Foglio illustrativo - DEFEROXAMINA MESILATO DESFARMA
deferoxamina mesilato
Medicinale equivalente
Categoria farmacoterapeutica
Agente chelante.
Indicazioni terapeutiche
Uso terapeutico
Trattamento monoterapico di chelazione del ferro in caso di accumulo cronico di ferro, come:
- emosiderosi trasfusionale, specialmente nella talassemia maggiore, altre anemie congenite, anemia sideroblastica ed anemia emolitica autoimmune;
- emocromatosi idiopatica (primaria) in pazienti nei quali malattie concomitanti (per es. grave anemia, malattie cardiache, ipoproteinemia) impediscono la flebotomia;
- accumulo di ferro associato a porfiria cutanea tarda in pazienti non in grado di tollerare la flebotomia.
Trattamento dell'intossicazione marziale acuta.
Trattamento dell'accumulo cronico di alluminio in pazienti con insufficienza renale terminale (in dialisi di mantenimento) con:
- malattie ossee correlate ad alluminio e/o
- encefalopatia dialitica e/o
- anemia riferita ad alluminio.
Uso diagnostico
Per la diagnosi di accumulo di ferro o alluminio.
Test alla Deferoxamina : si basa sul principio che, nel soggetto sano la Deferoxamina non induce un aumento dell’escrezione del ferro e dell’alluminio superiore a determinati valori.
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- Test alla Deferoxamina per l’accumulo di ferro in pazienti con normale funzionalità renale
Si iniettano 500 mg di Deferoxamina per via intramuscolare e si raccolgono le urine delle successive 6 ore, determinandone il contenuto in ferro. Se l’escrezione oscilla tra 1–1,5 mg (18–27 µmol) entro queste 6 ore si può sospettare un accumulo di ferro; valori superiori a 1,5 mg (27 µmol) sono senz'altro patologici. Il test è affidabile solo se la funzionalità renale è normale.
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– Test alla Deferoxamina per infusione per l’accumulo di allumnio in pazienti con insufficienza renale terminale
Si raccomanda di effettuare il test al Deferoxamina per infusione nei pazienti con livelli di alluminio sierico superiori a 60 ng/ml, associati a livelli di ferritina sierica superiori a 100 ng/ml.
Appena prima di una emodialisi, si preleva un campione di sangue per determinare il livello basale di alluminio sierico.
Durante gli ultimi 60 minuti dell'emodialisi si somministrano 5 mg/kg di Deferoxamina per infusione endovenosa lenta (vedere paragrafo 6.6 “Precauzioni particolari per lo smaltimento e la manipolazione”).
All'inizio della dialisi successiva (cioè 44 ore dopo l'infusione di Deferoxamina) si preleva un secondo campione di sangue, per rideterminare il livello di alluminio sierico.
Il test alla Deferoxamina è considerato positivo se l'aumento dell'alluminio sierico supera il valore di base più di 150 ng/ml. Un test negativo, comunque, non esclude assolutamente la diagnosi di accumulo di alluminio.
Controindicazioni
Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti, tranne quando sia fattibile una desensibilizzazione che renda possibile il trattamento.
Precauzioni per l'uso
Non deve essere somministrato a concentrazioni superiori al 10%, poichè, per via sottocutanea, ciò aumenta il rischio di reazioni locali (vedere “ Istruzioni per l'uso ”). Quando si deve utilizzare obbligatoriamente la via intramuscolare, può essere necessario impiegare concentrazioni maggiori per facilitare l’iniezione.
La tecnica d'iniezione deve essere eseguita con attenzione.
Per infusioni sottocutanee l'ago non dovrebbe essere inserito troppo vicino al derma.
