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Farmaci contenenti principio attivo Inibitori delle proteasi

Gli inibitori delle proteasi sono una classe di farmaci che agiscono bloccando l'attività delle proteasi, enzimi responsabili della degradazione delle proteine. Questi composti hanno trovato applicazione in diverse aree terapeutiche, tra cui il trattamento dell'HIV, dell'epatite C e di alcuni tipi di cancro. In Italia, come nel resto del mondo, gli inibitori delle proteasi rappresentano una componente fondamentale nella terapia antivirale e antitumorale.

Le proteasi sono enzimi che catalizzano la scissione dei legami peptidici presenti nelle molecole proteiche. Questo processo è essenziale per la regolazione della funzione e del turnover delle proteine all'interno delle cellule. Tuttavia, alcune proteasi possono essere coinvolte nella patogenesi di diverse malattie quando la loro attività è alterata o deregolata.

Gli inibitori delle proteasi agiscono legandosi al sito attivo dell'enzima target e bloccandone l'attività catalitica. In questo modo, impediscono la degradazione delle proteine substrato e interferiscono con i processi biologici mediati dalle proteasi.

Nel campo della terapia antivirale, gli inibitori delle proteasi sono stati introdotti negli anni '90 come parte del trattamento combinato per l'infezione da HIV. Il virus dell'HIV utilizza una propria proteasi per processare le sue poliproteine virali precursori e produrre le singole componenti strutturali necessarie per l'assemblaggio dei nuovi virioni infettivi. Gli inibitori delle proteasi dell'HIV bloccano l'attività di questa proteasi virale, impedendo la maturazione e la replicazione del virus. In Italia, come nel resto del mondo, l'introduzione degli inibitori delle proteasi ha rivoluzionato il trattamento dell'HIV, trasformandolo da una malattia mortale a una condizione cronica gestibile.

Anche nel trattamento dell'epatite C, gli inibitori delle proteasi hanno dimostrato un notevole successo terapeutico. L'epatite C è causata dal virus HCV, che anch'esso utilizza una proteasi per processare le sue poliproteine virali. Gli inibitori delle proteasi dell'HCV sono stati introdotti negli anni 2010 e hanno migliorato significativamente le possibilità di guarigione dall'infezione. In Italia, il numero di pazienti affetti da epatite C è stimato intorno ai 600.000-700.000 individui e l'introduzione degli inibitori delle proteasi ha contribuito a ridurre significativamente la morbilità e la mortalità associate a questa malattia.

Oltre alle applicazioni antivirali, gli inibitori delle proteasi hanno trovato impiego anche nella terapia antitumorale. Alcune proteasi sono infatti coinvolte nella progressione tumorale attraverso meccanismi quali l'angiogenesi (la formazione di nuovi vasi sanguigni), l'invasione dei tessuti circostanti e la metastatizzazione. Gli inibitori delle proteasi possono quindi agire bloccando questi processi e limitando la crescita del tumore.

Un esempio di inibitore delle proteasi utilizzato nella terapia antitumorale è il bortezomib, un farmaco approvato per il trattamento del mieloma multiplo e del linfoma di Manto. Il bortezomib agisce inibendo la proteasoma, un complesso enzimatico responsabile della degradazione delle proteine all'interno delle cellule. L'inibizione della proteasoma porta all'accumulo di proteine danneggiate e al conseguente stress cellulare, che induce le cellule tumorali alla morte.

In conclusione, gli inibitori delle proteasi rappresentano una classe di farmaci con ampie applicazioni terapeutiche nel campo dell'antivirale e dell'antitumorale. In Italia, come nel resto del mondo, questi composti hanno contribuito a migliorare significativamente la prognosi e la qualità della vita dei pazienti affetti da HIV, epatite C e alcuni tipi di cancro. La ricerca continua a sviluppare nuovi inibitori delle proteasi con maggiore efficacia e selettività per il trattamento di altre malattie associate all'attività delle proteasi.

Farmaci contenenti principio attivo Inibitori delle proteasi