L'alfa1-antitripsina (AAT) è una proteina appartenente alla famiglia delle serpine, sintetizzata principalmente nel fegato e secreta nel circolo sanguigno. La sua funzione principale è quella di inibire l'azione della proteasi neutrofila elastasi, un enzima coinvolto nella degradazione del tessuto connettivo, in particolare nei polmoni. In questo modo, l'AAT svolge un ruolo cruciale nella protezione dei polmoni dall'infiammazione e dai danni causati dall'attività delle proteasi.
La carenza di alfa1-antitripsina è una condizione genetica ereditaria che può portare a malattie polmonari e/o epatiche. Si stima che in Italia circa 1 persona su 2.000 sia affetta da questa patologia, anche se molti casi non vengono diagnosticati o vengono scoperti solo in età avanzata.
La carenza di AAT si manifesta quando i livelli ematici della proteina sono inferiori al normale a causa di mutazioni nel gene SERPINA1, responsabile della sua produzione. Esistono diverse varianti genetiche associate alla carenza di AAT, ma le più comuni sono la variante S e la variante Z. La presenza di due copie del gene mutato (ZZ) determina una riduzione significativa dei livelli ematici di AAT e un aumentato rischio di sviluppare malattie polmonari ed epatiche.
I soggetti con carenza grave di alfa1-antitripsina possono sviluppare enfisema polmonare, una condizione caratterizzata dalla distruzione progressiva dei sacchetti d'aria (alveoli) nei polmoni, che porta a difficoltà respiratorie e riduzione della capacità polmonare. L'enfisema associato alla carenza di AAT si manifesta solitamente tra i 30 e i 40 anni di età, soprattutto nei fumatori.
Inoltre, la carenza di AAT può causare malattie epatiche come l'epatite cronica e la cirrosi epatica. Queste patologie si sviluppano a causa dell'accumulo di AAT mutata nel fegato, che provoca infiammazione e danni alle cellule epatiche. La malattia epatica legata alla carenza di alfa1-antitripsina può manifestarsi in qualsiasi momento della vita, dall'infanzia all'età adulta.
La diagnosi della carenza di alfa1-antitripsina si basa sulla misurazione dei livelli ematici della proteina e sull'analisi genetica per identificare le varianti genetiche responsabili della ridotta produzione di AAT. È importante diagnosticare precocemente questa condizione per poter adottare misure preventive volte a ridurre il rischio di complicanze polmonari ed epatiche.
Il trattamento della carenza grave di alfa1-antitripsina prevede principalmente la somministrazione periodica (solitamente settimanale) di AAT purificata da plasma umano, attraverso infusioni endovenose. Questa terapia sostitutiva mira a ripristinare i livelli ematici di AAT e a proteggere i polmoni dall'azione delle proteasi. Tuttavia, la terapia sostitutiva con AAT non è efficace nel trattamento delle malattie epatiche associate alla carenza di alfa1-antitripsina.
Altre misure terapeutiche per i pazienti con carenza di AAT includono l'adozione di uno stile di vita sano, come smettere di fumare, evitare l'esposizione a inquinanti ambientali e praticare regolarmente attività fisica. Inoltre, è importante seguire un'alimentazione equilibrata e ricca di antiossidanti per ridurre lo stress ossidativo e l'infiammazione nei polmoni e nel fegato.
La ricerca sulle nuove strategie terapeutiche per la carenza di alfa1-antitripsina è in continua evoluzione. Tra le opzioni in fase di studio vi sono la terapia genica, che mira a correggere il difetto genetico responsabile della ridotta produzione di AAT, e la somministrazione di farmaci in grado di favorire l'escrezione dell'AAT mutata dal fegato.
In conclusione, l'alfa1-antitripsina è una proteina fondamentale per la protezione dei polmoni dall'infiammazione e dai danni tissutali. La sua carenza può portare a malattie polmonari ed epatiche potenzialmente gravi, ma una diagnosi precoce e un approccio terapeutico adeguato possono contribuire a migliorare significativamente la qualità della vita dei pazienti affetti da questa condizione genetica.