Riassunto delle caratteristiche del prodotto - KEFORT
1. denominazione del medicinale
Kefort 150 mg compresse rivestite con film
2. composizione qualitativa e quantitativa
Ogni compressa rivestita con film contiene 150 mg di acido ibandronico (come sodio ibandronato monoidrato).
Eccipienti
Ogni compressa rivestita con film contiene 88,60 mg di lattosio
monoidrato. Per l'elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
3. forma farmaceutica
Compressa rivestita con film.
Compresse rivestite con film di colore bianco, di forma allungata, con impresso „LC“ su un lato.
4. informazioni cliniche
4.1 indicazioni terapeutiche
Trattamento dell’osteoporosi in donne in post-menopausa ad elevato rischio di frattura (vedere paragrafo 5.1).
E’ stata dimostrata una riduzione del rischio di fratture vertebrali; non è stata stabilita l’efficacia sulle fratture del collo del femore.
4.2 posologia e modo di somministrazione
Posologia:
La dose raccomandata è una compressa rivestita con film da 150 mg una volta al mese. È preferibile assumere la compressa nello stesso giorno di ogni mese.
Kefort deve essere assunto dopo un digiuno notturno (di almeno 6 ore) e 1 ora prima dell’assunzione di cibi e bevande (a parte l’acqua) del mattino (vedere paragrafo 4.5) o di qualsiasi altro medicinale o integratore orale (compreso il calcio).
In caso di dimenticanza di una somministrazione, alle pazienti va indicato di prendere una compressa di Kefort da 150 mg il mattino successivo al giorno in cui si sono ricordate, a meno che non manchino 7 giorni alla successiva assunzione programmata. In seguito le pazienti devono tornare ad assumere la compressa una volta al mese come inizialmente programmato.
Nel caso in cui manchino 7 giorni alla successiva assunzione programmata, le pazienti devono attendere fino al giorno della
NO/H/0160/001/DC
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Esula dalla competenza dell’AIFA ogni eventuale disputa concernente i diritti di proprietà industriale e la tutela brevettuale dei dati relativi all’AIC dei medicinali e, pertanto, l’Agenzia non può essere ritenuta responsabile in alcun modo di eventuali violazioni da parte del titolare dell'autorizzazione all'immissione in commercio (o titolare AIC).
successiva assunzione e quindi continuare ad assumere una compressa una volta al mese come programmato inizialmente.
Le pazienti non devono assumere due compresse nella stessa settimana.
Le pazienti devono ricevere un’integrazione di calcio e/o vitamina D se l’assunzione con gli alimenti non è adeguata (vedere paragrafi 4.4 e 4.5).
Non è stata stabilita la durata ottimale del trattamento con bisfosfonati per l’osteoporosi. La necessità di un trattamento continuativo deve essere rivalutata in ogni singolo paziente periodicamente in funzione dei benefici e rischi potenziali di Kefort, in particolare dopo 5 o più anni d’uso.
Popolazioni speciali
Pazienti con insufficienza renale
In conseguenza della limitata esperienza clinica il trattamento con Kefort non è raccomandato nelle pazienti con una clearance della creatinina inferiore a 30 ml/min (vedere paragrafi 4.4 e 5.2).
Nelle pazienti con insufficienza renale da lieve a moderata nelle quali la clearance della creatinina è pari o superiore a 30 ml/min non è necessario alcun aggiustamento di dose.
Pazienti con insufficienza epatica
Non è richiesto alcun aggiustamento della dose (vedere paragrafo 5.2).
Popolazione anziana (>65 anni)
Non è richiesto alcun aggiustamento della dose (vedere paragrafo 5.2).
Popolazione pediatrica
Non vi è un uso indicato nei bambini sotto i 18 anni e Kefort non è stato studiato in questa popolazione (vedere paragrafi 5.1 e 5.2).
Modalità di
somministrazione:
Per uso orale.
– Le compresse devono essere deglutite intere con l’aiuto di un bicchiere di acqua (da 180 a240 ml) mentre la paziente è seduta o in posizione eretta. Non deve essere utilizzata acqua con un’elevata concentrazione di calcio. Si consiglia di utilizzare acqua in bottiglia con un basso contenuto di minerali se c’è un problema associato a livelli potenzialmente elevati di calcio nell’acqua del rubinetto (acqua dura).
– Le pazienti non devono sdraiarsi per 1 ora dopo l’assunzione di Kefort.
– L’acqua è l’unica bevanda che può essere assunta con Kefort.
– Le pazienti non devono né masticare né succhiare le compresse per il rischio di ulcerazioni orofaringee.
4.3 controindicazioni
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– Ipersensibilità all’acido ibandronico o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.
– Ipocalcemia
– Anomalie dell'esofago che ritardano lo svuotamento esofageo, come stenosi o acalasia
– Incapacità di mantenere la posizione eretta in piedi o seduta per almeno 60 minuti.
4.4 avvertenze speciali e precauzioni d'impiego
I pocalc e m i a
Un’esistente ipocalcemia deve essere corretta prima di iniziare la terapia con Kefort. Anche altri disturbi del metabolismo osseo e minerale devono essere trattati eficacemente. Un’adeguata assunzione di calcio e vitamina D è importante in tutte le pazienti.
I rritazion i gastrointestinali
I bisfosfonati somministrati oralmente possono causare irritazione locale del tratto superiore della mucosa gastrointestinale. A causa di questi possibili efetti irritanti e del potenziale peggioramento della patologia di base, occorre usare cautela quando Kefort è somministrato a pazienti con problemi del tratto gastrointestinale superiore in corso (per esempio esofago di Barrett, disfagia, altre malattie esofagee, gastrite, duodenite o ulcere noti).
