Il brigatinib è un principio attivo appartenente alla classe dei farmaci noti come inibitori delle chinasi. Questi farmaci agiscono bloccando l'attività di specifiche proteine chiamate chinasi, che sono coinvolte nella crescita e nella diffusione delle cellule tumorali. In particolare, il brigatinib è un inibitore dell'anaplastic lymphoma kinase (ALK) e del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR). La sua azione mirata permette di contrastare la proliferazione delle cellule cancerose e di ridurre la progressione della malattia.
Il brigatinib è stato approvato dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) nel 2018 per il trattamento dei pazienti adulti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) ALK-positivo in fase avanzata, precedentemente trattati con crizotinib. Il NSCLC rappresenta circa l'85% dei casi di cancro al polmone ed è una delle principali cause di morte per tumore in Italia.
In Italia, si stima che ogni anno vengano diagnosticati circa 42.000 nuovi casi di tumore al polmone, con una mortalità annuale superiore a 35.000 persone. Tra questi pazienti, si calcola che circa il 3-5% presenti una mutazione ALK-positiva nel NSCLC.
Il brigatinib agisce selettivamente sulle cellule tumorali ALK-positive, bloccando la trasmissione dei segnali che promuovono la loro crescita e divisione. Ciò determina un rallentamento della progressione del tumore e, in alcuni casi, una riduzione delle dimensioni del tumore stesso. Inoltre, il brigatinib ha dimostrato di essere efficace anche nel trattamento delle metastasi cerebrali, che sono una complicanza comune nei pazienti con NSCLC ALK-positivo.
L'efficacia e la sicurezza del brigatinib sono state valutate in diversi studi clinici. Uno dei principali studi è stato l'ALTA (ALK in Lung Cancer Trial of AP26113), uno studio di fase 2 che ha coinvolto 222 pazienti con NSCLC ALK-positivo avanzato precedentemente trattati con crizotinib. I risultati hanno mostrato che il brigatinib ha determinato un tasso di risposta globale (ORR) del 54% e un tempo mediano di sopravvivenza libera da progressione (PFS) di 12,9 mesi.
Il profilo di sicurezza del brigatinib è risultato generalmente accettabile, con gli effetti collaterali più comuni riportati nei pazienti trattati comprendenti nausea, diarrea, affaticamento e tosse. Tuttavia, alcuni pazienti possono manifestare effetti avversi più gravi come ipertensione polmonare o insufficienza cardiaca. Pertanto, è importante che i medici monitorino attentamente i pazienti durante il trattamento con brigatinib per identificare tempestivamente eventuali problemi e gestirli adeguatamente.
Il brigatinib viene somministrato per via orale sotto forma di compresse da assumere una volta al giorno. La dose raccomandata è di 90 mg al giorno per i primi 7 giorni, seguita da un aumento a 180 mg al giorno. Il trattamento deve essere continuato fino alla progressione della malattia o all'insorgenza di effetti collaterali inaccettabili.
In conclusione, il brigatinib rappresenta una valida opzione terapeutica per i pazienti adulti affetti da NSCLC ALK-positivo in fase avanzata precedentemente trattati con crizotinib. Grazie alla sua azione mirata e selettiva sulle cellule tumorali, il brigatinib può contribuire a migliorare la prognosi e la qualità di vita dei pazienti affetti da questa forma aggressiva di cancro al polmone. Tuttavia, è fondamentale che i medici monitorino attentamente l'andamento del trattamento e gli effetti collaterali per garantire la sicurezza e l'efficacia del farmaco nel singolo paziente.