La sibutramina è un principio attivo utilizzato nel trattamento dell'obesità e del sovrappeso. Questa sostanza agisce sul sistema nervoso centrale, in particolare sui neurotrasmettitori serotonina, noradrenalina e dopamina, contribuendo al controllo dell'appetito e al conseguente calo ponderale. La sibutramina è stata introdotta nel mercato farmaceutico italiano negli anni '90 e ha suscitato un notevole interesse per le sue potenzialità terapeutiche.
Tuttavia, nel 2010 l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha disposto il ritiro dal commercio dei medicinali contenenti sibutramina a causa di possibili rischi cardiovascolari associati al suo utilizzo. Pertanto, la sibutramina non è più disponibile nelle farmacie italiane.
La sibutramina agisce inibendo la ricaptazione della serotonina, della noradrenalina e della dopamina a livello delle terminazioni nervose. In questo modo, aumenta la concentrazione di questi neurotrasmettitori nello spazio sinaptico, favorendo il senso di sazietà e riducendo l'appetito. Il risultato è una diminuzione dell'introito calorico giornaliero che porta a una perdita di peso.
Il trattamento con sibutramina si basava sulla somministrazione orale di una compressa al giorno, preferibilmente al mattino. La dose iniziale raccomandata era di 10 mg/die che poteva essere aumentata fino a un massimo di 15 mg/die in base alla risposta individuale del paziente. Il farmaco era indicato per soggetti adulti con un indice di massa corporea (IMC) superiore a 30 kg/m² oppure a 27 kg/m² in presenza di fattori di rischio associati, come ipertensione arteriosa, dislipidemia o diabete mellito tipo 2.
La sibutramina era generalmente ben tollerata dai pazienti, ma poteva causare alcuni effetti collaterali. Tra questi, i più comuni erano secchezza delle fauci, stitichezza, insonnia e aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa. Inoltre, il farmaco poteva interagire con altri medicinali e non era raccomandato per soggetti affetti da patologie cardiovascolari o cerebrovascolari.
Nonostante l'efficacia della sibutramina nel favorire la perdita di peso fosse stata dimostrata in numerosi studi clinici, nel corso degli anni sono emerse preoccupazioni riguardo ai possibili effetti avversi sul sistema cardiovascolare. Nel 2010, uno studio denominato SCOUT (Sibutramine Cardiovascular OUTcomes) ha evidenziato un aumento del rischio di eventi cardiovascolari gravi nei pazienti trattati con sibutramina rispetto al placebo.
In seguito alla pubblicazione dei risultati dello studio SCOUT e alla valutazione dei dati disponibili sul profilo di sicurezza della sibutramina, l'AIFA ha deciso di sospendere l'autorizzazione all'immissione in commercio dei medicinali contenenti questo principio attivo. La decisione è stata presa in accordo con le altre agenzie regolatorie europee e ha portato al ritiro definitivo della sibutramina dal mercato italiano.
Attualmente, i farmaci approvati per il trattamento dell'obesità in Italia sono l'orlistat, che agisce riducendo l'assorbimento dei grassi a livello intestinale, e il liraglutide, un analogo del glucagone-like peptide-1 (GLP-1) che stimola la secrezione di insulina e riduce la velocità di svuotamento gastrico. Entrambi i farmaci hanno dimostrato efficacia nel favorire la perdita di peso e nel migliorare i parametri metabolici nei pazienti obesi o in sovrappeso con fattori di rischio associati.
In conclusione, la sibutramina è stata un principio attivo utilizzato per il trattamento dell'obesità fino al 2010, quando è stato ritirato dal mercato italiano a causa dei possibili rischi cardiovascolari. Attualmente, sono disponibili altre opzioni terapeutiche per affrontare il problema del sovrappeso e dell'obesità.