La lamivudina, il tenofovir disoproxil e la doravirine sono tre principi attivi utilizzati nel trattamento dell'infezione da HIV (virus dell'immunodeficienza umana). Questi farmaci agiscono in sinergia per inibire la replicazione virale e ridurre il carico virale nel corpo del paziente. In Italia, come nel resto del mondo, l'HIV rappresenta un problema di salute pubblica significativo, con circa 120.000 persone che convivono con il virus.
La lamivudina è un analogo nucleosidico della citidina ed è un inibitore della trascrittasi inversa (NRTI). La sua azione consiste nell'interrompere la catena di DNA virale durante la replicazione, impedendo così al virus di moltiplicarsi. La lamivudina è stata approvata per l'uso in Italia nel 1995 ed è stata ampiamente utilizzata nella terapia antiretrovirale combinata (cART) per il trattamento dell'HIV.
Il tenofovir disoproxil è un profarmaco del tenofovir, anch'esso un NRTI. Viene convertito nel suo metabolita attivo all'interno delle cellule infette dal virus e agisce bloccando l'enzima trascrittasi inversa. Ciò impedisce al virus di integrarsi nel DNA della cellula ospite e quindi di replicarsi ulteriormente. Il tenofovir disoproxil ha ricevuto l'approvazione per l'utilizzo in Italia nel 2001 ed è uno dei farmaci più comunemente prescritti nella terapia antiretrovirale.
La doravirine è un inibitore della trascrittasi inversa non nucleosidico (NNRTI) che agisce legandosi all'enzima trascrittasi inversa del virus e bloccandone l'attività. A differenza degli NRTI, gli NNRTI non competono con i nucleosidi naturali e non vengono incorporati nella catena di DNA virale. La doravirine è stata approvata per l'uso in Italia nel 2018 ed è indicata per il trattamento dell'HIV-1 in adulti senza resistenza ai farmaci antiretrovirali.
La combinazione di lamivudina, tenofovir disoproxil e doravirine viene somministrata sotto forma di compressa una volta al giorno. Questa terapia combinata offre diversi vantaggi rispetto alla somministrazione dei singoli farmaci, tra cui una maggiore aderenza al trattamento da parte dei pazienti e una riduzione del rischio di sviluppare resistenza ai farmaci.
In Italia, la prevalenza dell'HIV si stima sia intorno allo 0,3% nella popolazione generale. Tuttavia, alcune categorie sono più a rischio di contrarre il virus, come gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini (MSM), le persone che fanno uso di droghe per via endovenosa e i partner sessuali delle persone affette da HIV. La terapia antiretrovirale combinata ha contribuito a ridurre significativamente la mortalità associata all'HIV negli ultimi decenni.
Gli effetti collaterali associati alla combinazione di lamivudina, tenofovir disoproxil e doravirine sono generalmente lievi e transitori. Tra i più comuni si annoverano nausea, diarrea, mal di testa e affaticamento. Tuttavia, in rari casi, questi farmaci possono causare gravi effetti collaterali come l'acidosi lattica e la steatosi epatica.
In conclusione, la lamivudina, il tenofovir disoproxil e la doravirine rappresentano una combinazione efficace nel trattamento dell'infezione da HIV. Questi farmaci agiscono in sinergia per inibire la replicazione virale e ridurre il carico virale nel corpo del paziente. La terapia combinata è ben tollerata dalla maggior parte dei pazienti ed è stata associata a una riduzione significativa della mortalità legata all'HIV in Italia negli ultimi anni.