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CLINDAMICINA FOSFATO BIOINDUSTRIA LIM - riassunto delle caratteristiche del prodotto

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Riassunto delle caratteristiche del prodotto - CLINDAMICINA FOSFATO BIOINDUSTRIA LIM

RIASSUNTO DELLE CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO

CLINDAMICINA FOSFATO BIOINDUSTRIA L.I.M. 600mg/4 ml soluzione per infusione.

2. composizione qualitativa e quantitativa

Una fiala da 4ml contiene:

Principio attivo

Clindamicina fosfato 712.92 mg

pari a Clindamicina base 600.0 mg

Eccipienti: Alcool benzilico

Per l’elenco completo degli eccipienti vedere paragrafo 6.1

3. forma farmaceutica

Soluzione per infusione

4. informazioni cliniche

4.1 indicazioni terapeutiche

La clindamicina è indicata nel trattamento delle gravi infezioni sostenute da germi anaerobi sensibili, nonché nel trattamento delle gravi infezioni sostenute da stafilococchi, streptococchi e pneumococchi.

Un trattamento con clindamicina, per lo più associata ad un antibiotico aminoglucosidico, può essere preso in considerazione come alternativa nella terapia di infezioni ginecologiche e pelviche acute da Clamydia trachomatis quando l’impiego dell’antibiotico di scelta, le tetracicline, è controindicato.

La clindamicina si è dimostrata efficace nel trattamento di infezioni da stafilococchi resistenti ad altri antibiotici; prima dell’impiego è necessario tuttavia eseguire opportuni test microbiologici al fine di stabilire la sensibilità in vitro del germe verso l’antibiotico. Trattamento delle infezioni opportunistiche da Toxoplasma gondii e Pneumocystis carinii in pazienti immunocompromessi.

4.2 posologia e modo di somministrazione

La posologia e la via di somministrazione devono essere determinate dalla gravità dell’infezione, dalle condizioni del paziente e dalla sensibilità del microrganismo responsabile.

Adulti: somministrazione per via intramuscolare profonda e per fleboclisi.

Infezioni gravi da cocchi aerobi Gram-positivi e anaerobi più sensibili (generalmente non sono inclusi il Bacterioides fragilis, i Peptococchi ed i Clostridi diversi dal Clostridium perfringens ): 600–1200 mg/die suddivisi in due, tre o quattro somministrazioni.

Infezioni gravissime , particolarmente quelle dovute ad accertato o sospetto Bacterioides fragilis, Peptococchi o Clostridi diversi dal Clostridium perfringens: 1200–2700 mg/die suddivisi in due, tre o quattro somministrazioni.

Questi dosaggi, se il caso lo richiede, possono essere aumentati fino a 4800 mg/die da somministrare per flebo in quelle infezioni che possono compromettere la vita del paziente Non somministrare per via intramuscolare dosi singole superiori a 600 mg.

Documento reso disponibile da AIFA il 10/06/2016

Clindamicina fosfato Bioindustria L.I.M. non deve essere iniettato per via endovenosa sotto forma di bolo non diluito, ma deve essere infuso in un periodo di almeno 10–60 minuti.

Il farmaco può essere somministrato per la prima volta mediante fleboclisi rapida e successivamente mediante fleboclisi lenta secondo lo schema seguente:

Per mantenere concentrazioni ematiche di clindamicina superiori a:

Iniziare con fleboclisi rapida di:

Indi continuare con:

4 mcg/ml

10 mg/min per 30’

0.75 mg/min

5 mcg/ml

15 mg/min per 30’

1.00 mg/min

6 mcg/ml

20 mg/min per 30’

1.25 mg/min

Nella malattia infiammatoria pelvica : 900 mg ogni 8 ore per via endovenosa in associazione ad un appropriato antibiotico attivo sugli aerobi gram negativi. Continuare la terapia per almeno 4 giorni e, comunque, per 48 ore dopo che si è osservato un miglioramento nella paziente.

Continuare la terapia con clindamicina orale al dosaggio di 450 mg ogni 6 ore fino a completare il ciclo di terapia (10–14 giorni).

