La pertosse, comunemente nota come tosse convulsa, è una malattia infettiva altamente contagiosa causata dal batterio Bordetella pertussis. Questa patologia colpisce principalmente il sistema respiratorio e può portare a complicazioni gravi, soprattutto nei bambini al di sotto dei cinque anni. In Italia, la pertosse rappresenta ancora un problema di salute pubblica nonostante l'introduzione del vaccino nel 1962.
Il principio attivo in questione è costituito da cellule intere di Bordetella pertussis inattivate, associate a tossoidi. Questo tipo di vaccino viene somministrato per prevenire la pertosse e stimolare il sistema immunitario a produrre anticorpi specifici contro il batterio.
Le cellule intere del batterio vengono inattivate attraverso un processo chimico o fisico che ne impedisce la riproduzione e la capacità di causare malattia. Tuttavia, le componenti antigeniche delle cellule rimangono intatte e possono essere riconosciute dal sistema immunitario dell'ospite.
I tossoidi sono proteine derivate dai tossini prodotte dal batterio durante l'infezione. Essi vengono modificati chimicamente per renderli innocui ma conservano comunque le caratteristiche antigeniche necessarie per stimolare una risposta immunitaria protettiva.
L'associazione tra cellule intere inattivate e tossoidi permette al vaccino di offrire una protezione più ampia contro i diversi ceppi del batterio responsabile della pertosse. Inoltre, questa combinazione ha dimostrato una maggiore efficacia nella prevenzione delle complicanze associate alla malattia.
In Italia, il vaccino contro la pertosse viene somministrato in combinazione con altri vaccini, come il difterite-tetano-pertosse (DTP), per ridurre il numero di iniezioni necessarie e migliorare l'adesione al calendario vaccinale. Il ciclo di immunizzazione prevede tre dosi primarie somministrate a 2, 4 e 6 mesi di età, seguite da due richiami a 15-18 mesi e a 5-6 anni.
Nonostante la copertura vaccinale sia elevata in Italia, negli ultimi anni si è osservato un aumento dei casi di pertosse. Secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), nel periodo tra il 2010 e il 2019 si sono registrati circa 22.000 casi di pertosse nel Paese. La maggior parte dei casi riguardava bambini al di sotto dei cinque anni, con un picco tra i neonati non ancora immunizzati.
La persistenza della pertosse in Italia può essere attribuita a diversi fattori. Tra questi vi è la durata limitata dell'immunità conferita dal vaccino, che tende a diminuire nel tempo e può rendere gli individui suscettibili alle reinfezioni. Inoltre, l'emergere di nuovi ceppi del batterio Bordetella pertussis potrebbe contribuire alla riduzione dell'efficacia del vaccino.
Per contrastare la diffusione della pertosse in Italia è fondamentale mantenere una copertura vaccinale elevata attraverso l'adesione al calendario vaccinale e la somministrazione dei richiami previsti. Inoltre, è importante monitorare l'evoluzione del batterio e aggiornare i vaccini in base alle nuove varianti antigeniche.
In conclusione, il principio attivo costituito da cellule intere inattivate di Bordetella pertussis associate a tossoidi rappresenta una strategia efficace per la prevenzione della pertosse. Tuttavia, è necessario continuare a monitorare l'incidenza della malattia e adottare misure appropriate per garantire la protezione della popolazione, soprattutto dei bambini più piccoli che sono maggiormente a rischio di complicanze.