In pazienti con grave accumulo cronico di ferro è stato riportato un peggioramento della funzionalità cardiaca a seguito di uso contemporaneo di Deferoxamina e alte dosi di vitamina C (oltre 500 mg/die). La disfunzione cardiaca è risultata reversibile con la sospensione della vitamina C. Quando Deferoxamina e vitamina C devono essere somministrati contemporaneamente, si dovrebbero osservare le seguenti precauzioni:
- non somministrare supplementi di vitamina C a pazienti con insufficienza cardiaca;
- iniziare il trattamento con vitamina C solo dopo un mese di regolare terapia con Deferoxamina;
- somministrare vitamina C solo se il paziente è in regolare terapia con Deferoxamina, possibilmente subito dopo l'installazione della pompa;
- non superare una dose giornaliera di 200 mg di vitamina C, in dosi frazionate;
- è consigliabile un monitoraggio della funzionalità cardiaca nel corso di tale terapia associata.
Si raccomanda di effettuare esami oftalmologici e audiologici specialistici prima di iniziare un trattamento con Deferoxamina e successivamente a intervalli regolari (ogni 3 mesi), soprattutto se i livelli di ferritina sono bassi. In pazienti talassemici, il rischio di anormalità audiometriche può essere ridotto mantenendo il rapporto fra dose giornaliera media di Deferoxamina (in mg/kg) e i livelli di ferritina sierica (in µg/l), al di sotto di 0,025.
I pazienti in età pediatrica in trattamento con Deferoxamina dovrebbero essere controllati ogni 3 mesi per verificare il peso corporeo e la crescita staturale (vedi “Avvertenze speciali ”).
In pazienti con encefalopatia alluminio-correlata alte dosi di Deferoxamina possono esacerbare una disfunzione neurologica (convulsioni), probabilmente a causa di un aumento improvviso dell'alluminio in circolo (vedere “Effetti indesiderati” ). Deferoxamina può precipitare l’insorgenza di demenza da dialisi. Per prevenire questo peggioramento neurologico si è rivelato utile un pretrattamento con clonazepam. Inoltre, il trattamento dell’accumulo di alluminio può determinare una diminuzione del calcio sierico ed un peggioramento dell’iperparatiroidismo.
Interazioni
Informare il medico o il farmacista se si è recentemente assunto qualsiasi altro medicinale, anche quelli senza prescrizione medica.
Un trattamento concomitante con Deferoxamina e proclorperazina, un derivato fenotiazinico, può causare una temporanea alterazione della coscienza. In pazienti con grave accumulo cronico di ferro, trattati contemporaneamente con Deferoxamina ed alte dosi di vitamina C (oltre 500 mg/die), è stato osservato un peggioramento della funzionalità cardiaca (vedere “Precauzioni per l’uso ”), per altro reversibile dopo sospensione della vitamina C.
I risultati dell’immagine con gallio 67 possono risultare distorti a causa della rapida escrezione urinaria del Deferoxamina legato al gallio 67. E’ consigliabile la sospensione di Deferoxamina 48 ore prima della scintigrafia.
Documento reso disponibile da AIFA il 10/06/2016
Esula dalla competenza dell’AIFA ogni eventuale disputa concernente i diritti di proprietà industriale e la tutela brevettuale dei dati relativi all’AIC dei medicinali e, pertanto, l’Agenzia non può essere ritenuta responsabile in alcun modo di eventuali violazioni da parte del titolare dell'autorizzazione all'immissione in commercio (o titolare AIC).
Avvertenze speciali
Un'iniezione endovenosa rapida può provocare ipotensione e shock (arrossamenti, tachicardia, collasso e orticaria).
Alte dosi di Deferoxamina, specialmente in pazienti con bassi livelli di ferritina sierica, possono causare disturbi della visione e dell'udito (vedere “Effetti indesiderati ”). Pazienti con insufficienza renale in dialisi di mantenimento e con bassi livelli di ferritina possono essere particolarmente predisposti a reazioni secondarie, dato che sono stati riportati disturbi della visione dopo una singola dose di Deferoxamina. Il rischio di effetti secondari è ridotto quando si utilizzi una terapia a basse dosi. Se si verificano disturbi della visione e dell'udito occorre sospendere immediatamente il trattamento con Deferoxamina. Le variazioni indotte dal farmaco sono di norma reversibili in caso di identificazione precoce. Il trattamento con Deferoxamina può essere ripreso successivamente a dosi ridotte, ma è necessario uno stretto controllo oftalmologico e/o audiologico.