Reazioni avverse come esofagite, ulcere esofagee ed erosioni esofagee, in alcuni casi gravi e che richiedono l'ospedalizzazione, raramente con sanguinamento o seguite da stenosi esofagee o perforazione, sono stati osservati in pazienti in trattamento con bisfosfonati orali. Il rischio di eventi avversi gravi a livello esofageo sembra essere maggiore nei pazienti che non si sono attenuti alle istruzioni per il dosaggio e/o che continuano ad assumere bisfosfonati per via orale dopo lo sviluppo di sintomi riferibili ad irritazione esofagea. I pazienti devono prestare particolare attenzione ed essere in grado di attenersi alle istruzioni per il dosaggio (vedere paragrafo 4.2).
I medici devono essere attenti a qualsiasi segno o sintomo che segnala una possibile reazione esofagea e i pazienti devono essere informati di interrompere l’assunzione di Kefort e rivolgersi al medico se sviluppano disfagia, odinofagia, dolore retrosternale o insorgenza o peggioramento di pirosi.
Mentre nessun aumento del rischio è stato osservato negli studi clinici controllati, vi sono state segnalazioni post-marketing di ulcere gastriche e duodenali con l’uso orale di bisfosfonati, alcune delle quali gravi ed associate a complicanze.
Dato che i farmaci antinfiammatori non steroidei e i bisfosfonati sono entrambi associati alla comparsa di irritazione gastrointestinale, si deve usare cautela durante la somministrazione contemporanea.
Osteonecros i della mascella/m andibola
L’osteonecrosi della mascella/ mandibola, generalmente associata a estrazioni dentarie e/o infezioni locali (compresa l'osteomielite), è stata segnalata in pazienti con tumore trattati principalmente con bisfosfonati somministrati per via endovenosa. La maggior parte di questi pazienti
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era anche in trattamento con chemioterapici e corticosteroidi. L’osteonecrosi della mascella/mandibola è stata riportata anche in pazienti con osteoporosi trattati con bisfosfonati orali.
Si deve considerare una visita odontoiatrica con un'appropriata profilassi dentale prima del trattamento con bisfosfonati in pazienti con fattori di rischio concomitanti (ad esempio tumore, chemioterapia, radioterapia, in trattamento con corticosteroidi, scarsa igiene orale).
Durante il trattamento, questi pazienti devono evitare, ove possibile, procedure odontoiatriche invasive. Nei pazienti che sviluppano l’osteonecrosi della mascella/mandibola durante il trattamento con bisfosfonati, la chirurgia dentale può peggiorare la condizione. Per i pazienti che necessitano di cure dentistiche, non vi sono dati disponibili che indichino se la sospensione del trattamento con bisfosfonati riduce il rischio di osteonecrosi della mascella/mandibola. Il giudizio clinico del medico curante deve essere alla base della gestione di ciascun paziente, sulla base della valutazione individuale del rapporto rischio/beneficio.
Fratture atipiche de l fe m o re
Sono state segnalate fratture atipiche subtrocanteriche e diafisarie del femore, principalmente in pazienti in terapia con bisfosfonati da lungo tempo per il trattamento dell’osteoporosi. Queste fratture trasversali o oblique corte, possono verificarsi in qualsiasi parte del femore a partire dalla zona appena sotto il piccolo trocantere fino a sopra la linea sovracondiloidea. Queste fratture si verificano spontaneamente o
dopo un trauma minimo e alcuni pazienti manifestano dolore alla coscia o all’inguine, spesso associato a evidenze di diagnostica per immagini di fratture da stress, settimane o mesi prima del verificarsi di una frattura femorale completa. Le fratture sono spesso bilaterali; pertanto nei pazienti trattati con bisfosfonati che hanno subito una frattura della diafisi femorale deve essere esaminato il femore controlaterale. E’ stata osservata anche una limitata guarigione di queste fratture. Nei pazienti con sospetta frattura atipica femorale si deve prendere in considerazione l’interruzione della terapia con bisfosfonati in attesa di una valutazione del paziente basata sul rapporto beneficio/rischio individuale. Durante il trattamento con bisfosfonati i pazienti devono essere informati di segnalare qualsiasi dolore alla coscia, all’anca o all’inguine e qualsiasi paziente che manifesti tali sintomi deve essere valutato per la presenza di una frattura del femore incompleta.
I nsufficienza renale
A causa della limitata esperienza clinica, Kefort non è raccomandato nelle pazienti con una clearance della creatinina inferiore a 30 ml/min (vedere paragrafo 5.2).
Intolleranza a l galattosio
I pazienti afetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit di Lapp lattasi, o da malassorbimento di glucosio-galattosio, non devono assumere questo medicinale.
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4.5 interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione
Interazione farmaco-cibo
La biodisponibilità orale dell’acido ibandronico è generalmente ridotta in presenza di cibo. In particolare, i prodotti contenenti calcio, incluso il latte, e altri cationi polivalenti (quali alluminio, magnesio e ferro), possono interferire con l’assorbimento di Kefort, il che è in accordo con quanto rilevato negli studi sull’animale. Le pazienti, perciò, devono assumere Kefort dopo un digiuno notturno (almeno 6 ore) e continuare a digiunare per 1 ora dopo l’assunzione di Kefort (vedere paragrafo 4.2).
Interazioni con altri medicinali
Dato che l’acido ibandronico non inibisce i principali isoenzimi epatici umani del P450 ed è stato dimostrato che non induce il sistema dei citocromi epatici P450 nel ratto (vedere paragrafo 5.2), non sono considerate probabili interazioni metaboliche. L’acido ibandronico è eliminato esclusivamente
mediante escrezione renale e non è sottoposto ad alcuna biotrasformazione.
Integratori a base di calcio, antiacidi e alcuni farmaci orali contenenti cationi polivalenti.
