La citarabina è un principio attivo appartenente alla categoria dei chemioterapici antineoplastici, utilizzato principalmente nel trattamento di diverse forme di leucemia e linfoma. La sua azione terapeutica si basa sulla capacità di interferire con la sintesi del DNA nelle cellule tumorali, bloccando così la loro crescita e proliferazione.
La citarabina è stata introdotta nella pratica clinica negli anni '60 e da allora ha rappresentato un punto di riferimento nella terapia delle neoplasie ematologiche. In Italia, come in altri paesi, la sua prescrizione è riservata ai medici specialisti in oncologia ed ematologia.
Il meccanismo d'azione della citarabina si basa sulla sua trasformazione all'interno delle cellule in citarabina trifosfato (ara-CTP), una molecola simile alle basi costituenti il DNA. L'ara-CTP viene incorporata nel DNA durante la fase di replicazione, causando l'interruzione della catena e l'inibizione della sintesi del DNA stesso. Questo processo porta alla morte delle cellule tumorali che si trovano in fase di divisione.
La citarabina viene somministrata per via endovenosa o sottocutanea, a seconda dello schema terapeutico prescritto dal medico specialista. Le dosi e i cicli di trattamento variano in base al tipo di patologia da trattare e alle condizioni generali del paziente.
Gli effetti collaterali più comuni associati all'uso della citarabina includono mielosoppressione (riduzione dei globuli bianchi, rossi e piastrine), nausea, vomito, diarrea, stomatite (infiammazione della mucosa orale) e alopecia (perdita dei capelli). Tali effetti sono generalmente reversibili al termine del trattamento e possono essere gestiti con l'uso di farmaci sintomatici.
In Italia, la citarabina è impiegata nel trattamento di diverse forme di leucemia come la leucemia mieloide acuta (LMA), la leucemia linfoblastica acuta (LLA) e la leucemia mieloide cronica in fase blastica. Inoltre, viene utilizzata anche nella terapia del linfoma non-Hodgkin ad alto grado di malignità.
Secondo i dati dell'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), nel 2019 sono stati registrati circa 6.000 nuovi casi di leucemia in Italia. La citarabina rappresenta una delle principali opzioni terapeutiche per questi pazienti, spesso utilizzata in combinazione con altri chemioterapici per aumentare l'efficacia del trattamento.
Nel corso degli anni, sono stati condotti numerosi studi clinici volti a valutare l'efficacia della citarabina in diverse situazioni terapeutiche. Ad esempio, uno studio italiano ha dimostrato che l'aggiunta della citarabina al protocollo standard di trattamento per i pazienti affetti da LLA ha portato a un aumento significativo delle percentuali di remissione completa e sopravvivenza libera da malattia.
Nonostante il suo ampio impiego nella pratica clinica, la citarabina non è priva di limitazioni. La sua efficacia può essere compromessa dalla presenza di meccanismi di resistenza tumorale, come l'alterazione del trasporto della molecola all'interno delle cellule o la presenza di enzimi in grado di inattivarla. Inoltre, il suo utilizzo è controindicato nei pazienti con gravi alterazioni della funzionalità epatica o renale e in caso di ipersensibilità al principio attivo.
In conclusione, la citarabina rappresenta un farmaco fondamentale nella terapia delle neoplasie ematologiche grazie alla sua capacità di interferire con la sintesi del DNA nelle cellule tumorali. Tuttavia, è importante monitorare attentamente i pazienti durante il trattamento per gestire gli effetti collaterali e valutare l'eventuale insorgenza di resistenze tumorali.