Nei pazienti con normale funzionalità renale con accumulo di ferro la metà circa del complesso Deferoxamina-metallo è eliminata per via renale. In caso di grave insufficienza renale, occorre quindi procedere con cautela. I complessi di deferoxamina con ferro ed alluminio sono dializzabili per cui, in pazienti con insufficienza renale, la loro eliminazione può essere aumentata con la dialisi. Sono stati riportati casi isolati di insufficienza renale acuta (vedere anche “Effetti indesiderati” ).
Pazienti trattati con alte dosi di Deferoxamina e con bassi livelli di ferritina sierica o pazienti in giovane età (inferiore ai 3 anni all’inizio della terapia) sono stati associati con un ritardo della crescita (vedere “Dose, modo e tempo di somministrazione ”). Il ritardo della crescita, se associato con dosi eccessive di Deferoxamina, deve essere ben distinto da quello causato dall’accumulo di ferro. Quello dovuto a Deferoxamina è raro quando le dosi siano mantenute sotto i 40 mg/kg. Se il ritardo nella crescita è associato a dosi superiori a questo valore, la riduzione della dose può portare ad una normale velocità di crescita, che, comunque, non permette il raggiungimento dell’altezza prevista da adulto.
In pazienti con intossicazione marziale acuta e anche nei talassemici, in seguito a trattamento con dosi e.v. eccessivamente alte di Deferoxamina, è stata descritta una sindrome di ambascia respiratoria acuta. Non si devono quindi superare le dosi giornaliere raccomandate.
Si è notato che in pazienti con accumulo patologico di ferro, Deferoxamina aumenta la predisposizione alle infezioni, per es. con Yersinia enterocolitica e Yersinia pseudotubercolosis. Se un paziente in terapia con Deferoxamina presenta febbre e enterite/enterocolite acuta, dolore addominale diffuso o faringite, occorre sospendere temporaneamente il trattamento, effettuare idonei tests batteriologici ed istituire subito un'adatta terapia antibiotica. Dopo la scomparsa dell'infezione si può riprendere il trattamento con Deferoxamina. In pazienti in terapia con Deferoxamina per accumulo di alluminio e/o ferro sono stati segnalati raramente casi di mucormicosi, alcuni con esito fatale. Se si manifesta qualche segno o sintomo sospetto, il trattamento con Deferoxamina deve essere interrotto, si devono eseguire tests micologici e istituire immediatamente un'idonea terapia. La mucormicosi può verificarsi anche in pazienti non in trattamento con Deferoxamina; ciò indica che altri fattori determinanti quali dialisi, diabete mellito, disturbi del bilancio acido-base, tumori ematologici, farmaci immunosoppressori, o compromissione del sistema immunitario possono avere un ruolo nello sviluppo di questa infezione. L'escrezione del complesso col ferro può conferire all'urina una tinta rossastra.
Gravidanza e allattamento
Chiedere consiglio al medico o al farmacista prima di prendere qualsiasi medicinale.
Gravidanza
Nel coniglio la deferoxamina ha dimostrato un possibile potenziale teratogeno. Fino ad oggi tutte le pazienti sottoposte a terapia con Deferoxamina durante la gravidanza hanno partorito bimbi senza malformazioni. Durante la gravidanza, specialmente nei primi tre mesi, Deferoxamina dovrebbe essere somministrato solo quando a giudizio del medico, il suo impiego sia di vitale necessità.
Donne in età fertile
Comunque i benefici per la madre devono essere soppesati con eventuali rischi per il bambino.