Gli integratori a base di calcio, gli antiacidi e alcuni farmaci orali contenenti cationi polivalenti (quali alluminio, magnesio e ferro) possono interferire con l’assorbimento di Kefort. Pertanto le pazienti non devono assumere altri farmaci per via orale per almeno 6 ore prima di assumere Kefort e per 1 ora dopo l’assunzione di Kefort.
Acido acetilsalicilico e FANS
In uno studio di due anni, condotto su donne in post-menopausa afette da osteoporosi (BM 16549), l’incidenza di eventi a carico del tratto superiore dell’apparato gastrointestinale in pazienti che assumevano contemporaneamente acido acetil salicilico o FANS è risultata simile nelle pazienti in trattamento con acido ibandronico alle dosi di 2,5 mg al giorno o 150 mg una volta al mese dopo uno e due anni.
Bloccanti dei recettori H2 o inibitori della pompa protonica
Delle oltre 1500 pazienti arruolate nello studio BM 16549, che metteva a confronto un regime posologico mensile con uno giornaliero di acido ibandronico, il 14 % e il 18 % assumeva bloccanti dei recettori H2 istaminergici o inibitori della pompa protonica, rispettivamente per uno e due anni. Tra queste pazienti, l’incidenza di eventi a carico del tratto superiore dell’apparato gastrointestinale in quelle trattate con 150 mg di Kefort una volta al mese è risultata simile a quella nelle pazienti trattate con 2,5 mg di acido ibandronico al giorno.
In volontari maschi sani e donne in post-menopausa, la ranitidina per via endovenosa ha determinato un aumento della biodisponibilità dell’acido ibandronico del 20 % circa, probabilmente come risultato della ridotta acidità gastrica. Dato che questo aumento, comunque, è nell’ambito della normale variabilità della biodisponibilità dell’acido ibandronico, non sono ritenuti necessari aggiustamenti di dose quando Kefort viene somministrato in concomitanza con H2-antagonisti o altre sostanze
attive che aumentano il pH gastrico.
4.6 fertilità, gravidanza e allattamento
Gravidanza
Non vi sono dati adeguati provenienti dall’uso dell’acido ibandronico in donne in gravidanza. Gli studi condotti nei ratti hanno evidenziato una tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3). Il rischio potenziale per gli esseri umani non è noto.
Kefort non deve essere usato durante la gravidanza.
Allattamento
Non è noto se l’acido ibandronico è escreto nel latte materno umano. Studi condotti su ratti femmine che allattavano hanno mostrato bassi livelli di acido ibandronico nel latte materno dopo somministrazione endovenosa.
Kefort non deve essere usato nelle pazienti che allattano al seno.
Fertilità
Non vi sono dati sugli efetti dell’acido ibandronico nell’uomo. Negli studi di riproduzione condotti nei ratti utilizzando la somministrazione orale, l’acido ibandronico ha ridotto la fertilità. Negli studi condotti nei ratti utilizzando la somministrazione endovenosa, l’acido ibandronico ha ridotto la fertilità a dosi giornaliere alte (vedere paragrafo 5.3).
4.7 effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari
Sulla base del profilo farmacodinamico e farmacocinetico e delle segnalazioni di reazioni avverse, si può prevedere che Kefort non ha nessuna o ha un’influenza trascurabile sulla capacità di guidare e utilizzare macchinari.
4.8 effetti indesiderati
Riassunto del profilo di sicurezza
Il profilo di sicurezza di Kefort deriva da studi clinici controllati e dall’esperienza successiva alla commercializzazione. Le reazioni avverse più frequentemente segnalate sono state artralgia e sintomi simil-influenzali. Questi sintomi, in genere di breve durata, di intensità lieve o moderata, sono tipicamente associati alla prima dose e di solito si risolvono nel corso di un trattamento continuativo senza bisogno di interventi correttivi (vedere paragrafo “malattia simil-influenzale”).
Elenco tabulato delle reazioni avverse
Nella tabella 1 è presentata una sintesi delle reazioni avverse. La sicurezza del trattamento orale con acido ibandronico 2,5 mg una volta al giorno è stata valutata su 1251 pazienti trattati in 4 studi clinici controllati con placebo, di cui la maggior parte dei pazienti proveniva dallo studio principale sulle fratture della durata di tre anni (MF4411).
In uno studio della durata di due anni condotto in donne in postmenopausa afette da osteoporosi (BM 16549), la sicurezza complessiva
Documento reso disponibile da AIFA il 30/01/2021 di Kefort 150 mg somministrato una volta al mese è risultata simile a quella di 2,5 mg di acido ibandronico somministrato una volta al giorno. La percentuale complessiva delle pazienti che hanno riportato una reazione avversa è stata del 22,7 % e 25,0 % con la somministrazione di 150 mg di Kefort una volta al mese, rispettivamente dopo uno e due anni. Nella maggior parte dei casi non è stato necessario interrompere il trattamento.
Tabella 1: Reazioni avverse verificatesi in donne in post-menopausa in trattamento con Kefort 150 mg una volta al mese o con acido ibandronico 2,5 mg al giorno negli studi di fase III BM16549 e MF4411 e nell’esperienza successiva alla commercializzazione.
