Il principio attivo noto come antimicobatteri è una classe di farmaci utilizzata per combattere le infezioni causate da micobatteri, un gruppo di batteri che comprende Mycobacterium tuberculosis, responsabile della tubercolosi, e Mycobacterium leprae, responsabile della lebbra. In Italia, la tubercolosi è una malattia ancora presente ma con un tasso di incidenza relativamente basso grazie ai programmi di prevenzione e controllo messi in atto negli ultimi decenni.
Gli antimicobatteri agiscono inibendo la crescita e la proliferazione dei micobatteri attraverso diversi meccanismi d'azione. Essendo i micobatteri caratterizzati da una parete cellulare spessa e complessa, questi farmaci devono essere in grado di penetrare questa barriera per esercitare il loro effetto terapeutico.
Tra gli antimicobatterici più comunemente utilizzati si trovano l'isoniazide (INH), la rifampicina (RIF), l'etambutolo (EMB) e la pirazinamide (PZA). Queste molecole vengono spesso somministrate insieme come parte della terapia combinata per il trattamento della tubercolosi. La combinazione dei farmaci permette non solo di aumentarne l'efficacia ma anche di ridurre il rischio dello sviluppo di resistenze batteriche.
L'isoniazide è un derivato dell'acido isonicotinico ed è uno degli antimicobatterici più efficaci contro Mycobacterium tuberculosis. Il suo meccanismo d'azione consiste nell'inibizione della sintesi degli acidi micolici, componenti essenziali della parete cellulare dei micobatteri. L'isoniazide viene somministrata per via orale ed è ben assorbita dal tratto gastrointestinale.
La rifampicina è un derivato della rifamicina, un antibiotico prodotto da Streptomyces mediterranei. La sua azione antimicobatterica si basa sull'inibizione dell'RNA polimerasi, l'enzima responsabile della trascrizione dell'RNA dai geni batterici. La rifampicina viene somministrata per via orale e presenta una buona biodisponibilità.
L'etambutolo è un altro antimicobatterico utilizzato nel trattamento della tubercolosi. Il suo meccanismo d'azione consiste nell'inibizione dell'arabinosil transferasi, enzima coinvolto nella sintesi dell'arabinogalattano, un componente importante della parete cellulare dei micobatteri. L'etambutolo viene somministrato per via orale ed è ben assorbito dal tratto gastrointestinale.
La pirazinamide è un derivato dell'ammina nicotinica e agisce inibendo la sintesi degli acidi nucleici nei micobatteri attraverso la formazione di radicali liberi che danneggiano il DNA batterico. La pirazinamide viene somministrata per via orale ed è ben assorbita dal tratto gastrointestinale.
Gli antimicobatterici possono causare alcuni effetti collaterali, tra cui epatotossicità (danno al fegato), neuropatia periferica (danno ai nervi), rash cutaneo e disturbi gastrointestinali. Tuttavia, la maggior parte di questi effetti è di solito lieve e transitoria, e il beneficio del trattamento supera i potenziali rischi.
In Italia, la tubercolosi viene diagnosticata principalmente attraverso il test cutaneo alla tubercolina (TST) o il test interferon-gamma release assay (IGRA). Inoltre, vengono effettuati esami radiologici e microbiologici per confermare la diagnosi. Una volta diagnosticata l'infezione da Mycobacterium tuberculosis, il paziente viene sottoposto a un trattamento farmacologico a base di antimicobatterici per un periodo che può variare dai sei ai dodici mesi.
In conclusione, gli antimicobatterici rappresentano una classe di farmaci fondamentale nella lotta contro le infezioni da micobatteri come la tubercolosi e la lebbra. Grazie all'uso combinato di questi farmaci e alle strategie di prevenzione e controllo messe in atto in Italia, l'incidenza della tubercolosi è notevolmente diminuita negli ultimi anni. Tuttavia, è importante continuare a monitorare attentamente l'evoluzione dei ceppi resistenti ai farmaci per garantire un efficace trattamento delle infezioni da micobatteri nel futuro.