I farmaci appartenenti al gruppo ATC G02CB sono inibitori della prolattina, una sostanza prodotta dall'ipofisi che regola la produzione di latte materno e il ciclo mestruale nelle donne. Questi farmaci sono utilizzati principalmente per il trattamento di disturbi legati all'eccessiva produzione di prolattina, come l'iperprolattinemia.
In Italia, l'iperprolattinemia colpisce circa il 10% delle donne in età fertile e può causare problemi come infertilità, amenorrea e galattorrea. Gli inibitori della prolattina agiscono bloccando la produzione di questa sostanza nell'ipofisi, aiutando a ridurre i sintomi associati all'iperprolattinemia.
Tra gli inibitori della prolattina più comuni si trovano la cabergolina e la bromocriptina. La cabergolina è considerata il farmaco di prima scelta per il trattamento dell'iperprolattinemia grazie alla sua maggiore efficacia e tollerabilità rispetto alla bromocriptina. Tuttavia, entrambi i farmaci possono causare effetti collaterali come nausea, vertigini e mal di testa.
Gli inibitori della prolattina possono anche essere utilizzati nel trattamento dei tumori ipofisari secretoresi di prolattina (prolactinomi). Questi tumori sono solitamente benigni ma possono causare iperprolattinemia e altri sintomi legati alla compressione dell'ipofisi sui tessuti circostanti. Il trattamento con gli inibitori della prolattina può aiutare a ridurre la dimensione del tumore e migliorare i sintomi associati.
In generale, gli inibitori della prolattina sono farmaci efficaci e sicuri per il trattamento dell'iperprolattinemia e dei prolactinomi. Tuttavia, è importante che vengano prescritti da un medico specialista in endocrinologia o neurologia, in quanto possono interagire con altri farmaci e causare effetti collaterali indesiderati. Inoltre, è necessario monitorare regolarmente i livelli di prolattina nel sangue durante il trattamento per valutare l'efficacia del farmaco e prevenire eventuali complicanze.