Classificazion e per sistemi ed | Comune | Non comune | Raro | Molto raro |
Disturbi del sistema immunita | Reazioni di ipersensibilità | Reazione anafilattica/sho ck*† | ||
rPiaotologie del sistema | Cefalea | Capogiro | ||
Pnaetrovloosgoie dell’occh | Infiammazi one | |||
iPoatologie gastrointestinali | Esofagite, gastrite, malattia da reflusso gastroesofage o, dispepsia, diarrea, dolore addominale, nausea | Esofagite con ulcerazi oni esofage e o stenosi e disfagia, vomito, flatulenza | oDcuuodaerenit†e | |
Patologie della cute e del tessuto | Eruzione cutanea | Angioedema, edema del volto, orticaria | ||
Patologie del sistema muscoloschele trico e del tessuto | Artralgia, mialgia, dolore muscoloschele trico, crampi muscolari, | Dolore dorsale | Fratture atipiche subtrocanteric he e diafisarie del | Osteonecrosi della mandibola/m ascella*† |
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazi one | Malattia simil influenzale | Afaticament o | femore† |
* Per ulteriori informazioni si veda sotto.
† identificate durante l’esperienza successiva alla commercializzazione.
Des c rizione d i alcune reazion i avverse
Reazion i avverse gastrointestinali
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Nello studio sul trattamento mensile sono state incluse pazienti con anamnesi positiva per patologie gastrointestinali, comprese le pazienti affette da ulcera peptica in assenza di sanguinamento o recente ricovero ospedaliero, e le pazienti afette da dispepsia o reflusso sotto controllo farmacologico. Per queste pazienti non sono emerse diferenze nell’incidenza degli eventi avversi a carico del tratto superiore dell’apparato gastrointestinale tra il regime terapeutico con 150 mg una volta al mese e quello con 2,5 mg al giorno.
Malattia simil-influenzale
La malattia simil-influenzale comprende eventi segnalati come reazioni di fase acuta o sintomi quali mialgia, artralgia, febbre, brividi, afaticamento, nausea, perdita dell’appetito o dolore alle ossa.
Osteonecros i della mascella /mandi bola
L’osteonecrosi della mascella/mandibola è stata segnalata in pazienti in trattamento con bisfosfonati. La maggior parte dei casi si riferisce a pazienti con tumore, ma alcuni casi si sono manifestati anche in pazienti trattati per l’osteoporosi. L'osteonecrosi della mascella/mandibola è generalmente associata a estrazioni dentarie e/o infezioni locali (compresa l'osteomielite). Anche la diagnosi di tumore, la chemioterapia, la radioterapia, i corticosteroidi e la scarsa igiene orale sono ritenuti fattori di rischio (vedere paragrafo 4.4).
Infiammazio n e oculare
Con l’utilizzo dell’acido ibandronico, sono stati segnalati eventi infiammatori oculari come uveiti, episcleriti e scleriti. In alcuni casi, questi eventi non si sono risolti fino alla sospensione della terapia con acido ibandronico.
Reazione anafilattica /sho c k
Casi di reazione anafilattica/shock, inclusi eventi fatali, si sono manifestati in pazienti trattati con acido ibandronico per via endovenosa.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette.
La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo.
4.9 sovradosaggio
Non si hanno a disposizione informazioni specifiche sul trattamento del sovradosaggio con Kefort. Comunque, sulla base delle conoscenze di questa classe di farmaci, il sovradosaggio orale può determinare reazioni avverse del tratto gastrointestinale superiore (quali disturbi di stomaco, dispepsia, esofagite, gastrite o ulcera) o ipocalcemia. Latte o antiacidi devono essere somministrati per legare Kefort e ogni reazione avversa deve essere trattata sintomaticamente. Proprio per il rischio di irritazione esofagea, non deve essere indotto il vomito e la paziente deve restare in piedi.
5. proprietà farmacologiche
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5.1 proprietà farmacodinamiche
Categoria farmacoterapeutica: Farmaci per il trattamento delle patologie ossee, bisfosfonati, codice
ATC: M05BA06
Meccanismo d’azione
L’acido ibandronico è un bisfosfonato estremamente potente, appartenente al gruppo dei bisfosfonati contenenti azoto, che agisce selettivamente sul tessuto osseo e inibisce in maniera specifica l’attività osteoclastica senza influenzare direttamente la formazione dell’osso. Non interferisce con il reclutamento degli osteoclasti. L’acido ibandronico porta a progressivi incrementi netti nella massa ossea e a una ridotta incidenza di fratture mediante la riduzione dell’aumentato ricambio osseo verso i valori premenopausali nelle pazienti post-menopausali.
Effetti farmacodinamici
L’azione farmacodinamica dell’acido ibandronico è l’inibizione del riassorbimento osseo. In vivo, l’acido ibandronico previene la distruzione ossea indotta sperimentalmente, provocata dalla cessazione dell’attività gonadica, da retinoidi, da tumori o da estratti tumorali. Nei ratti giovani (in rapida crescita), è inibito anche il riassorbimento osseo endogeno, il che comporta un aumento della massa ossea normale rispetto agli animali non trattati.
Modelli animali hanno confermato che l’acido ibandronico è un inibitore molto potente dell’attività osteoclastica. Nei ratti in fase di crescita, non vi sono evidenze di un difetto di mineralizzazione anche con dosi 5.000 volte superiori a quella necessaria per il trattamento dell’osteoporosi.
La somministrazione a lungo termine, sia giornaliera che intermittente (con prolungati intervalli tra una somministrazione e l’altra), nei ratti, cani e scimmie, è stata associata alla formazione di osso nuovo di qualità normale e con resistenza meccanica conservata o aumentata, anche con dosi nell’intervallo di tossicità. Nell’uomo, l’efficacia dell’acido ibandronico sia per somministrazione giornaliera che intermittente con un intervallo di 9–10 settimane tra una dose e l’altra, è stata
confermata in uno studio clinico (MF 4411) nel quale l’acido ibandronico ha dimostrato la sua efficacia antifratturativa.
In modelli animali, l’acido ibandronico ha determinato modificazioni biochimiche indicative di una inibizione dose-dipendente del riassorbimento osseo, tra cui la soppressione dei marcatori biochimici urinari della degradazione del collagene osseo (quali la deossipiridinolina e i cross-linked telopeptidi N-terminali del collagene di tipo I (NTX)).