Allattamento
Non è noto se deferoxamina passa nel latte materno.
Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari Deferoxamina compromette la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari. In particolare, i pazienti che manifestino capogiri o altri disturbi del sistema nervoso centrale, della vista o dell'udito, dovrebbero evitare di guidare autoveicoli o azionare macchinari (vedere “Effetti indesiderati ”).
Dose, modo e tempo di somministrazione
Per le istruzioni per la diluizione del prodotto prima della somministrazione vedere “ Istruzioni per l’uso ”.
Il medicinale può essere somministrato per via sottocutanea, endovenosa ed intramuscolare.
Trattamento dell'accumulo cronico di ferro
In caso di accumulo di ferro non complicato da effetti tossici lo scopo principale della terapia chelante, è quello di raggiungere un equilibrio tra ferro introdotto e ferro eliminato allo scopo di prevenire il danno da emosiderosi. In caso di accumulo di ferro grave, lo scopo è quello di raggiungere un bilancio negativo del ferro per ridurre lentamente gli aumentati depositi di ferro e ridurne gli effetti tossici.
Bambini e adulti
Si raccomanda di iniziare la terapia con Deferoxamina dopo le prime 10–20 trasfusioni di sangue o quando i livelli di ferritina sierica abbiano raggiunto il valore di 1000 ng/ml. Un sovraccarico di ferro o dosi eccessive di Deferoxamina potrebbero determinare un ritardo nella crescita. Nel caso in cui la chelazione sia iniziata prima dei 3 anni di età è necessario monitorare attentamente la crescita del bambino e la dose media giornaliera non deve superare i 40 mg/kg.
Il dosaggio ed il modo di somministrazione devono essere determinati individualmente e, nel corso della terapia, adattati all’entità del carico personale di ferro. Si deve impiegare la dose minima efficace. Per valutare la risposta alla terapia chelante si dovrebbe controllare l'escrezione urinaria del ferro nelle 24 ore all’inizio giornalmente e stabilire la risposta a dosi crescenti di Deferoxamina. Una volta stabilita la giusta dose, l'escrezione urinaria del ferro può essere determinata ad intervalli di qualche settimana. Alternativamente il dosaggio medio giornaliero può essere aggiustato a seconda dei livelli di ferritina, allo scopo di mantenere l’indice terapeutico inferiore a 0,025 (cioè il rapporto fra la dose giornaliera media, in mg/kg, di Deferoxamina e il livello di ferritina sierica, in µg/l, deve essere inferiore a 0,025). La dose giornaliera media di Deferoxamina è generalmente compresa tra 20 e 60 mg/kg.
In genere, pazienti con livelli di ferritina sierica inferiori a 2000 ng/ml necessitano di circa 25 mg/kg/die. Pazienti con livelli di ferritina sierica fra 2000 e 3000 ng/ml necessitano di circa 35 mg/kg/die. Pazienti con livelli di ferritina sierica superiori possono richiedere fino a 55 mg/kg/die. Non è consigliato superare regolarmente una dose giornaliera media di 50 mg/kg/die, eccetto quando sia necessaria una chelazione molto intensa in pazienti che hanno completato la crescita. Nel caso in cui i valori di ferritina scendano al di sotto di 1000 ng/ml, aumenta il rischio di tossicità da Deferoxamina. E’ importante monitorare con particolare attenzione questi pazienti e prendere in considerazione la possibilità di ridurre la dose totale settimanale. Le dosi considerate corrispondono alle dosi medie giornaliere. Poichè molti pazienti assumono il farmaco meno di 7 giorni per settimana, la dose reale per ogni infusione di solito differisce da quella giornaliera media (per es. se è necessaria una dose giornaliera media di 40 mg/kg/die e il paziente utilizza la pompa per 5 notti la settimana, ogni infusione deve contenere 56 mg/kg).
E’ stato osservato che una regolare chelazione con Deferoxamina migliora l’attesa di vita nei pazienti con talassemia.
