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Farmaci contenenti principio attivo Altri radiofarmaci terapeutici ()

I radiofarmaci terapeutici rappresentano una categoria di farmaci in costante evoluzione, utilizzati principalmente nel campo della medicina nucleare per il trattamento di diverse patologie. Essi sono caratterizzati dalla presenza di un isotopo radioattivo che, legato a una molecola specifica, permette di raggiungere selettivamente le cellule bersaglio e agire su di esse attraverso l'emissione di radiazioni ionizzanti. In Italia, l'uso dei radiofarmaci terapeutici è in crescita grazie agli avanzamenti tecnologici e alle nuove scoperte scientifiche.

Tra i radiofarmaci terapeutici più utilizzati vi sono gli analoghi del peptide somatostatina radiomarcato con ittrio-90 (90Y) o lutezio-177 (177Lu), impiegati per il trattamento dei tumori neuroendocrini. Questi farmaci agiscono legandosi ai recettori della somatostatina presenti sulla superficie delle cellule tumorali e veicolando così la radiazione direttamente al tessuto neoplastico. In questo modo, si ottiene un'azione citotossica mirata che limita gli effetti collaterali sulle cellule sane circostanti.

Un altro esempio di radiofarmaco terapeutico è il radium-223 (223Ra), utilizzato nel trattamento delle metastasi ossee da carcinoma prostatico resistente alla castrazione. Il radium-223 si lega selettivamente alle zone del tessuto osseo interessate dalle metastasi, emettendo particelle alfa ad alta energia che causano la morte delle cellule tumorali senza danneggiare significativamente le cellule ossee sane.

Nel campo della terapia radiometabolica, il radioiodio (131I) è un radiofarmaco terapeutico ampiamente impiegato per il trattamento dell'ipertiroidismo e del carcinoma tiroideo differenziato. Il radioiodio viene assorbito dalle cellule tiroidee, sia normali che tumorali, grazie al loro meccanismo di captazione dello iodio. Una volta all'interno delle cellule, l'emissione di radiazioni beta provoca la distruzione delle stesse, permettendo così di ridurre l'attività della ghiandola tiroidea o di eliminare le cellule tumorali.

In ambito oncologico, i radiofarmaci terapeutici a base di isotopi emittenti particelle beta come lo ittrio-90 (90Y) e il lutezio-177 (177Lu) sono utilizzati anche nella radioimmunoterapia. In questo caso, gli isotopi vengono legati a specifici anticorpi monoclonali in grado di riconoscere antigeni espressi sulle cellule tumorali. Questa strategia consente una somministrazione mirata della radiazione alle cellule neoplastiche e una riduzione degli effetti collaterali sulle cellule sane.

Alcuni studi recenti in Italia hanno evidenziato l'efficacia dei radiofarmaci terapeutici nel trattamento del tumore alla prostata avanzato mediante la somministrazione di PSMA radiomarcato con lutezio-177 (177Lu). Il PSMA è una proteina presente sulla superficie delle cellule prostatiche e la sua espressione aumenta nei tumori prostatici. Il radiofarmaco lega selettivamente il PSMA e veicola la radiazione direttamente alle cellule tumorali, permettendo di ottenere risultati promettenti in termini di controllo della malattia e di sopravvivenza.

In conclusione, i radiofarmaci terapeutici rappresentano una classe di farmaci in continua evoluzione che offre nuove opportunità terapeutiche per il trattamento di diverse patologie, in particolare nel campo dell'oncologia e della medicina nucleare. In Italia, l'impiego di questi farmaci è in crescita grazie agli avanzamenti tecnologici e alle nuove scoperte scientifiche che ne migliorano l'efficacia e la sicurezza d'uso. La ricerca futura si concentrerà sullo sviluppo di nuovi radiofarmaci terapeutici con caratteristiche sempre più specifiche e mirate, al fine di ottimizzare i risultati clinici e ridurre gli effetti collaterali per i pazienti.

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