In uno studio di bioequivalenza di fase 1 condotto su 72 donne in postmenopausa trattate con 150 mg per os ogni 28 giorni, per un totale di quattro somministrazioni, l’inibizione del CTX sierico in seguito alla prima somministrazione è stata osservata già dopo 24 ore dalla stessa (inibizione mediana del 28 %); l’inibizione mediana massima (69 %) è
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stata osservata dopo 6 giorni. Successivamente alla terza e alla quarta somministrazione, l’inibizione mediana massima a 6 giorni dalla somministrazione è stata del 74 %, per scendere a un’inibizione mediana del 56 % 28 giorni dopo la quarta somministrazione. In assenza di ulteriori somministrazioni, la soppressione dei marcatori biochimici del riassorbimento osseo si riduce.
Efficacia clinica
I fattori di rischio indipendenti come, ad esempio, un basso BMD, l’età, la presenza di fratture pregresse, la familiarità per fratture, un elevato turnover osseo e un basso indice di massa corporea, devono essere presi in considerazione al fine di identificare le donne ad elevato rischio di fratture osteoporotiche.
Densità m inerale ossea (BMD)
In uno studio multicentrico, in doppio cieco, della durata di due anni (BM 16549) condotto su donne in post-menopausa con osteoporosi (BMD T-score basale della colonna lombare inferiore a –2,5 DS), 150 mg di Kefort una volta al mese hanno dimostrato di essere efficaci almeno quanto 2,5 mg di acido ibandronico al giorno nell’incrementare la BMD. Ciò è stato dimostrato sia dall’analisi primaria a un anno che da quella di conferma relativa agli endpoint a due anni (Tabella 2).
Tabella 2: Variazione relativa media rispetto ai valori iniziali della BMD della colonna lombare, dell’anca in toto, del collo del femore e del trocantere dopo un anno (analisi primaria) e dopo due anni di trattamento (popolazione per protocollo) nello studio BM 16549.
Dati a un anno dallo studio BM 16549 | Dati a due anni dallo studio | |||
Variazioni relative medie rispetto ai valori iniziali % [IC 95%] | acido ibandronico 2,5 mg al giorno (N=318) | Kefort 150 mg una volta al mese (N=320) | aBcMid1o6549 ibandronico 2,5 mg al giorno (N=294) | Kefort 150 mg una volta al mese (N=291) |
BMD della colonna lombare L2-L4 | 3,9 [3,4–4,3] | (4,9= [)4,4– 5,3] | 5,0 [4,4–5,5] | (6,6= [6),0– 7,1] |
BMD dell’anca in toto | 2,0 [1,7– 2,3] | 3,1 [2,8 3,4] | 2,5 [2,1–2,9] | 4,2 [3,8 4,5] |
BMD del collo del femore | 1,7 [1,3–2,1] | 2,2 [1,9 2] | 1,9 [1,4–2,4] | 3,1 [2,7 3 6] |
BeMmDordeel trocantere | 3,2 [2,8–3,7] | 24,,6 ] [4,2– | 4,0 [3,5–4,5] | 63,,26] [5,7– |
Inoltre, in un’analisi pianificata prospettivamente, 150 mg di Kefort una volta al mese si sono dimostrati superiori a 2,5 mg di acido ibandronico al giorno nell’incrementare i valori di BMD della colonna lombare, a un anno (p=0,002) e a due anni (p<0,001).
A un anno (analisi primaria), il 91,3% (p=0,005) delle pazienti trattate con 150 mg di Kefort una volta al mese ha ottenuto un incremento della BMD della colonna lombare pari o superiore ai valori di baseline (responder in termini di BMD) rispetto all’84,0% delle pazienti trattate
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con 2,5 mg di acido ibandronico al giorno. A due anni, sono risultate responder il 93,5% (p=0,004) e l’86,4% delle pazienti trattate con 150 mg di Kefort una volta al mese o con 2,5 mg di acido ibandronico al giorno rispettivamente.
Per quanto riguarda la BMD dell’anca in toto, a un anno il 90,0% (p<0,001) delle pazienti trattate con
150 mg di Kefort una volta al mese e il 76,7% delle pazienti trattate con 2,5 mg di acido ibandronico al giorno hanno riportato aumenti della BMD dell’anca in toto superiori o pari ai valori iniziali. A due anni, il 93,4% (p<0,001) delle pazienti trattate con 150 mg di Kefort una volta al mese e il 78,4% delle pazienti trattate con 2,5 mg di acido ibandronico al giorno hanno riportato incrementi della BMD dell’anca in toto pari o superiori ai valori di baseline.
Utilizzando un criterio più restrittivo, che associa la BMD della colonna lombare e quella dell’anca in toto, l’83,9% (p<0,001) e il 65,7% delle pazienti trattate rispettivamente con 150 mg di Kefort una volta al mese o con 2,5 mg di acido ibandronico al giorno sono state classificate come responder a un anno. A due anni, l’87,1% (p<0,001) e il 70,5% delle pazienti rispettivamente nel braccio dei 150 mg al mese e in quello dei 2,5 mg al giorno hanno soddisfatto tale criterio.
Marcator i bioch i m ic i de l turnover osseo
Riduzioni clinicamente significative dei livelli sierici del CTX sono state osservate in corrispondenza di ogni misurazione, vale a dire a 3, 6, 12 e 24 mesi. Dopo un anno (analisi primaria), la variazione relativa mediana rispetto ai valori iniziali è stata pari a –76% con 150 mg di Kefort una volta al mese e a –67% con 2,5 mg di acido ibandronico al giorno. A due anni, la variazione relativa mediana è stata pari a –68% e a –62% rispettivamente nel braccio dei 150 mg al mese e in quello dei 2,5 mg al giorno.
