopo l’ingestione o in pazienti sintomatici. Anche la somministrazione di carbone attivo può limitare l’assorbimento del principio attivo. È improbabile che la diuresi forzata, la dialisi, l’emoperfusione e la trasfusione sostitutiva siano di beneficio. Non sono noti antidoti specifici per la venlafaxina.
5. proprietà farmacologiche
5.1. proprietà farmacodinamiche
Categoria farmacoterapeutica: altri antidepressivi
Codice ATC: N06AX16
Si ritiene che il meccanismo dell’azione antidepressiva della venlafaxina nell’uomo, sia associato con il potenziamento dell’attività neurotrasmettitoriale del sistema nervoso centrale.
Studi preclinici hanno dimostrato che la venlafaxina ed il suo maggior metabolita, l’O-demetil-venlafaxina (ODV), sono inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina. La venlafaxina inoltre diminuisce debolmente la captazione della dopamina. La venlafaxina e il suo metabolita attivo riducono la responsività β-adrenergica sia dopo somministrazione acuta (dose singola) che cronica. La venlafaxina e l’ODV sono molto simili relativamente alla loro azione globale sulla ricaptazione neurotrasmettitoriale e sul legame con i recettori.
La venlafaxina non ha virtualmente alcuna affinità, in vitro , per i recettori muscarinici, colinergici H1-istaminergici o α1-adrenergici del cervello di ratto. L'attività farmacologica su questi recettori può essere correlata a diversi effetti collaterali visti con altri farmaci antidepressivi, quali gli effetti anticolinergici, sedativi e cardiovascolari.
La venlafaxina non possiede attività inibitoria delle monoaminoossidasi (MAO).
Studi in vitro hanno evidenziato che la venlafaxina non ha virtualmente alcuna affinità per i recettori sensibili agli oppiacei o alle benzodiazepine.
Episodi depressivi maggiori
L’efficacia della venlafaxina a rilascio immediato come trattamento per gli episodi depressivi maggiori è stata dimostrata in cinque studi clinici a breve termine randomizzati, in doppio cieco, controllati con placebo, della durata di 4–6 settimane, con dosi fino a 375 mg al giorno. L’efficacia della venlafaxina a rilascio prolungato come trattamento per gli episodi depressivi maggiori è stata dimostrata in due studi clinici a breve termine controllati con placebo della durata di 8–12 settimane, che comprendevano un intervallo della dose tra 75 e 225 mg al giorno.
In uno studio a più lungo termine, pazienti ambulatoriali adulti che avevano risposto durante uno studio in aperto di 8 settimane con la venlafaxina a rilascio prolungato (75, 150, o 225 mg) sono stati randomizzati per la continuazione con la stessa dose di venlafaxina a
Documento reso disponibile da AIFA il 20/04/2021
rilascio prolungato o con il placebo, per fino a 26 settimane di osservazione per la comparsa di ricadute.
In un secondo studio a più lungo termine, l’efficacia della venlafaxina per la prevenzione di episodi depressivi ricorrenti in un periodo di 12 mesi è stata dimostrata in uno studio clinico in doppio cieco, controllato con placebo, in pazienti ambulatoriali adulti con episodi depressivi maggiori ricorrenti che avevano risposto al trattamento con venlafaxina (da 100 a 200 mg/ al giorno, due volte al giorno) durante il loro ultimo episodio depressivo.
5.2. proprietà farmacocinetiche
La venlafaxina viene ampiamente metabolizzata, principalmente nel suo metabolita attivo, l’O-desmetilvenlafaxina (ODV). Le emivite plasmatiche medie ± DS della venlafaxina e dell’ODV sono rispettivamente di 5±2 ore e 11±2 ore. Le concentrazioni allo stato stazionario di venlafaxina e ODV sono raggiunte entro 3 giorni di terapia orale con dosi multiple. La venlafaxina e l’ODV mostrano una cinetica lineare per dosi comprese tra 75 mg e 450 mg al giorno.
Assorbimento
Almeno il 92% della venlafaxina viene assorbito dopo la somministrazione di dosi singole orali di venlafaxina a rilascio immediato. La biodisponibilità assoluta è tra il 40 e il 45% a causa del metabolismo pre-sistemico. Dopo la somministrazione di venlafaxina a rilascio immediato, le concentrazioni plasmatiche di picco di venlafaxina e ODV si verificano rispettivamente in 2 e 3 ore. Dopo la somministrazione di venlafaxina in capsule a rilascio prolungato, le concentrazioni plasmatiche di picco di venlafaxina e ODV si raggiungono rispettivamente entro 5,5 e 9 ore. Quando si somministrano dosi uguali di venlafaxina o come compressa a rilascio immediato o come capsula a rilascio prolungato, la capsula a rilascio prolungato fornisce una velocità inferiore di assorbimento, ma lo stesso grado di assorbimento, in confronto alla compressa a rilascio immediato. Il cibo non influisce sulla biodisponibilità della venlafaxina e dell’ODV.
Distribuzione
Alle concentrazioni terapeutiche, la venlafaxina e l’ODV sono legate in minima parte alle proteine plasmatiche umane (rispettivamente 27 e 30%). Il volume di distribuzione della venlafaxina allo stadio stazionario è 4,4±1,6 L/kg dopo somministrazione endovenosa.