L’infusione sottocutanea lenta , effettuata mediante una pompa portatile leggera per 8–12 ore è ritenuta efficace e adatta specialmente per i pazienti ambulatoriali, ma può essere utilizzata anche per un periodo di 24 ore. Deferoxamina deve essere somministrato con la pompa per 5–7 volte per settimana. Deferoxamina non è formulato per essere somministrato in bolo per via sottocutanea.
Per le terapie prolungate, in pazienti con accumulo cronico di ferro è particolarmente indicato l’uso di una pompa portatile leggera che infonda lentamente Deferoxamina sotto la cute per 8–12 ore (per es. di notte). La pompa deve essere preparata rispettando norme di stretta igiene e pulizia e seguendo attentamente le istruzioni sotto riportate.
Istruzioni per l'uso della pompa portatile
Nelle illustrazioni sono riportate le istruzioni necessarie per preparare la soluzione di Deferoxamina ed iniettarla sotto la cute.
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1. Aspirare l'acqua per preparazioni iniettabili in una siringa.
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2. Pulire il tappo di gomma del flacone di Deferoxamina con alcool e iniettare il contenuto della siringa nel flacone.
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3. Agitare bene il flacone per dissolvere il farmaco.
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4. Aspirare il farmaco disciolto nella siringa.
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5. Attaccare il tubo di estensione alla siringa, connettendolo all'ago a farfalla e riempire lo spazio vuoto nel tubo con la soluzione contenuta nella siringa.
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6. Collocare la siringa nella pompa per infusione.
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7. Per l’infusione, l'ago a farfalla può essere inserito sotto la cute di addome, braccio, parte superiore della gamba o coscia. E' importante pulire molto accuratamente la pelle con alcool prima di inserire saldamente l'ago fino alle ali in una piega della pelle, che viene formata dall'altra mano libera. Muovendo l'ago, il suo apice dovrebbe muoversi liberamente. Se non si muove liberamente, l'apice dell'ago può essere troppo vicino alla pelle. Ripetere l'operazione in un luogo diverso, dopo averlo pulito con alcool.
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8. Fissare l'ago con del nastro adesivo.
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9. Generalmente i pazienti portano la pompa a contatto del corpo impiegando una cintura o una fondina a tracolla. Molti pazienti considerano più conveniente l'utilizzo durante la notte.
Infusione endovenosa nel corso di trasfusioni
La disponibilità di un accesso endovenoso durante una trasfusione di sangue, rende possibile la somministrazione di un’infusione endovenosa senza ulteriori inconvenienti per il paziente. Ciò è particolarmente utile per i pazienti che presentano una scarsa accettabilità all’infusione sottocutanea. La soluzione di Deferoxamina non deve essere introdotta direttamente nella sacca del sangue, ma può essere aggiunta mediante l’utilizzo di un adattatore a “Y” posto vicino
al sito di iniezione endovenosa. Per la somministrazione di Deferoxamina si
dovrebbe utilizzare la pompa usuale. I pazienti e il personale paramedico devono essere informati di non accelerare l’infusione, poichè un bolo endovenoso di Deferoxamina può provocare un collasso (vedi “Avvertenze
speciali ”).
Documento reso disponibile da AIFA il 10/06/2016
Esula dalla competenza dell’AIFA ogni eventuale disputa concernente i diritti di pro prietà industriale e la tutela brevettuale dei dati relativi all’AIC dei medicinali e, pertanto, l’Agenzia non può essere ritenuta responsabile in alcun modo di eventuali violazioni da parte del titolare dell'autorizzazione all'immissione in commercio (o titolare AIC).