A un anno, l’83,5% (p=0,006) delle pazienti trattate con 150 mg di Kefort una volta al mese e il
73,9% delle pazienti trattate con 2,5 mg di acido ibandronico al giorno sono state classificate come responder (definito come riduzione ≥50 % rispetto ai valori di baseline). A due anni, il 78,7% (p=0,002) e il 65,6% delle pazienti sono state classificate come responder, rispettivamente nel braccio dei 150 mg al mese e in quello dei 2,5 mg al giorno.
Sulla base dei risultati dello studio BM 16549 si prevede che 150 mg di Kefort una volta al mese siano efficaci almeno quanto 2,5 mg di acido ibandronico al giorno nella prevenzione delle fratture.
Una riduzione statisticamente significativa e clinicamente rilevante nell’incidenza di nuove fratture vertebrali radiologiche, morfometriche e cliniche è stata dimostrata nello studio iniziale sulle fratture della durata di tre anni, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo (MF 4411, Tabella 3). In questo studio, l’acido ibandronico è stato valutato alle dosi orali di 2,5 mg al giorno e di 20 mg secondo un
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regime posologico intermittente con finalità esplorativa. L’acido ibandronico è stato assunto 60 minuti prima dell’assunzione di cibi e bevande del mattino (periodo di digiuno post-assunzione). Lo studio ha arruolato donne di età compresa tra i 55 e gli 80 anni, in postmenopausa da almeno 5 anni, con una BMD a livello della colonna lombare da 2 a 5 DS sotto il valore medio pre-menopausale (T- score) in almeno una vertebra (L1-L4) e che presentavano da una a quattro fratture vertebrali prevalenti. Tutte le pazienti hanno ricevuto 500 mg di calcio e 400 UI di vitamina D al giorno. L’efficacia è stata valutata in 2.928 pazienti. 2,5 mg di acido ibandronico somministrati una volta al giorno hanno mostrato una riduzione statisticamente significativa e clinicamente rilevante nell’incidenza di nuove fratture vertebrali. Questo regime ha ridotto l’incidenza di nuove fratture vertebrali apprezzabili radiologicamente del 62 % (p=0,0001) nei tre anni di durata dello studio. Una riduzione del rischio relativo del 61 % è stata osservata dopo 2 anni (p=0,0006). Dopo 1 anno di trattamento non è stata raggiunta una differenza statisticamente significativa (p=0,056). L’efetto antifratturativo è stato continuo per tutta la durata dello studio. Non vi sono state indicazioni di una riduzione dell’efetto nel tempo.
Anche l’incidenza di fratture vertebrali cliniche è stata ridotta significativamente del 49% (p=0,011). Il forte efetto sulle fratture vertebrali si è anche riflesso in una riduzione statisticamente significativa del calo di statura rispetto al placebo (p<0,0001).
Tabella 3: Risultati dello studio sulle fratture della durata di 3 anni MF 4411 (%, IC 95 %)
Placebo (N=974) | acido ibandronico 2,5 mg al | |
Riduzione del rischio relativo di nuove fratture vertebrali | 62 % (40,9 75,1) | |
Imncoirdfoemnzeatricdhie nuove fratture vertebrali | 9,56 % (7,5– | 4,68 % (3,2– |
Rmidorufzoimoneetricdheel rischio relativo di fratture vertebrali | 11,7) | 64,92)% (14,03–69,49) |
Icnlicniidcehneza di fratture vertebrali cliniche | 5,33 % (3,73–6,92) | 2,75 % (1,61–3,89) |
BMD – variazione media a 3 anni rispetto al valore | 1,26 % (0,8 1,7) | 6,54 % (6,1 7,0) |
iBnMizDial–e v-acroialoznionnae lommebdaiarea 3 anni rispetto al valore | –0,69 % (-1,0 – –0,4) | 3,36 % (3,0–3,7) |
L’efetto del trattamento con acido ibandronico è stato ulteriormente valutato con un’analisi della sottopopolazione di pazienti che all’inizio presentavano un T-score della BMD della colonna lombare inferiore a –2,5. La riduzione del rischio di fratture vertebrali è risultata fortemente in accordo con quella osservata nella popolazione globale.
Tabella 4: Risultati dello studio sulle fratture della durata di 3 anni MF 4411 (%, IC 95 %) nelle pazienti che all’inizio presentavano un T-score della BMD della colonna lombare inferiore a –2,5
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Placebo (N=587) | acido ibandronico 2,5 mg al giorno | |
Riduzione del rischio relativo di nuove fratture vertebrali | 59 % (34,5 74,3) | |
Imncoirdfoemnzeatricdhie nuove fratture vertebrali | 12,54 % (9,53– | 5,36 % (3,31– |
Rmiodrufzoimoneetricdheel rischio relativo di fratture | 15,55) | 75,041)% (9,49– |
Ivnecritdeebnrzaali dcliinfriacthteure vertebrali cliniche | 6,97 % (4,67– | 37,15,791)% (1,89– |
BMD – variazione media a 3 anni rispetto al valore iniziale | 19, 2137)% (0,6–1,7) | 75, 2014) % (6,5 7,6) |
-B cMoDlo –nnvaarlioamziboanree media a 3 anni rispetto al valore iniziale | –0,70 % (-1,1 – –0,2) | 3,59 % (3,1 4,1) |
Nella popolazione generale dello studio MF 4411 non è stata osservata una riduzione delle fratture non-vertebrali; comunque l’acido ibandronico giornaliero si è dimostrato efficace in una sottopopolazione a rischio elevato (T-score della BMD del collo del femore < – 3,0), nella quale è stata osservata una riduzione del rischio di fratture non-vertebrali del 69%.
