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Farmaci contenenti principio attivo Immunoglobulina anti-epatite B

L'immunoglobulina anti-epatite B (HBIG) è un prodotto derivato dal plasma umano che contiene anticorpi specifici contro il virus dell'epatite B (HBV). Questa sostanza viene utilizzata per prevenire l'infezione da HBV in individui a rischio, come ad esempio coloro che sono stati esposti al virus attraverso il contatto con sangue infetto o altri fluidi corporei. In Italia, l'epatite B è una malattia ancora presente e rappresenta un problema di salute pubblica, sebbene la sua incidenza sia in costante diminuzione grazie alle campagne di vaccinazione e alle misure preventive adottate.

L'HBIG agisce legandosi al virus dell'epatite B e neutralizzandolo, impedendo così al virus di entrare nelle cellule del fegato e di replicarsi. Questo processo aiuta a ridurre il rischio di sviluppare l'epatite B acuta, una condizione potenzialmente grave che può causare danni al fegato e portare a complicazioni come cirrosi epatica o carcinoma epatico.

In Italia, secondo i dati del Ministero della Salute, nel 2019 sono stati segnalati 1.115 casi di epatite B acuta, con un tasso di incidenza pari a 1,8 casi per 100.000 abitanti. La maggior parte dei casi si verifica tra gli adulti giovani e in età lavorativa, mentre l'incidenza tra i bambini è molto bassa grazie all'introduzione del vaccino anti-epatite B nel calendario vaccinale nazionale nel 1991.

L'HBIG viene somministrato per via intramuscolare, solitamente nel gluteo o nella coscia, e il dosaggio varia a seconda dell'età e del peso del paziente. La somministrazione deve avvenire il più presto possibile dopo l'esposizione al virus, preferibilmente entro 24 ore. Tuttavia, l'efficacia dell'HBIG può essere mantenuta fino a 7 giorni dopo l'esposizione.

Oltre alla profilassi post-esposizione, l'HBIG viene utilizzata anche in altre situazioni a rischio di infezione da HBV. Ad esempio, viene somministrata ai neonati nati da madri affette da epatite B cronica per ridurre il rischio di trasmissione verticale del virus. Inoltre, può essere impiegata nei pazienti sottoposti a trapianto di fegato per prevenire la reinfezione del nuovo organo.

L'utilizzo dell'immunoglobulina anti-epatite B è generalmente sicuro e ben tollerato dalla maggior parte dei pazienti. Tuttavia, come con qualsiasi prodotto derivato dal plasma umano, esiste un rischio teorico di trasmissione di agenti infettivi o reazioni allergiche gravi. I possibili effetti collaterali includono dolore e gonfiore nel sito di iniezione, febbre, malessere generale e reazioni allergiche.

È importante notare che l'HBIG non fornisce una protezione a lungo termine contro l'infezione da HBV; pertanto, è fondamentale che le persone a rischio ricevano anche il vaccino anti-epatite B. La combinazione di HBIG e vaccino offre una protezione ottimale contro l'infezione da HBV e contribuisce a ridurre ulteriormente l'incidenza dell'epatite B in Italia.

In conclusione, l'immunoglobulina anti-epatite B è un farmaco efficace nella prevenzione dell'infezione da HBV in situazioni ad alto rischio. Grazie all'utilizzo combinato di HBIG e vaccino anti-epatite B, si è registrata una diminuzione significativa dei casi di epatite B acuta in Italia negli ultimi anni. Tuttavia, è fondamentale continuare a promuovere la vaccinazione e adottare misure preventive per mantenere bassa l'incidenza dell'epatite B nel Paese.

Farmaci contenenti principio attivo Immunoglobulina anti-epatite B