Toxoplasmosi cerebrale in pazienti immunodeficienti ad alto rischio: 600–1200 mg di clindamicina fosfato per via endovenosa o di clindamicina cloridrato per via orale ogni 6 ore per due settimane, seguiti da 300–600 mg di clindamicina cloridrato per via orale ogni 6 ore fino a completare il ciclo terapeutico di 8–10 settimane.

Quando la clindamicina viene associata alla pirimetamina la dose di quest’ultima è di 2575 mg per via orale per 8–10 settimane. Con le dosi più elevate di pirimetamina si consiglia di somministrare 10–20 mg/die di acido folinico.

Polmonite da Pneumocystis carinii in pazienti immunodeficienti ad alto rischio: clindamicina fosfato per via endovenosa 600 mg ogni 6 ore o 900 mg ogni 8 ore oppure 300–450 mg di clindamicina cloridrato per via orale ogni 6 ore somministrate per 21 giorni e 15–30 mg di primachina somministrata per via orale una volta al giorno per 21 giorni.

-Bambini: al di sopra dei due anni di età, somministrazione per via intramuscolare profonda o per fleboclisi.

Infezioni gravi: 15–25 mg/Kg/die suddivisi in 3–4 somministrazioni

Infezioni gravissime: 25–40 mg/Kg/die suddivisi in 3–4 somministrazioni

Il dosaggio da somministrare ai bambini può, in alternativa, essere valutato in base alla superficie corporea: 350 mg/m2/die per le infezioni gravi e 450 mg/m2/die per le infezioni gravissime.

Se si dovesse manifestare una grave diarrea, sospendere l’antibiotico. La terapia per via parenterale può essere sostituita da quella orale (capsule) quando le condizioni migliorano e a discrezione del Medico. In caso di infezioni da streptococco betaemolitico, continuare il trattamento per almeno 10 giorni.

Diluizione e velocità di somministrazione

Non somministrare per via intramuscolare dosi singole superiori a 600 mg. La concentrazione di clindamicina nel diluente per infusione non deve superare 18 mg/ml e la velocità di infusione non deve superare 30 mg al minuto. La somministrazione di Clindamicina fosfato Bioindustria L.I.M. mediante fleboclisi va effettuata secondo lo schema seguente:

Documento reso disponibile da AIFA il 10/06/2016

dose

Diluire in

Tempo di somministrazione

300 mg

50 ml

10 minuti

600 mg

50 ml

20 minuti

900 mg

50–100 ml

30 minuti

1200 mg

100 ml

40 minuti

Si raccomanda di non somministrare più di 1200 mg in una singola infusione della durata di un’ora.

Compatibilità

Clindamicina fosfato Bioindustria L.I.M. è fisicamente e chimicamente compatibile per almeno 24 ore, in soluzioni iniettabili di destrosio al 5% e cloruro di sodio 0.9% contenente i seguenti antibiotici nelle concentrazioni comunemente impiegate: amikacina, aztreonam, cefamandolo, cefazolina, cefotaxima, cefoxitina, ceftazidima, ceftizoxima, gentamicina, netilmicina, piperacillina e tobramicina.

La compatibilità e la durata di stabilità delle miscele di farmaci variano in funzione della concentrazione e di altre condizioni.

E’ invece incompatibile con ampicillina, difenildantoina, barbiturici, aminofillina, solfato di magnesio e gluconato di calcio.

4.3 controindicazioni

Il farmaco è controindicato nei pazienti che alla anamnesi dovessero risultare ipersensibili alla clindamicina o alla lincomicina o verso gli altri componenti del prodotto elencati nella sezione 6.1.

Gravidanza e allattamento.

Per la presenza di alcool benzilico, il prodotto non deve essere somministrato a bambini prematuri oe ai bambini al di sotto dei due anni (Vedere paragrafo 4.6).

4.4 Avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego

Questo medicinale contiene alcol benzilico ( 9,45 mg/ml) non deve essere dato ai bambini prematuri o ai neonati.

Può causare reazioni tossiche e anafilattiche nei bambini fino a 3 anni di età. Nei bambini prematuri l’ alcool benzilico è stato riportato in associazione a Gasping Sindrome fatale.

La quantità di alcol benzilico alla quale si può manifestare tossicità non è nota.

L’impiego della clindamicina deve essere riservato ai pazienti allergici alla penicillina o a pazienti per i quali, a giudizio del Medico, la penicillina non sia indicata.