Infusione endovenosa continua
In caso di terapia chelante intensiva può essere utilizzato un sistema di impianto endovenoso. L’infusione endovenosa continua è indicata in pazienti che non sono in grado di continuare l’infusione sottocutanea ed in quelli con problemi cardiaci secondari ad accumulo di ferro. La dose di Deferoxamina dipende dal grado di accumulo di ferro del paziente. Quando sia richiesta una intensa chelazione (e.v.) si deve misurare regolarmente l’escrezione urinaria del ferro nelle 24 ore e correggere la dose di conseguenza. In caso di lavaggio della linea, si deve evitare un’improvvisa infusione di Deferoxamina rimasto nello spazio morto della linea, per la possibile insorgenza di un collasso (vedere “Avvertenze speciali ”).
Somministrazione intramuscolare
Poichè è più efficace l’infusione sottocutanea, si deve utilizzare la somministrazione per via intramuscolare solo nel caso in cui la prima non sia fattibile.
Qualunque sia la via di somministrazione scelta, la dose di mantenimento individuale dipenderà dal tasso di escrezione del ferro del singolo paziente.
Uso contemporaneo di vitamina C
I pazienti con accumulo di ferro sviluppano generalmente una deficienza di vitamina C, probabilmente perchè il ferro ossida la vitamina.
Come coadiuvante della terapia chelante si possono somministrare fino a 200 mg/die di vitamina C in dosi frazionate, cominiciando dopo un mese di trattamento regolare con Deferoxamina (vedi “Precauzioni per l’uso ”). La vitamina C aumenta la disponibilità del ferro per la chelazione. In genere sono sufficienti 50 mg per i bambini sotto i 10 anni di età e 100 mg per età superiori. Dosi superiori di vitamina C non producono ulteriori aumenti nell’escrezione del complesso di ferro.
Intossicazione marziale acuta
Deferoxamina viene somministrato come terapia aggiuntiva alle misure standard generalmente impiegate per il trattamento dell'intossicazione marziale acuta.
Il trattamento con Deferoxamina è indicato nelle seguenti situazioni:
- in tutti i pazienti sintomatici che presentano più di un sintomo minore transitorio (es. più di un episodio di emesi o una evacuazione di feci molli);
- nei pazienti con evidente letargia, dolore addominale intenso, ipovolemia o acidosi;
- nei pazienti con esame radiografico addominale positivo indicante radio-opacità multiple (la maggioranza di questi pazienti continuerà a sviluppare un’intossicazione marziale sintomatica);
- in ogni paziente sintomatico con livelli di ferro sierico superiori a 300–350 µg/dl indipendentemente dalla capacità di fissare il ferro totale (TIBC). E’ stato inoltre suggerito che nei pazienti asintomatici, come pure in quelli con emesi non ematica auto-limitantesi o diarrea, senza altri sintomi possano essere considerati un approccio conservativo senza terapia con Deferoxamina o un tentativo di terapia con Deferoxamina quando i livelli di ferro sierico si trovino nel range da 300 a 500 µg/dl.
L’infusione endovenosa continua di Deferoxamina rappresenta la via di somministrazione migliore, con un dosaggio raccomandato per l’infusione pari a 15 mg/kg per ora; esso deve essere ridotto non appena la situazione lo permetta, di solito dopo 4–6 ore, in modo che la dose endovenosa totale non superi quella raccomandata di 80 mg/kg nelle 24 ore.
I criteri suggeriti qui di seguito si pensa rappresentino i requisiti appropriati per l’interruzione della terapia chelante con Deferoxamina. Essa deve essere proseguita finchè non siano soddisfatti tutti i seguenti criteri:
- il paziente non deve presentare alcun segno o sintomo di intossicazione marziale sistemica (es. nessuna acidosi, nè peggioramento dell’epatotossicità);
- idealmente, un corretto livello sierico di ferro dovrebbe essere normale o basso (quando i livelli di ferro scendono sotto i 100 µg/dl). Poichè in laboratorio non si possono misurare con accuratezza le concentrazioni sieriche di ferro in presenza di Deferoxamina, si può interrompere la terapia quando siano soddisfatti tutti gli altri criteri, nel caso in cui le concentrazioni di ferro sierico misurate non siano elevate;
- ripetute radiografie addominali in pazienti che dimostravano inizialmente delle radio-opacità multiple, dovrebbero rilevarne la scomparsa prima che la terapia con Deferoxamina sia interrotta, poichè queste servono da marker del continuo assorbimento di ferro;
- se il paziente all’inizio della terapia con Deferoxamina ha presentato una colorazione rossastra delle urine, il colore dovrebbe tornare normale, prima della sospensione di Deferoxamina (l’assenza di colorazione non è sufficiente da sola per interrompere la terapia).