Il trattamento giornaliero con 2,5 mg ha dato come risultato un progressivo aumento della BMD dello scheletro a livello vertebrale e non vertebrale.
A tre anni l’aumento della BMD della colonna lombare in confronto a placebo è stato del 5,3 % e del
6,5 % rispetto al valore iniziale. Gli aumenti a livello dell’anca rispetto al valore iniziale sono stati del
2,8 % a livello del collo femorale, del 3,4 % a livello dell’anca in toto e del 5,5 % a livello del trocantere.
I marcatori biochimici di turnover osseo (quali il CTX urinario e l’osteocalcina sierica) hanno mostrato l’atteso quadro di soppressione ai livelli premenopausali e hanno raggiunto un massimo di soppressione in un periodo di 3–6 mesi.
È stata osservata una riduzione clinicamente significativa del 50 % dei marcatori biochimici del riassorbimento osseo già a un mese dall’inizio del trattamento con 2,5 mg di acido ibandronico. Dopo l’interruzione del trattamento, si manifesta un ritorno ai valori patologici pre-trattamento di elevato riassorbimento osseo associato all’osteoporosi post-menopausale.
L’analisi istologica delle biopsie ossee dopo due e tre anni di trattamento in donne in post-menopausa ha mostrato che l’osso formato ha caratteristiche normali e che non esiste alcuna evidenza di un difetto di mineralizzazione.
Popolazione pediatrica (vedere paragrafo 4.2 e 5.2)
Kefort non è stato studiato nella popolazione pediatrica, quindi non sono disponibili dati di efficacia e sicurezza per questa popolazione di pazienti.
5.2 proprietà farmacocinetiche
Gli efetti farmacologici primari dell’acido ibandronico sull’osso non sono
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direttamente legati alle efettive concentrazioni plasmatiche, come dimostrato da vari studi condotti sull’animale e sull’uomo.
Assorbimento
L’assorbimento dell’acido ibandronico nel tratto gastroenterico superiore è rapido dopo somministrazione orale e le concentrazioni plasmatiche crescono proporzionalmente alla dose fino all’assunzione orale di 50 mg, con incrementi più che proporzionali per dosi superiori. Le massime concentrazioni plasmatiche osservate sono state raggiunte in 0,5–2 ore (mediana 1 ora) a digiuno e la biodisponbilità assoluta è risultata di circa lo 0,6 %. L’entità dell’assorbimento è compromessa dall’assunzione contemporanea di cibo o bevande (a parte l’acqua). La biodisponibilità è ridotta di circa il 90 % quando l’acido ibandronico è somministrato con una colazione standard, in confronto alla biodisponibilità rilevata in soggetti a digiuno. Non si verifica una significativa riduzione della biodisponibilità se l’acido ibandronico è assunto 60 minuti prima dell’assunzione di cibi e bevande del mattino. Sia la biodisponibilità sia l’aumento della BMD sono ridotti qualora cibi o bevande siano assunti quando sono passati meno di 60 minuti dall’ingestione di acido ibandronico.
Distribuzione
Dopo l’iniziale esposizione sistemica, l’acido ibandronico si lega rapidamente all’osso o è escreto con le urine. Nell’uomo, il volume terminale apparente di distribuzione è di almeno 90 l e la percentuale della dose che arriva all’osso è stimata essere il 40–50 % della dose circolante. Il legame proteico nel plasma umano è approssimativamente dell’85 % – 87 % (determinato in vitro a concentrazioni terapeutiche di medicinale), e perciò vi è un basso potenziale per interazioni farmacologiche dovute a spiazzamento.
Biotrasformazione
Non vi sono evidenze che l’acido ibandronico sia metabolizzato negli animali o nell’uomo.
Eliminazione
La frazione assorbita di acido ibandronico è rimossa dalla circolazione mediante l’assorbimento da parte dell’osso (stimata essere del 40–50 % nelle donne in post-menopausa) e la parte restante è eliminata immodificata dal rene. La frazione non assorbita di acido ibandronico è eliminata immodificata nelle feci.
L’intervallo delle emivite apparenti valutate è ampio, l’emivita terminale apparente è generalmente nell’ambito delle 10–72 ore. Dal momento che i valori calcolati dipendono in gran parte della durata dello studio, dalla posologia utilizzata e dalla sensibilità del test, è probabile che la vera emivita terminale sia notevolmente più lunga, come avviene per altri bisfosfonati. I livelli plasmatici iniziali diminuiscono rapidamente raggiungendo il 10 % del valore di picco rispettivamente entro 3 e 8 ore dalla somministrazione endovenosa e da quella orale.
La clearance totale dell’acido ibandronico è bassa con valori medi compresi tra 84 e 160 ml/min. La clearance renale (circa 60 ml/min in donne sane in post-menopausa) costituisce il 50–60 % della clearance
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totale ed è correlata alla clearance della creatinina. Si ritiene che la diferenza tra la clearance totale apparente e quella renale rifletta la captazione da parte dell’osso.
La via secretoria non sembra comprendere sistemi di trasporto noti di tipo acido o basico coinvolti nell’escrezione di altre sostanze attive. Inoltre, l’acido ibandronico non inibisce i principali isoenzimi P450 epatici umani e non induce il sistema del citocromo P450 epatico nel ratto.
Farmacocinetica in speciali situazioni cliniche
Sesso
La biodisponibilità e la farmacocinetica dell’acido ibandronico sono simili negli uomini e nelle donne.
Etnia
Non esistono evidenze di diferenze interetniche clinicamente rilevanti tra asiatici e caucasici nella disponibilità di acido ibandronico. Vi sono pochi dati disponibili su pazienti di origine africana.