Per la possibilità di coliti, il Medico prima di prescrivere la clindamicina, deve valutare la natura dell’infezione e la possibilità di impiego di farmaci meno tossici.

La clindamicina si è dimostrata efficace nel trattamento di infezioni da stafilococchi resistenti ad altri antibiotici; prima dell’impiego è necessario tuttavia eseguire opportuni test microbiologici al fine di stabilire la sensibilità in vitro del germe verso l’antibiotico.

Documento reso disponibile da AIFA il 10/06/2016

Con l’uso di quasi tutti gli antibiotici, tra cui la clindamicina, sono stati segnalati casi di diarrea associata a Clostridium difficile (CDAD), la cui gravità può variare da diarrea lieve a colite, inclusa la colite pseudomembranosa, che può variare da colite lieve a fatale. Il trattamento con gli antibiotici, inclusa clindamicina, altera la normale flora del colon e porta ad una crescita eccessiva di C. difficile.

Il C. difficile produce le tossine A e B che contribuiscono allo sviluppo della diarrea ed è la causa principale di “colite associata ad antibiotici”. I ceppi di C. difficile che producono tossine in eccesso causano un aumento dei tassi di morbilità e mortalità, poiché queste infezioni sono in genere refrattarie alla terapia antibatterica e richiedono spesso una colectomia. Bisogna considerare la possibilità di diarrea associata a C. difficile in tutti i pazienti che presentano diarrea a seguito di un trattamento antibiotico. E’ inoltre necessaria un’attenta anamnesi poiché i casi di diarrea associata a C. difficile sono stati segnalati anche oltre due mesi dopo la somministrazione di antibiotici.

La colite è usualmente caratterizzata da grave e persistente diarrea con crampi addominali e può esservi presenza di sangue e muco nelle feci. la colite se non è diagnosticata e trattata tempestivamente può evolvere a peritonite, shock e megacolon tossico.

L’esame endoscopico può rivelare colite pseudomembranosa. Se esiste un sospetto di colite si raccomanda un’esame rettosigmoidos­copico. La presenza di colite può essere ulteriormente confermata dall’esame colturale delle feci per il Clostridium difficile in un media selettivo e dal saggio per la tossina del C. difficile.

A seguito della somministrazione di Clindamicina fosfato sono stati segnalati casi di diarrea di modesta entità che possono regredire alla semplice sospensione della terapia. Sono anche stati riportati alcuni casi di diarrea persistente e grave. In concomitanza della diarrea è stata riscontrata, a volte, la presenza di sangue e muco nelle feci che in qualche caso è esitata in colite acuta anche ad esito infausto. Coliti antibiotico-dipendenti possono insorgere durante la somministrazione od anche dopo due-tre settimane dalla fine della terapia. La colite se non è diagnosticata e trattata tempestivamente può evolvere a peritonite, shock e megacolon tossico.

I casi di colite lieve possono risolversi spontaneamente con l’interruzione della somministrazione di clindamicina. I casi di colite moderata o grave devono essere trattati prontamente con adeguate misure terapeutiche come somministrazioni di soluzione di elettroliti e proteine

Gli antiperistaltici, gli oppiacei e il difenossilato più atropina possono prolungare e/o peggiorare le condizioni.

La vancomicina è risultata efficace nel trattamento delle coliti pseudomembranose antibioticodi­pendenti prodotte dal Clostridium difficile. Il dosaggio per gli adulti è da 500 mg a 2 g/die di vancomicina per via orale suddivisa in tre-quattro somministrazioni per un periodo di 7–10 giorni.

Sono stati descritti alcuni rari casi di ricaduta dopo trattamento con vancomicina.

La colestiramina si lega alla tossina in vitro : però questa resina si lega anche alla vancomicina. Pertanto nel caso di somministrazione contemporanea di colestiramina e vancomicina è consigliabile somministrare ciascun farmaco a orari diversi

I dati finora disponibili mettono in luce che i pazienti anziani e/o gravemente ammalati

Documento reso disponibile da AIFA il 10/06/2016

tollerano meno bene la diarrea; qualora questi pazienti dovessero essere trattati con clindamicina occorre prestare particolare attenzione alle variazioni della frequenza dell’evacuazione.