Metabolismo
La venlafaxina è soggetta ad un’ampia metabolizzazione epatica. Studi in vitro e in vivo indicano che la venlafaxina viene biotrasformata nel suo principale metabolita attivo, ODV, dal CYP2D6. Studi in vitro e in vivo indicano che la venlafaxina viene metabolizzata in un metabolita secondario meno attivo, l’N-desmetilvenlafaxina, dal CYP3A4. Studi in vitro e in vivo indicano che la venlafaxina è un debole inibitore del CYP2D6. La venlafaxina non ha inibito il CYP1A2, il CYP2C9, o il CYP3A4.
Eliminazione
La venlafaxina e i suoi metaboliti vengono escreti principalmente attraverso i reni. Circa l’87% di una dose di venlafaxina è recuperato nelle urine entro 48 ore come venlafaxina immodificata (5%), come ODV non coniugata (29%), ODV coniugata (26%), o come altri
Documento reso disponibile da AIFA il 20/04/2021
metaboliti secondari inattivi (27%). La media ± DS della clearance plasmatica allo stadio stazionario di venlafaxina e ODV è rispettivamente pari a 1,3±0,6 L/h/kg e 0,4±0,2 L/h/kg.
Popolazioni speciali
Età e sesso
L’età e il sesso del soggetto non influenzano in modo significativo la farmacocinetica dalla venlafaxina e dell’ODV.
Metabolizzatori forti/deboli del CYP2D6
Le concentrazioni plasmatiche della venlafaxina sono più elevate nei metabolizzatori deboli del CYP2D6 in confronto ai metabolizzatori forti. Poiché l’esposizione complessiva (AUC) della venlafaxina e dell’ODV è simile nei metabolizzatori deboli e forti, non è necessaria una diversa posologia per questi due gruppi.
Pazienti con compromissione epatica
Nei soggetti Child-Pugh A (con lieve compromissione epatica) e Child-Pugh B (con moderata compromissione epatica), le emivite della venlafaxina e dell’ODV erano prolungate in confronto ai soggetti normali. La clearance orale di entrambe la venlafaxina e l’ODV era ridotta. È stato notato un ampio margine di variabilità tra soggetti. Ci sono dati limitati nei pazienti con grave compromissione epatica (vedere paragrafo 4.2).
Pazienti con compromissione renale
Nei pazienti in dialisi, l’emivita di eliminazione della venlafaxina era prolungata di circa il 180% e la clearance ridotta di circa il 57% rispetto ai soggetti normali, mentre l’emivita di eliminazione dell’ODV era prolungata di circa il 142% e la clearance ridotta di circa il 56%. L’aggiustamento della dose è necessario nei pazienti con grave compromissione renale e nei pazienti che necessitano di emodialisi (vedere paragrafo 4.2).
5.3. dati preclinici di sicurezza
Studi con la venlafaxina in ratti e topi non hanno rivelato evidenze di carcinogenesi. La venlafaxina non è risultata mutagena in un ampia gamma di test in vitro ed in vivo.
Studi nell’animale sulla tossicità riproduttiva hanno riscontrato nel ratto una diminuzione del peso dei cuccioli, un aumento del numero di cuccioli nati morti e un aumento dei cuccioli morti durante i primi 5 giorni di allattamento. La causa di queste morti non è nota. Questi effetti si sono verificati alla dose di 30 mg/kg al giorno, 4 volte la dose giornaliera nell’uomo di 375 mg di venlafaxina (su una base di mg/kg). La dose priva di effetti per questi risultati è stata 1,3 volte la dose nell’uomo. Il rischio potenziale per l’uomo non è noto.
Una riduzione della fertilità è stata osservata in uno studio in cui ratti sia maschi sia femmine erano stati esposti a ODV. Tale esposizione era di circa 1–2 volte quella di una dose di 375 mg al giorno nell’uomo. La rilevanza di questo dato per l’uomo non è nota.
6. informazioni farmaceutiche
6.1. elenco degli eccipientilattosio anidro, sodio amido glicolato, ferro ossido giallo (e172), ferro ossido rosso (e172), magnesio stearato.
cellulosa microcristallina, sodio amido glicolato, ferro ossido giallo (E172), ferro ossido
rosso (E172), talco purificato, silice colloidale anidra, magnesio stearato.
6.2. incompatibilità
Non pertinente
6.3. periodo di validità
2 anni.
6.4. precauzioni particolari per la conservazione
Conservare a temperatura non superiore a 25°C.
Conservare nella confezione originale.
6.5. natura e contenuto del contenitore
Blister in PVC/Alluminio (confezioni da 28, 30, 56, 60 compresse)
O
Blister in PVC/ACLAR/Alluminio (confezioni da 28, 30, 56, 60 compresse).
È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
6.6. precauzioni particolari per lo smaltimento e la manipolazione
Nessuna istruzione particolare.
7.
RANBAXY ITALIA S.p.A. – Piazza Filippo Meda, 3 – 20121 Milano
8.
Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse – 28 compresse – AIC n° 038431019/M
Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse – 30 compresse – AIC n° 038431021/M
Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse – 56 compresse – AIC n° 038431033/M
Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse – 60 compresse – AIC n° 038431045/M
Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse – 28 compresse – AIC n° 038431058/M
Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse – 30 compresse – AIC n° 038431060/M
Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse – 56 compresse – AIC n° 038431072/M
Venlafaxina Ranbaxy 37,5 mg compresse – 60 compresse – AIC n° 038431084/M
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