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Farmaci contenenti principio attivo Sostanze ad azione immunosoppressiva ()

Le sostanze ad azione immunosoppressiva sono farmaci utilizzati per ridurre l'attività del sistema immunitario del corpo. Questi agenti sono impiegati in una varietà di contesti clinici, tra cui il trattamento delle malattie autoimmuni, la prevenzione del rigetto degli organi trapiantati e la gestione di alcune condizioni infiammatorie croniche. In Italia, come nel resto del mondo, l'uso di farmaci immunosoppressori è in costante aumento a causa dell'aumento della prevalenza di queste patologie e dell'avanzamento delle tecniche di trapianto d'organo.

Le sostanze ad azione immunosoppressiva agiscono inibendo selettivamente alcune componenti del sistema immunitario. Esistono diversi tipi di farmaci immunosoppressori, che possono essere classificati in base al loro meccanismo d'azione e alla loro specificità per le cellule immunitarie coinvolte. Tra i principali gruppi di farmaci immunosoppressori si annoverano i corticosteroidi, gli inibitori della sintesi delle purine, gli anticorpi monoclonali e i macrolidi.

I corticosteroidi sono tra i più antichi e ampiamente utilizzati agenti immunosoppressivi. Essi agiscono riducendo la produzione di mediatori infiammatori e inibendo la proliferazione delle cellule immunitarie. I corticosteroidi sono impiegati nel trattamento di una vasta gamma di patologie autoimmuni e infiammatorie, come l'artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico e la sclerosi multipla. Tuttavia, l'uso prolungato di corticosteroidi può causare effetti collaterali significativi, tra cui l'aumento del rischio di infezioni, l'osteoporosi e la compromissione della funzione surrenalica.

Gli inibitori della sintesi delle purine sono un altro gruppo di farmaci immunosoppressori che agiscono bloccando la produzione di DNA nelle cellule immunitarie, impedendo così la loro proliferazione. Questi farmaci includono azatioprina e micofenolato mofetile, che sono comunemente utilizzati nella prevenzione del rigetto d'organo e nel trattamento delle malattie autoimmuni. Gli inibitori della sintesi delle purine possono causare effetti collaterali come mielosoppressione (riduzione della produzione di cellule del sangue), tossicità epatica e gastrointestinale.

Gli anticorpi monoclonali sono una classe emergente di farmaci immunosoppressori che agiscono legandosi specificamente a molecole bersaglio sulle cellule immunitarie o sui mediatori infiammatori. Ad esempio, il rituximab è un anticorpo monoclonale che si lega al CD20 sulle cellule B, inducendo la loro distruzione selettiva. Questo farmaco è utilizzato nel trattamento di diverse patologie autoimmuni come il lupus eritematoso sistemico e la vasculite associata agli ANCA. Gli anticorpi monoclonali possono causare reazioni infusionali (come febbre e brividi) e aumentare il rischio di infezioni opportunistiche.

I macrolidi, come la ciclosporina e il tacrolimus, sono farmaci immunosoppressori che agiscono inibendo la calcineurina, un enzima coinvolto nella attivazione delle cellule T. Questi farmaci sono ampiamente utilizzati nella prevenzione del rigetto d'organo e nel trattamento delle malattie autoimmuni. Tuttavia, l'uso di macrolidi può essere associato a effetti collaterali come nefrotossicità (danno renale), ipertensione e disfunzione epatica.

In Italia, l'uso di sostanze ad azione immunosoppressiva è strettamente monitorato dai medici e dalle autorità sanitarie per garantire la sicurezza dei pazienti e ottimizzare i risultati terapeutici. La scelta del farmaco immunosoppressore appropriato dipende dalla specifica condizione clinica del paziente, dalla gravità della malattia e dalla presenza di eventuali comorbilità o controindicazioni. Inoltre, è fondamentale un attento monitoraggio dei pazienti in terapia con questi farmaci per prevenire o gestire tempestivamente eventuali effetti collaterali o complicanze infettive.

Farmaci contenenti principio attivo Sostanze ad azione immunosoppressiva ()