Clindamicina fosfato Bioindustria L.I.M. deve essere prescritto con cautela ad individui con anamnesi positiva per malattie gastro-intestinali, particolarmente coliti ed agli individui atopici.

Talvolta l’uso di antibiotici può provocare lo sviluppo di germi resistenti, in particolare lieviti. Qualora dovesse manifestarsi una superinfezione intraprendere le misure terapeutiche adeguate.

Durante una terapia prolungata si devono effettuare esami periodici della funzionalità epatica e renale ed esami emocromocitome­trici.

L’emivita del farmaco è risultata solo lievemente modificata negli epato – nefro pazienti.

Pertanto nelle affezioni epatiche e renali di lieve o media gravità non è necessaria di norma una riduzione della dose che può essere richiesta nei casi di grave deterioramento della funzione del fegato e del rene.

Non si raggiungono livelli significativi di clindamicina nel liquidocerebros­pinale , pertanto il farmaco non deve essere impiegato per il trattamento delle meningiti.

Clindamicina fosfato Bioindustria L.I.M. non deve essere iniettato per via endovenosa sotto forma di bolo non diluito, ma deve essere infuso in un periodo di almeno 10–60 minuti.

4.5 interazioni con altri medicinali e altre forme di interazione

La clindamicina somministrata per iniezione può manifestare capacità di blocco neuromuscolare e può potenziare l’effetto di blocco neuromuscolare dei farmaci specifici per questa azione ( per esempio: etere, tubocurarina, pancuronio).

Per questo motivo è necessaria utilizzare cautela in pazienti che ricevono questo tipo di trattamento.

“In vitro” è stato dimostrato un antagonismo fra clindamicina ed eritromicina mentre è riportata un’azione sinergica con il metronidazolo nei confronti del Bacterioides fragilis.

L’associazione con gentamicina può determinare occasionalmente un sinergismo e mai un antagonismo.

E’stata dimostrata una reattività crociata fra clindamicina e lincomicina.

La somministrazione di clindamicina e primachina in volontari HIV-positivi non ha influito significativamente sui parametri farmacocinetici della zidovudina.

Test di coagulazione aumentati (PT/INR) e/o emorragie sono stati riportati in pazienti trattati con clindamicina in associazione con antagonisti della Vitamina K (es. warfarin, acenocumarolo e fluindione). Pertanto, i test di coagulazione nei pazienti in trattamento con antagonisti della vitamina K devono essere frequentemente monitorati.

4.6 gravidanza e allattamento

Gravidanza

Studi di tossicità riproduttiva orale e sottocutanea in ratti e conigli non hanno rivelato alcuna evidenza di compromessa fertilità o danno al feto causato da clindamicina, eccetto alle dosi che hanno causato tossicità nella madre.

Studi sulla riproduzione negli animali non sono sempre predittivi della risposta sugli uomini.

Nell’uomo Clindamicina attraversa la placenta. A seguito di dosi multiple le concentrazioni di clindamicina nel liquido amniotico sono state approssimativamente pari al 30% rispetto alle concentrazioni presenti nel sangue materno.

Alcool benzilico può attraversare la placenta. (vedere sezione 4.3)

In sperimentazioni cliniche con donne in gravidanza, la somministrazione sistemica di clindamicina durante il secondo ed il terzo trimestre non è stato associato ad un aumento della frequenza di anomalie congenite.

Non ci sono studi adeguati e ben controllati in donne gravide durante il primo trimestre di gravidanza.

Clindamicina deve essere usato in gravidanza solo se strettamente necessario.

Allattamento

Clindamicina somministrata per via orale e parenterale è escreta nel latte materno nell’intervallo tra 0.7 a 3.8 mcg/ml.

A causa della probabilità di reazioni avverse serie nei lattanti, clindamicina non deve essere assunta da madri che allattano.

Fertilità

Studi di fertilità in ratti trattati oralmente con clindamicina non hanno rivelato effetti sulla fertilità o capacità di accoppiamento.

4.7 effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari

Clindamicina fosfato Bioindustria L.I.M. non altera la capacità di guidare veicoli e di usare macchinari.