L'efficacia del trattamento dipende da un'adeguata escrezione urinaria che assicuri l'eliminazione del complesso ferriossamina. In caso di oliguria o anuria, può rendersi necessaria una dialisi peritoneale, emodialisi o emofiltrazione.
Trattamento dell'accumulo cronico di alluminio in pazienti con insufficienza renale terminale
I complessi Deferoxamina-Fe e Deferoxamina-Al sono dializzabili e la loro eliminazione può essere aumentata con la dialisi, in pazienti con insufficienza renale.
Pazienti con evidenti sintomi o disfunzioni organiche dovute ad accumulo di alluminio dovrebbero essere trattati con Deferoxamina. Anche in pazienti asintomatici si dovrebbe considerare la possibilità di un trattamento con Deferoxamina se i livelli di alluminio sierico sono molto superiori a 60 ng/ml ed il test di infusione del Deferoxamina è positivo (vedere “Test alla Deferoxamina ”), in particolar modo se i risultati della biopsia ossea evidenziano una malattia ossea correlata all'alluminio.
Si devono somministrare 5 mg/kg di Deferoxamina una volta alla settimana (vedere “Istruzioni per l’uso ”). In pazienti che dopo il test al Deferoxamina presentano livelli sierici di alluminio fino a 300 ng/ml, si deve somministrare il Deferoxamina in infusione endovenosa lenta durante gli ultimi 60 minuti di una dialisi. In pazienti con livelli sierici di alluminio superiori a 300 ng/ml l’infusione lenta va effettuata 5 ore prima della dialisi. Dopo i primi 3 mesi di trattamento con Deferoxamina, seguiti da un periodo di wash-out di 4 settimane, è necessario eseguire un test al Deferoxamina per infusione. Se con 2 successivi tests al Deferoxamina, eseguiti a distanza di un mese, si ottiene un aumento del livello di alluminio sierico, al di sopra del valore basale e inferiore a 50 ng/ml, non è necessario un ulteriore trattamento con Deferoxamina.
In pazienti in dialisi peritoneale ambulatoriale continua (CAPD) o in dialisi peritoneale ciclica continua (CCPD), Deferoxamina può essere somministrato una volta a settimana alla dose di 5 mg/kg prima dello scambio finale della giornata. In questi pazienti si raccomanda di utilizzare la via intraperitoneale. Comunque si può somministrare Deferoxamina anche per via intramuscolare, mediante infusione endovenosa lenta o sottocutanea.
Test alla Deferoxamina
Questo test si basa sul principio che, nel soggetto sano, Deferoxamina non induce un aumento dell'escrezione del ferro e dell'alluminio superiore a determinati valori.
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1. Test alla Deferoxamina per l’accumulo di ferro in pazienti con normale funzionalità renale
Si iniettano 500 mg di Deferoxamina per via intramuscolare e si raccolgono le urine delle successive 6 ore, determinandone il contenuto in ferro. Se l’escrezione oscilla tra 1–1,5 mg (18–27 µmol) entro queste 6 ore si può sospettare un accumulo di ferro; valori superiori a 1,5 mg (27 µmol) sono senz'altro patologici. Il test è affidabile solo se la funzionalità renale è normale.
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2. Test alla Deferoxamina per infusione per l’accumulo di alluminio in pazienti con insufficienza renale terminale