Pazienti con insufficienza renale
La clearance renale dell’acido ibandronico nelle pazienti che presentano vari gradi di insufficienza renale è correlata linearmente alla clearance della creatinina.
Non sono necessari aggiustamenti di dose per le pazienti con insufficienza renale da lieve a moderata (clearance della creatinina uguale o superiore a 30 ml/min), come dimostrato nello studio BM 16549 nel quale la maggior parte delle pazienti presentava insufficienza renale da lieve a moderata.
I soggetti afetti da insufficienza renale grave (clearance della creatinina inferiore a 30 ml/min) che hanno assunto una dose giornaliera orale di acido ibandronico di 10 mg per 21 giorni, hanno presentato concentrazioni plasmatiche 2–3 volte superiori rispetto ai soggetti con funzionalità renale normale, e la clearance totale dell’acido ibandronico è stata di 44 ml/min. Dopo somministrazione endovenosa di 0,5 mg, la clearance totale, la clearance renale e quella non renale sono diminuite rispettivamente del 67 %, 77 % e 50 % in soggetti afetti da insufficienza renale grave; tuttavia non è stata osservata una riduzione della tollerabilità associata con l’aumento dell’esposizione. Per la limitata esperienza clinica, non è raccomandato l’uso di Kefort nelle pazienti con insufficienza renale grave (vedere paragrafi 4.2 e 4.4). La farmacocinetica dell’acido ibandronico non è stata valutata in pazienti con malattia renale terminale non sottoposte a emodialisi. La farmacocinetica dell’acido ibandronico in queste pazienti è sconosciuta e l’acido ibandronico non deve essere utilizzato in questi casi.
Pazienti con insufficienza epatica (vedere paragrafo 4.2)
Non esistono dati di farmacocinetica per l’acido ibandronico in pazienti afette da insufficienza
epatica. Il fegato non svolge un ruolo significativo nell’eliminazione dell’acido ibandronico, che non è metabolizzato ma è eliminato tramite escrezione renale e captazione da parte dell’osso. Perciò non sono necessari aggiustamenti del dosaggio in pazienti afette da compromissione della funzionalità epatica.
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Popolazione anziana (vedere paragrafo 4.2)
In un’analisi multivariata, l’età non è risultata un fattore indipendente per nessuno dei parametri farmacocinetici studiati. Dato che la funzione renale diminuisce con l’età, questo è l’unico fattore da tenere in considerazione (vedere paragrafo sull’insufficienza renale).
Popolazione pediatrica (vedere paragrafi 4.2 e 5.1)
Non esistono dati sull’uso di Kefort in questi gruppi di età.
5.3 dati preclinici di sicurezza
Nel cane sono stati osservati efetti tossici, ad esempio segni di danno renale, soltanto ad esposizioni considerate significativamente superiori all’esposizione massima nell’uomo, il che depone per una scarsa rilevanza clinica.
Mutagenicità/Cancerogenicità
Non è stato osservato alcun segno di potenziale cancerogenicità. I test per la genotossicità non hanno rilevato alcuna evidenza di attività genetica dell’acido ibandronico.
Tossicità riproduttiva
Non vi sono evidenze di un efetto tossico fetale diretto o teratogeno dell’acido ibandronico in ratti e conigli trattati per os e non si sono verificati eventi avversi sullo sviluppo nella prole F1 di ratto con un’esposizione estrapolata almeno 35 volte superiore all’esposizione nell’uomo. Negli studi di riproduzione condotti nei ratti utilizzando la somministrazione orale, gli efetti sulla fertilità consistevano in una aumentata perdita di preimpianto alla dose di 1 mg/kg/die o superiore. Negli studi di riproduzione condotti nei ratti utilizzando la somministrazione endovenosa, l’acido ibandronico ha diminuito la conta degli spermatozoi alle dosi di 0,3 e 1 mg/kg/die e ha ridotto la fertilità nei maschi alla dose di 1 mg/kg/die e nelle femmine alla dose di 1,2 mg/kg/die. Gli efetti avversi dell’acido ibandronico negli studi di tossicità riproduttiva condotti sul ratto sono stati quelli osservati con i bisfosfonati come classe di farmaci. Tra di essi, un ridotto numero di siti d’impianto, l’interferenza con il parto naturale (distocia) e un aumento delle variazioni viscerali (sindrome reno-pelvico-ureterale).
6. informazioni farmaceutiche
6.1 elenco degli eccipienti
Nucleo della compressa
Lattosio monoidrato
Cellulosa microcristallina
Croscaramellosa sodica
Magnesio stearato
Silice colloidale anidra
Rivestimento della compressa
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Idrossipropilcellulosa Titanio diossido (E171) Macrogol 6000
6.2 incompatibilità
Non pertinente.
6.3 periodo di validità
2 anni.
6.4 precauzioni particolari per la conservazione
Questo medicinale non richiede alcuna speciale condizione di conservazione.
6.5 natura e contenuto del contenitore
Kefort compresse rivestite con film da 150 mg è disponibile in confezioni in blister (alluminio/alluminio) contenenti 1 o 3 compresse.
È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
6.6 Precauzioni particolari per lo smaltimento
Il medicinale non utilizzato ed i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente. Il rilascio di medicinali nell’ambiente deve essere minimizzato
7. titolare dell'autorizzazione all'immissione in commercio
Laboratorios Liconsa, S.A.
Gran Via Carlos III, 98, 7
08028 Barcellona
Spagna
8.
KEFORT 150MG COMPRESSE RIVESTITE CON FILM 1 COMPRESSA IN BLISTER AL/AL – N. AIC 041487012
KEFORT 150MG COMPRESSE RIVESTITE CON FILM 3 COMPRESSA IN BLISTER AL/AL – N. AIC 041487024
9.
15/02/2012