4.8 effetti indesiderati

Le reazioni avverse segnalate con Clindamicina Bioindustria L.I.M. soluzione per infusione nell’ambito delle sperimentazioni cliniche e durante la fase post-marketing sono riportate sotto, classificate per frequenza e per classificazione per sistemi e organi. L’analisi di frequenza tiene conto dei dati derivati dalle somministrazione parenterale di Clindamicina.

Le reazioni avverse identificate nella fase post marketing sono scritte nella tabella in corsivo.

Sono stati utilizzati i seguenti valori di frequenza:

Molto comune: ≥ 1/10; Comune: ≥ 1/100, < 1/10; Non comune: ≥ 1/1000, ≤ 1/100; Raro: ≥ 1/10000, ≤ 1/1000;

Molto raro: ≤ 1/10000; Non noto: non valutabile in base ai dati disponibili.

All'interno dei diversi gruppi di frequenza, gli effetti indesiderati vengono riportati in ordine di gravità decrescente.

Classificazione per Sistemi e Organi

Comune

Da ≥ 1/100 a < 1/10

Non Comune Da ≥ 1/1.000 a < 1/100

Raro

Da ≥ 1/10.000 a < 1/1.000

Molto Raro < 1/10.000

Non Nota

(la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili)

Infezioni ed Infestazioni

Vaginite

Patologie del Sistema

Emolinfopoieti co

Agranulocitosi, Leucopenia, Netropenia, Trombocitopenia, Eosinofilia

Disturbi del Sistema immunitario

Reazioni anafilattoidi, Reazioni del farmaco con eosinofilia e sintomi sistemici

(DRESS)

Patologie del Sistema Nervoso

Disgeusia

Disturbi

Cardiaci

Arresto cardio

respiratorio, Ipotensione

Patologie

Vascolari

tromboflebite

Patologie Gastrointestin ali

Colite pseudomembranosa

(vedere sezione 4.4)

Diarrea, Nausea

Dolore addominale, Vomito

Patologie

Epatobiliari

Alterazione della funzionalità epatica

Ittero

Patologie Renali

Azotemia, Oliguria e/o proteinuria

Patologie della Cute e del Tessuto Sottocutaneo

Rash maculopapulare

Eritema multiforme,

Prurito, Orticaria

Necrolisi epidermica tossica,

Sindrome di Stevens-Johnson,

Pustolosi esantematica generalizzata acuta (AGEP),

Dermatite esfoliativa Dermatite bollosa Rash morbilloformi

Patologie Sistemiche e Condizioni Relative alla Sede di Somministrazi one

Dolore, Ascessi

Irritazione nella sede di iniezione

4.9 sovradosaggio

Non essendo gli effetti indesiderati dose-correlati, il sovradosaggio è un problema raro, soprattutto se il farmaco viene somministrato secondo quanto indicato.

Emodialisi e dialisi peritoneale non sono efficaci nel rimuovere clindamicina dal siero.

5. proprietà farmacologiche

5.1 proprietà farmacodinamiche

Categoria farmacoterapeutica: antibiotici generali per uso sistemico, lincosamidi; codice ATC: J01FF01.

Clindamicina fosfato Bioindustria L.I.M. è una soluzione sterile dell’estere idrosolubile della clindamicina e dell’acido fosforico. La clindamicina è un antibiotico semi-sintetico ottenuto mediante sostituzione con un atomo di cloro del gruppo 7-idrossilico nella molecola della lincomicina.

Sebbene il fosfato di clindamicina sia inattivo in vitro, una rapida idrolisi in vivo converte questo composto nella clindamicina antibattericamente attiva. La clindamicina ha dimostrato di avere un’attività in vitro nei confronti di ceppi isolati dei seguenti microrganismi:

Cocchi aerobi Gram-positivi, comprendenti : Staphylococcus aureus, Staphylococcus epidermidis (compresi i ceppi produttori di penicillinasi). Quando saggiati in vitro alcuni ceppi di stafilococchi originariamente resistenti dell’eritromicina sviluppano rapidamente una resistenza alla clindamicina. Streptococchi (escluso S. Faecalis). Pneumococchi. Clamydia trachomatis (ceppi sensibili).

Bacilli anaerobi Gram-negativi, comprendenti : Bacterioides s.p.p. Fusobacterium s­.p.p.

Bacilli anaerobi Gram-positivi, comprendenti : Peptococcus spp. Peptostreptococcus spp. Streptococcho microaerofili.

