Il Mifepristone è un farmaco appartenente al gruppo ATC G03XB01, utilizzato principalmente come abortivo farmacologico. In Italia, il suo utilizzo è regolamentato dalla legge 194/78 che prevede la possibilità di interrompere la gravidanza entro le prime 12 settimane di gestazione.
Il Mifepristone agisce bloccando l'azione del progesterone, un ormone necessario per il mantenimento della gravidanza. Questo porta alla morte del feto e alla successiva espulsione dell'embrione attraverso le contrazioni uterine.
Secondo le statistiche italiane, l'utilizzo del Mifepristone come abortivo farmacologico è in costante aumento. Nel 2019 sono state registrate oltre 19.000 interruzioni di gravidanza mediante questo metodo, rappresentando circa il 20% delle interruzioni totali.
Il Mifepristone può essere somministrato in associazione con un altro farmaco chiamato Misoprostolo, che aiuta ad aumentare l'efficacia dell'aborto farmacologico e a ridurre i rischi di complicanze.
Tuttavia, l'utilizzo del Mifepristone non è privo di effetti collaterali e rischi per la salute della donna. Tra i principali effetti collaterali si possono verificare crampi addominali, nausea, vomito e sanguinamento vaginale abbondante.
Inoltre, il Mifepristone può causare anche complicanze gravi come emorragie e infezioni uterine. Per questo motivo è importante che la somministrazione del farmaco avvenga sotto la supervisione di personale medico specializzato e in strutture sanitarie adeguatamente attrezzate.
In conclusione, il Mifepristone rappresenta un'importante opzione terapeutica per l'interruzione volontaria della gravidanza entro le prime 12 settimane di gestazione. Tuttavia, è fondamentale che la sua somministrazione avvenga sotto la supervisione di personale medico specializzato e che vengano adottate tutte le precauzioni necessarie per ridurre i rischi per la salute della donna.