Clostridia : i clostridi sono più resistenti della maggior parte degli anaerobi alla clindamicina. La maggior parte dei C. perfringens sono sensibili, ma altre specie, per esempio C. sporogens e C. tertium sono frequentemente resistenti alla clindamicina. Si suggerisce di effettuare i test di sensibilità. E’ stata dimostrata una resistenza crociata tra la clindamicina e la lincomicina come pure un antagonismo in vitro tra la clindamicina e l’eritromicina, quindi non devono essere somministrate contemporaneamente.

Protozoi: Toxoplasma gondii. Pneumocystis carinii.

5.2 proprietà farmacocinetiche

Il fosfato di clindamicina biologicamente inattivo viene rapidamente convertito in clindamicina attiva. Al termine di una somministrazione endovenosa si raggiungono le massime concentrazioni ematiche di clindamicina attiva. Infatti il fosfato di clindamicina viene rapidamente attivato; il tempo di emivita del fosfato è di 6 minuti, mentre il tempo di emivita della clindamicina attiva è di circa 3 ore negli adulti e di 2 ore e mezzo nei bambini. Dopo un’iniezione intramuscolare di clindamicina fosfato si raggiungono le massime concentrazioni ematiche di clindamicina attiva entro 3 ore negli adulti e 1 ora nei bambini. Le concentrazioni ematiche della clindamicina possono essere mantenute al di sopra delle minime concentrazioni inibenti in vitro la maggior parte dei germi indicati, mediante somministrazione ogni 8–12 ore negli adulti e ogni 6–8 ore nei bambini, o mediante infusione endovenosa continua. Non si raggiungono livelli significativi di clindamicina nel liquido cefalorachidiano anche in presenza di meningi infiammate.

La somministrazione di clindamicina e primachina in volontari HIV-positivi non ha influito significativamente sui parametri farmacocinetici delle zidovudina.

Nel latte materno la clindamicina è presente in quantità compresa tra 0.7 e 3.8 mcg/ml.

5.3 dati preclinici di sicurezza

I dati di tossicità acuta relativi all’animale da esperimento sono i seguenti:

Specie animale

Somministrazione

DL 50 (mg/Kg)

Topo

e.v.

855

Topo

i.p.

1145

Ratto

s.c.

179

Ratto adulto

s.c.

> di 2000

Ratto

p.o.

1832

La clindamicina fosfato, somministrata nel ratto alla dose di 120 mg/Kg/die per 30 giorni è stata ben tollerata. Somministrata e.v. nel cane (fino a 120 mg/Kg/die per un periodo di 6/27 giorni) non ha indotto modificazioni significative.

La somministrazione i.m. nel cane fino a 90 mg/Kg/die per 6–30 giorni) ha indotto dolore nel sito d’ iniezione e un aumento delle transaminasi.

La tollerabilità locale e generale, valutata nel coniglio, è risultata buona.

La clindamicina fosfato in studi condotti sul topo, ratto e maiale, non ha mostrato alcun effetto di tipo teratogeno.

La somministrazione di 100 e 180 mg/Kg di clindamicina fosfato a femmine di ratto e di topo gravide non ha indotto variazioni dei parametri riproduttivi né effetti di tipo teratogeno.

6. informazioni farmaceutiche

6.1 elenco degli eccipienti

Alcool benzilico, disodio edetato, acqua per preparazioni iniettabili q.b.

6.2 incompatibilità

I seguenti farmaci sono fisicamente incompatibili con la clindamicina fosfato: ampicillina, sodio difenildantoina, barbiturici, aminofillina, magnesio solfato e gluconato di calcio.

6.3 periodo di validità

2 anni

6.4 precauzioni particolari per la conservazione

Conservare ad una temperatura compresa tra 8° e 30°C.

6.5 natura e contenuto del contenitore

Fiala in vetro neutro tipo I, di colore giallo.

6.6 precauzioni particolari per lo smaltimento e la manipolazione

Nessuna istruzione particolare

7. titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio

BIOINDUSTRIA Laboratorio Italiano Medicinali S.p.A.

Via De Ambrosiis, 2 – 15067 Novi Ligure (AL)

8. numero dell’autorizzazione all’immissione in commercio

AIC : 036441018